mercoledì 18 maggio 2022

Un tour d'Italie 6


Il gallo nero - Greve in Chianti


Sotto la vigile presenza di una grande statua bronzea di un conturbante realismo che domina la piazza di Greve (non preoccupatevi, non si tratta di un Manneken piss sovradimensionato), si torna al parcheggio appena in tempo per evitare il controllore degli scontrini che si aggira tra le auto con occhio rapace. Da queste parti anche i più minuscoli paesini, comprensibilmente, dato il gran numero di visitatori e gli spazi ridottissimi tra le case nei reticoli medioevali, si sono organizzati rendndo il parcheggio un ulteriore sistema per incassare soldi e pagare qualche stipendio in più per i controllori. Le multe giustamente fioccano, per cui stay tuned, se dovete parcheggiare. Intanto ci si trasferisce con un saltino di qualche chilometro per salire al borgo fortificato di Montefioralle, una chicca imperdibile di questa area. Il piccolo abitato e aggrappato alla cima di un colle che domina la valle e le poche case che delimitano vie acciottolate di pietra, sono tutte addossate al castelluccio che ne chiosa la cima. In questa stagione, quasi nessuno gira per il paese e sentirete solo il rumore dei vostri passi, mentre ne percorrerete i cammini che circolarmente si avvicinano al portone chiuso del palazzone che dovrebbe ospitare una struttura alberghiera, almeno credo. Nei rari spazi tra le case, potrete buttare l'occhio attorno e di nuovo innamorarvi di questo spettacolare paesaggio che ondeggia tra vigneti e ulivi. Le macchie gialle della colza incipiente chiazzano le tante tonalità di verdi e arricchiscono questa tavolozza già mirabile. Ma è giunta l'ora dunque di entrare a piedi iuniti nell'argomento principe che in ogni dove, in ogni simbolo, in ogni spazio, domina il Chianti ed in particolare questa ristretta area del Chianti classico. 

Sua maestà il vino, sul quale dovremo pur spendere due parole, visto che ci siamo venuti quasi apposta, pur da poveri incompetenti, ma desiderosi di imparare, di testare, di assaggiare, di gustare, di andare a fondo in questa materia che, ohibò, ci appartiene assai come italiani e che ci serve moltissimo a sbarcare il lunario nel mondo, aiutando a risolvere quella esangue bilancia dei pagamenti col suo export. Dunque il Chianti classico con il suo simbolo arcinoto del Gallo nesro, fa buona mostra di sé dappertutto, insegne, statue, illustrazioni e l'unicità di intenti con cui si mostra in ogni dove è dimostrazione di efficiente politica di marketing, modus operandi non solo necessario, ma direi obbligatorio nel moderno mondo commerciale. Possiamo dire che proprio il Chianti ed i suoi produttori sono stati tra i primi, se non proprio i primi in assoluto a capire la vitale importanza di travalicare la realtà locale e mandare nel mondo messaggi di unicità e di identificazione di una certo standard di qualità che, se continuamente sottolineato, diventa un must che verrà poi sempre dato per scontato. E questo avviene da decenni ed ha trascinato dietro di sé, tutto il resto del vino italiano che prima era settore assolutamente negletto a rimorchio (ultimo) della Francia. Pensate che il primo gruppo di produttori che si riunì a Radda per formare un consorzio a difesa di questo vino, lo fece nel 1924! Marchio e garanzia di qualità, significano anche benefici sui prezzi ai produttori che vanno a godimento di tutti, territorio compreso. Infatti subito dopo sono cominciati gli arrivi di acquirenti di immobili e di terreni ed il turismo di massa che ha pompato, ingiustamente, ma con logica, anche gli immeritevoli o quelli che alla qualità altrui vanno dietro e ci marciano. 

