mercoledì 11 maggio 2022

Un tour d'Italie 2

Abbazia di San Galgano


 Dicevo dunque che in Italia i prezzi sono pesanti da sostenere per i viaggiatori lowcost, ma comunque con un minimo di esigenze dovute anche all'età che avanza inesorabilmente. Inoltre questo progetto mirava anche a soddisfare la mia curiosità di misurare a braccio la situazione del gran pianto turistico pandemico e di questa ulteriore piaga che si è abbattuta sull'Europa, perché credo che il resto del mondo se ne strafreghi ampiamente, tal quale facevamo noi quando sbriciolavano le città lontane dai nostri occhi e ancor più dal nostro cuore. La direzione di questo mio itinerario (nato da eventi fortuiti) è stata dunque diretta verso sud, con una serie di tappe mirate a rendere non troppo disagevole il ticchettare del contachilometri. Infatti ho trovato particolarmente confortevole, sono i privilegi dell'età, decidere di alzarmi con tutta calma al mattino e partire verso le 9:30, macchina caricata di tutto punto e dirigermi alla volta della Toscana, tante volte indagata eppur talmente ricca di cose da verdere da trovarne sempre di nuove e stimolanti. La partenza di mezza mattina ha consentito anche di calcolare di arrivare nell'ora in cui lo stomaco comincia a borbottare, in un punto che aveva per me richiami del passato. Ricordavo infatti, nelle mie scorribande lavorative centroitaliche di essermi più volte fermato ad un comodo locale situato sulla uscita autostradale di Chiesina Uzzanese, sulla Firenze mare. Intanto ero curioso di vedere se c'era ancora e se il suo griglione a vista era sempre in funzione, come quando ci raccontavamo di quanto eravamo bravi a trovare soluzioni di contratti impossibili, attorno a quei tavoli di legno semplici da osteria toscana. 

Purtroppo di quelli che eravamo attorno a quel tavolo allora, sono rimasto solo io e questo mi dà molta tristezza, anche per quello che significa. Bene, voglio cancellare la parte negativa del ricordo per farmi coccolare solo dalle risate e dalla piacevolezza che ha il rimestare il passato per i vecchi; il ristorante c'è ancora, direi tale e quale, con gli stessi tavoli e stessa griglia, direi con lo stesso responsabile di sala dell'ultima volta, con cui ho scambiato appunto quattro chiacchiere al riguardo, in una atmosfera distesa anche se non allegrissima, dato che c'erano solo tre o quattro tavoli occupati. Gli asparagi freschi al burro e un buon cacciucchino livornese mi hanno comunque tenuto alto il morale e tenuta la barra al centro per proseguire lungo la strada, ancora lunga prima di arrivare alla meta serale. C'era appunto, prima che calasse la palpebra, il tempo per un'altra sosta premiata e la scelta era ricaduta in un primo tempo su un luogo di cui ho sentito molto parlare e visto diverse immagini impressionanti, il castello di Sammezzano a Leccio (FI) di proprietà dell'illustre Ferdinando Panciatichi Ximenez d'Aragona, che tuttavia lo tiene irrimediabilmente chiuso e mi ha detto il responsabile del comitato che se ne interessa, da me interpellato, con poche speranze per il futuro immediato. Il castello rimane quindi, a meno di occasionali aperture di un giorno (tipo giornate del Fai), chiuso alle visite ed il parco adiacente, a meno che non vogliate scavalcare la staccionata a vostro rischio e pericolo, dato che è anch'esso da decenni abbandonato a se stesso, anche. 

