domenica 16 luglio 2017

Malaysia 38 - Il sultanato di Brunei


La moschea di Omar



La costa del Brunei
Se sei un maledetto turista perseguitato dalla fretta e dalla necessità di arrivare all'ora tale e di correre perché l'aereo parte all'ora tal altra, saranno pure affari tuoi, ma non lamentarti se la sveglia è alle 4 del mattino e il taxi notturno ti aspetta davanti alla porta dell'ostello alle 4:30. Va già bene che è puntuale. E' la maledizione dell'aver quei tanti (pochi) giorni a disposizione per poter poi avere il rammarico continuo di dire: ah se avessi avuto una settimana in più. Allora fai il viaggiatore senza obbligo di orari e gira il mondo fermandoti fino a quando il tuo cuore e la tua mente (e anche il tuo portafoglio) non ti dicono che è ora di andare e smettila di lamentarti. Insomma se hai deciso di dedicare al sultanato del Brunei un solo giorno, devi fare i salti mortali, ma se po' fa'. Dunque, salutata la sera prima l'inquietante gestora del nostro ricovero per la notte e dopo aver goduto per l'ennesima volta della fiera della grigliata di pesce del Top Spot, uno dei punti chiave di Kuching che nessuno deve perdersi, mi raccomando se siete da quelle parti non perdetevela per davvero, eccoci dunque correre nella tenebra verso l'aeroporto dove già alle 6:00 il nostro bell'aereo rulla sulla pista per arrivare a Miri sul confine del Sarawak in soli tre quarti d'ora. Fuori della hall di arrivo aspetta già Hong, il cinese dall'occhio solo, il nostro Caronte col motore acceso.


Un centro commerciale
La strada per arrivare al confine di stato non è molta anche se un po' piena di dossi salterini, tuttavia vedi subito che sei in un paese piuttosto evoluto, dove la mano nera dell'idrocarburo sparge soldini dall'alto e in fondo anche se in misura diversa, ce n'è per tutti. Alla dogana, il controllo è solo formale e ci pensa Hong a portare i documenti nell'ufficio, da cui non emerge nessuno, insomma una frontiera senza particolari patemi e poi via sulla bella strada che porta direttamente lungo il mare fino alla capitale Bandar Seri Megawan in una ottantina di chilometri. In fondo questop Brunei è davvero di un minuscolo staterello di poco più di 5000 km2, dalla geografia del tutto simile al Borneo malese che lo circonda completamente, tuttavia l'interesse di una visita sia pur veloce, risiede nel fatto che si tratta di una monarchia assoluta, che ha imposto una dirittura islamica piuttosto rigida, a quanto si dice, praticamente seduta su un enorme barile di petrolio, cosa che ne fa uno degli stati più ricchi procapite del mondo. E'chiaro che come nei vari emirati dall'analoga economia, i profitti non sono ripartiti in parti uguali, tuttavia si nota che il paese è in generale ricco e che per lo meno una buona parte della popolazione beneficia a strascico della ricaduta. Prima di arrivare alla capitale, percorri una spiaggia praticamente infinita, dove le uniche presenze sono date dai compound che sorgono nelle aree di estrazione.


Museo all'aperto del petrolio
Vicino ad una c'è persino una sorta di museo all'aperto sul tema dell'oro nero, aperto in occasione del 75° anno dalla prima estrazione, nel 1929. Qui, in un giardino all'inglese, assolutamente incongruo ma piacevole, puoi vedere tutte le vecchie pompe di estrazione, i macchinari per scavare i pozzi, le incastellature in fronte ad una vecchia piattaforma a poche centinaia di metri dalla costa. Il mare ha l'onda lunga che piace ai surfisti, pare che ne arrivino diversi dalla vicina Australia, ma è completamente deserto e a tua disposizione. In fondo il petrolio se anche c'è non si nota. La capitale invece è abbastanza affollata di gente, anche se non con le concentrazioni di folla a cui ti abituano le metropoli asiatiche, in fondo qui siamo sui 300.000 abitanti, più della metà di quanti vivono nel sultanato, un paesotto se la confrontiamo alle città di questa parte del mondo. Per la verità girando per le strade non si nota, anche se non si può certo giudicare da poche occhiate superficiali, tutta la raccontata pressione religiosa islamica. Una buona percentuale di donne girano senza nessun tipo di velo e sono rarissimi quelli più coprenti, tipo i niqab neri che scoprono solo gli occhi, comuni invece nella penisola araba. Di norma circolano solo i foularoni colorati malaisiani, mentre moltissime signore guidano da sole, potenti suv. Vero è che in effetti solo poco più del 60% della popolazione è mussulmana, gli altri sono buddhisti e cattolici delle varie specie e una piccola parte, le tribù originarie, ancora animiste.