Ma questo è nella logica delle cose, sta a noi non seguire l'onda con l'anello al naso, ma saper distinguere il grano dal loglio, per non farci prendere per il c. Il Chianti è quindi per questo, il vino italiano più famoso e consumato al mondo. Il suo classico fiasco, ha identificato la più stereotipata trattoria con le tovaglie dai quadretti rossi, che trovate in ogni iconografia cinematografica universale a partire da Lilli e il vagabondo. E le sue icone: il Gallo nero o il vecchio e ormai credo quasi scomparso Putto. Meglio che prima di partire, dunque, vi facciate un'infarinatura di base sulle varie denominazioni DOC e DOCG, delle sette sotto zone e del disciplinare, che non starò qui a compitarvi, tanto trovate tutto facilmente sul web. Uno dei motivi di questo successo mondiale è ovviamente perché si tratta di un vino dalle caratteristiche che si sono riuscite a mantenere valide, costanti e di grande qualità, che riesce a valorizzare attraverso un  insieme di cura del territorio, pratica agronomica, caratteristiche intrinseche delle uve e non ultima, una tecnologia enologica aggiornata secondo i canoni  più moderni. Ricordatevi che il vino si fa soprattutto in cantina e lasciate perdere le scemenze propalate da immagini di vecchi contadini dalle mani callose e ragazze dalle gonne svolazzanti e polpacci scoperti che pestano l'uva nelle vecchie bigonce mezze marce, codeste son scemenze valide per programmi televisivi da quattro soldi. 

Il vino vero e migliore, si fa con uve di qualità, prodotte e raccolte secondo corrette pratiche agronomiche e con attrezzature di cantina moderne ed efficienti, fatte di acciaio, di botti di ottimi legni, di pigiatrici soffici, di atmosfere controllate, di cure enologiche assidue e scientifiche. Poi penseremo al marketing ed alle foto adatte a pubblicizzare il prodotto con le fronti rugose e le mani piene di calli. D'altra parte il territorio lo vedi da te, qui intorno alle balze che scendono dal castello di Montefioralle verso il basso con i filari dei vigneti ancor quasi nudi in questa stagione con le ordinate disposizioni ad archetto toscano, un derivato del classico Guyot. E' per la stragrande maggioranza Sangiovese, la varietà basica di quasi tutti i vini neri toscani e non solo, che produrrà le eccellenze che arricchiscono l'enologia italica. Non voglio qui farvi un pistolotto di tecnica enologica, non servirebbe a gustarvi l'eventuale esperienza che programmerete da queste parti, cercate solo di provare con passione, aperti all'apprendimento e cercando, se potete di non mandar giù qualunque scemenza per gastrogonzi che vi verrà propinata, girando per le varie cantine. Ricordate che la maggioranza di quelli che vengono a zonzo da queste parti non capiscono quasi nulla di vino e sono pronti a bersi, oltre che il vino a grandi golate, qualunque cosa venga loro detta, soprattutto se accompagnatori che di norma non sono in grado di rispondere neppure ad una domanda tecnica, infarciranno le loro presentazioni con parole come biologico, green, sostenibilità, biodiversità e via andando con tutto il circo fuffologico senza il quale si ritiene non sia possibile convincere la gente. Domani magari andiamo più a fondo.

Montefioralle

SURVIVAL KIT

Montefioralle - Piccolo borgo arroccato su una collina che domina la valle a circa 5 km da Greve. Molti lo raggiungono in bici o addirittura a piedi con una bella passeggiata tra i vigneti di cui è completamente circondato. Lo troverete particolarmente affascinante se riuscirete a vederlo semideserto in un giorno non festivo e fuori stagione, specie se avvolto da brume primaverili. Circondato da vigne e cantine, non avrete difficoltà a prenotare una degustazione in una delle tante che offrono questa possibilità. Ce ne sono da tutti i prezzi a seconda dei servizi e dalla qualità offerta. Ricordatevi che qui siamo nel cuore del Gallo nero e una qualità di base è data per scontata, ma attenzione che non è tutto oro quel che riluce. Ricordatevi che in ossequio alla moda del momento diversi produttori virano al cosiddetto bio, ovviamente con un ricarico di prezzo (anche giustificato dall'aumento dei costi, non certo dalla qualità intrinseca). In generale i vari produttori spacciano anche olio.

Antica Macelleria Falorni - Greve in Chianti

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