Quindi ho dovuto rinunciare a questo mio desiderio e ripiegare, se di ripiego si tratta, quasi mi vergogno a dirlo, sull'Abbazia di San Galgano a Chiusdino ad una trentina di chilometri da Siena. E' questa gemma isolata, uno dei pochi esempi italici, forse l'unico, di abbazia cistercense gotica sull'esempio dei grandi centri europei francesi e nordici. Il mio desiderio di vedere questo luogo, che essendo sulla via maremmana, un po' tagliato furori dagli itinerari toscani più consueti, deriva anche qui da tempi passati. Una foto impressa nella mia memoria durante le lezioni liceali di storia dell'arte e della magnificazione che ne fu fatta in quella occasione a tal punto che dopo quasi sessanta anni mi rimaneva nettissima l'immagine della purissima alzata di archi acuti, resa ancor più suggestiva da quella mancanza del tetto, rovina tuttavia parlante in mezzo ai campi verdeggianti, circondata da altre rovine e soprattutto la voglia di camminare in quel tempio aperto al cielo come un tempio antico. Che emozione! Devo dire che l'effetto mi ha ripagato completamente anche se la visione a cui mi ero preparato è stata turbata dall'assenza del prato verde all'interno della imponente navata, che è stato sostituito da un più facilmente mantenibile, ma di certo meno suggestivo e anonimo strato di ghiaietta. Essendo fuori stagione, la presenza di visitatori è assai scarsa e camminare a volte in solitaria al centro di quella grande aula vuota e scoperta con i suoi purissimi elementi architettonici che ancora si levano verso l'alto dopo quasi ottocento anni, fa un certo effetto. Spii con curiosità le tracce rimaste sui muri, le incisioni misteriose di cavalieri antichi, nomi e titoli di un passato ormai sepolto. 

Anche la bella sala capitolare e i resti del chiostro sono interessanti, ma è la sensazione che regala la passeggiata all'interno della immensa chiesa, della perfetta croce latina, delle tracce dei rosoni, degli oculi vuoti e dai pilastri potenti, ma soprattutto quell'essere sotto un cielo aperto, che immagini stellato la notte a suscitare fantasmi buoni, che ti lascia senza fiato. In alto sulla collinetta antistante, il monte Siepi, l'eremo che San Galgano avrebbe eretto qualche anno prima, anch'esso davvero interessante con la sua struttura circolare ed il particolare tetto a cono, costruito in una bella dicromia di cotto e travertino e che contiene un'altra suggestione, la famosa spada nella roccia che il Santo avrebbe infisso profondamente nella pietra dalla quale ancora oggi emerge solo l'elsa e poco più e che dovrebbe essere alla base della leggenda di re Artù. Chissà come mai finita fin qui, questa rugginosa Excalibur de noantri, che tuttavia mantiene una certa suggestione anche se seminascosta da una brutta calotta di plastica che ne impedisce le foto. All''eremo puoi arrivarci direttamente dall'abbazia attraverso l'erto sentiero che fa salire il penitente diritto sul fianco della collina, per non più di un chilometro, nel bel mezzo di un campo nel quale sta per esplodere il giallo della colza in fiore; ma io i peccati decido di scontarli in altro modo, magari nella prossima vita e quindi ho provveduto ad usare lo stradino che porta ad un comodo parcheggio di fianco alla chiesetta. Così in pace con l'anima e coi sensi la strada è proseguita verso il ricovero che mi avrebbe ospitato per qualche giorno.

La volta dell'eremo



SURVIVAL KIT

Ristorante Il trenino - Via delle rose 6 - Chiesina Uzzanese (PT) - All'interno del parco Motel delle Rose - Menù tipico toscano, con due o tre piatti del giorno e menù di griglia o pizze. Io ho provato un cacciucco ottimo e asparagi. Sul bancone frigo fanno bella mostra di sé, tagli di fiorentina invitanti (l'avevo qui mangiata anno fa). I prezzi comunque sono piuttosto cari. Comodo perché è proprio sull'uscita dell'autostrada.

Abbazia di San Galgano - Luogo imperdibile. Unico (credo) esempio di stile gotico italiano puro cistercense, la cui suggestione deriva soprattutto dal senso di abbandono dato dalle rovine adiacenti e dalla mancaza del tetto. Si visitano anche le rovine del chiostro, lo scriptorium e la sala capitolare. 9-18. 5€ (senior 4). Ampio parcheggio tra i campi, dovrete fare circa 500 m a piedi. La visita dell'eremo sulla collina è gratuita, Bell'edificio dalla particolare struttura con tracce di affreschi di Lorenzetti (molto sbiaditi) e la famosa Spada nella roccia. Si può salire in auto. 



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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hai ispirato ! Appena sarò guarita dalle mie fratture vertebrali multiple mi regalerò questo viaggio

Enrico Bo ha detto...

accidenti, ma cosa ti è successo?

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!