In centro

Vicino al grande giardino del centro c'è la Chiesa Cattolica dell'Assunzione e la statistica dice che i battezzati nel paese sono circa 20.000 (circa il 5%), negli ultimi venti anni con pochissima oscillazione e questa minoranza pare poter vivere la propria fede in casa e nei luoghi di culto delle tre parrocchie del paese, liberamente. Per  quanto riguarda poi il primo colpo d'occhio la città appare piuttosto ricca ed ordinata, anche senza le esagerate costruzioni che le ricchezze improvvise di certi paesi simili hanno consentito. Niente grattacieli futuristi, ma molti centri commerciali modernissimi, giardini e parchi, case e palazzi di nuova costruzione. Certo non c'è quasi nulla in giro che appaia più vecchio di 50 anni. Sul fiume che attraversa la città prima di sfociare in mare, è stata mantenuta il vecchio agglomerato su palafitte che costituiva il reale volto di tutto il Borneo prima dell'arrivo della modernità. Qui infatti, come in tutto il resto dell'isola, che rimane comunque la terza del mondo come dimensione, vivevano le diverse tribù dei Dayaki del mare, in moltissimi piccoli insediamenti sulle rive dei fiumi, un popolo palafitticolo che estendeva le proprie costruzioni per larghi spazi anche sul mare. Oggi a Brunei questa parte della città rimane più come folklore che per altro e costituisce una attrazione turistica, mentre in molte altre parti dell'isola, come nel Sabah, rappresenta ancora spesso la vita normale per una vasta parte della popolazione.

Il palazzo dei regali
Girando per la città, la sensazione è che il Sultano voglia mostrare il volto di un potere amico del popolo che in parte può beneficiare delle ricchezze di cui gode il paese. Molti privilegi sono rivolti a chi ha la cittadinanza, come lavori protetti dalla cappa statale, pensioni, carburanti a prezzi nominali (la benzina costa circa mezzo euro) e tassazione quasi nulla, quindi apparentemente la gente non ha motivi per lametarsi e la sharya non sembra applicata con il rigore che conosciamo, anche se su tutto il territorio del sultanato non si può fumare e vige l'assoluto divieto alcoolico. In un grande palazzo del centro il Sultano esibisce quella che vorrebbe essere il volto del paese, con molte memorabilia della famiglia, la portantina dorata su cui viene portato in parata durante la festa nazionale, i tanti regali che le delegazioni straniere in visita hanno portato in dono, non per niente si chiama il Palazzo dei Regali. Insomma una vetrina pubblica, che contrasta con la impossibilità di vedere e anche di avvicinarsi al palazzo reale, ben nascosto in un grande parco, dove i sudditi sono ammessi solo in occasione delle festività nazionali, che dicono essere di sette piani, cinque dei quali adibiti a garage delle, pare, oltre 2000 Ferrari e altre auto di lusso di cui il Sultano è grande collezionista. Il giro della città offre anche la visita della bella moschea bianca di Omar Ali Saifuddin, progetto dell'architetto italiano Nolli.


La moschea Asr Hassanil
Questa moschea è una delle più belle del sudest asiatico, posta in mezzo ad un lago artificiale e che unisce stili moghul e rinascimentali italiani alle più classiche note islamiche, con una grande profusione di marmo candido e la cupola interamente rivestita di oro puro, visibile da ogni parte della città. Dalla grande copia in marmo della antica barca del sultano che le le fa da sipario, il colpo d'occhio è notevole. Altra costruzione decisamente notevole è la moschea Jame'Asr Hassanil Bolkiah, appena fuori città, che fa spiccare in una serie infinita di giardinetti deliziosi, fontane gorgoglianti, cortili verdeggianti e splendide maioliche che rivestono tutto l'edificio, le sue 29 cupole dorate. Passeggiare attraverso tutta questa bellezza, illustra bene l'amore dell'Islam per i giochi d'acqua, considerata anche qui un vero e proprio elemento architettonico, come dimostrano mille esempi dall'Andalusia, al Medio Oriente, al subcontinente indiano. Però il potere costituito ha voluto anche dare una dimostrazione di cosa può fare la ricchezza, quando non si bada a spese e quindi diventa attrazione turistica a cui vengono condotti in visita quanti arrivano da queste parti, il famoso Hotel Empire, fiore all'occhiello del paese che vorrebbe mostrare al mondo, con questa location, che comprende anche country club e golf, cosa sipuò fare coi soldi.


La hall dell'hotel Empire
Autoclassificatosi a sette stelle, l'albergo è effettivamente impressionante per le dimensioni e la ricchezza delle aree comuni visitabili, come la hall di ingresso che occupa cinque piani, con spazi enormi, scalinate, profusioni di marmi preziosi di ogni colore, vetrate colossali che mostrano il grande parco, con le piscine e l'accesso sul mare. Insomma una roba da veri ricchi, se si include losconfinato parco dove ha sede un famoso campo da golf, basta dare un'occhiata ai bagni della reception dove vieni inondato da orchidee. In realtà bisognerebbe vedere bene cosa c'è dietro la porta delle camere, per lo meno a leggere le terrificanti recensioni di molti che hanno soggiornato in questo hotel, il cui costo per la camera standard, ha continuato a scendere nel tempo con una progressione preoccupante e sospetta. Partita da circa 600 euro a notte, oggi la trovi a circa 180, ma pare che spesso ci siano offertacce che scendono fino a 70/80 per poter riempire le camere, anche con la un tempo invisa clientela locale, mentre molte critiche si appuntano sul servizio, da quando è stato completamente sostituito lo staff straniero e professionale (filippini, ecc.) con l'obbligo di utilizzare solo mano d'opera locale statalizzata. Bisognerebbe provare, io non posso dirvi di più, se vi capita fatemi sapere. Intanto direi di tornare rapidamente a Miri, salutare il nostro Hong Occhio fino, appena in tempo per saltare sull'aereo per Kota Kinabalu. Altri esotismi salgariani ci aspettano.

Un cortile della moschea 


SURVIVAL KIT

Le vetrate dell'Hotel Empire
Brunei - Se volete avere l'opportunità di aggiungere questo piccolissimo stato alla collezione dei paesi visitati, lo potrete fare facilmente durante un viaggio nel Borneo malese, grazie alla capillarità delle compagnie aere lowcost che volano da queste parti. Per un soggiorno lungo, considerate che oltre alla capitale esauribile in un giorno, si possono visitare gli ambienti naturali delle foreste dell'interno, che sono della stessa tipologia di quelle che vedrete nel Sabah o nel Sarawak. Oltre a questo rimane il soggiorno marino, che è sempre valido per tutta l'isola. Rimanendo alla soluzione della visita in giornata, vi suggerisco la seguente opzione. Partenza molto presto da Khuching, dopo aver prenotato un taxi notturno per l'aeroporto (45 Myr). Di qui tra le 6 e le 7, sia Malaysian Airlains che Air Asia volano a Miri in meno di un'oretta. Io con la prima ho speso 140 Myr, con 20 kg di bagaglio e panino immangiabile, ma obbligatorio se vuoi il bagaglio in stiva. Di qui, io ho prenotato dall'Italia, ma si può fare anche facilmente in loco, un giro di tutta la giornata al costo di 350 Myr per macchina, autista e pranzo per 4/6 persone. Calcolando circa 2/3 ore di viaggio tra andata e ritorno, ti rimangono almeno 6/7 ore per vedere tutto quello che c'è da vedere e tornare alle 18:00 a Miri per l'aereo Air Asia delle 20:45 che con 120 Myr (sempre con sovrapprezzo bagaglio in stiva e panino, immangiabile come il primo) in un'ora ti porta a Kota Kinabalu per procedere al giro del Sabah. Giornata piena ma fattibilissima.






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