Chianti |
Il rumore dei passi risuona sul selciato di pietra nella sera buia e fiocamente illuminata da lampade gialle. Certo sono elettriche e questo non può ingannarti sull'eventualità di uno spaziotempo impossibile, pure in questa stagione libera dalle grandi folle estive o anche solo autunnali in concomitanza con le feste vendemmiali, il passeggio serale a Castellina in Chianti non deve essere molto diverso da quello che avveniva secoli fa, in tempo di Comuni in fiera lotta tra di loro, a commentar grida di araldi che avevano comunicato i voleri dei capitani del popolo, che probabilmente anche allora volevano aumentar le gabelle sul sale o sul macinato. Roba che oggi trovi sui giornali, per carità, ma forse lo spirito era diverso. Al governante di turno, di tanto in tanto si tagliava la testa sulla pubblica piazza, ma state certi che anche allora, dopo uno cattivo ne veniva sempre uno peggiore. O meglio, di certo allora la gente alle nove di sera era già a dormire e non si sprecavano faci o torce per illuminare inutilmente la città di notte, né la gente se andava a passeggio in cerca di quelche locanda in cui mangiare. I viaggiatori erano pochi o nulli. Qualche pellegrino sulla Francigena verso Roma che a quell'ora già ronfava il sonno dei giusti, ospitato in quelche eremo conventuale, qualche soldato di ritorno a casa ormai privo delle forze che lo avrebbero trattenuto in qualche compagnia di ventura, contractor di altri tempi che aveva finito la carriera di razziatore stupratore di città conquistate o infine, qualche raro mercante, magari allietato da qualche mala donna (chissà se anche allora c'era un passaparola, una sorta di Tripadvisor ante litteram di giudizi prestazionale), avvezzi quelli, più ad andar per mare che per terra, lungo strade infinitamente più pericolose dell'affrontar marosi mediterranei e porti di gente abituata ad accogliere foresti purché portassero danari o merci.
Anche i banditi evitavano di farsi vedere negli abitati, chè la povera gente qui aveva una sorta di difesa data dall'autorità cittadina, prima parvenza di legalità, ancorché di potere assoluto o al più di pochi, pur eletti dai censualmente o per nascita migliori. Preferivano annidarsi nel bosco che allora ricopriva gran parte delle campagne, essendo il coltivo limitato alle necessità di una popolazione modesta. Così l'andar da una città all'altra era pur sempre attività perigliosa e l'arrivo nell'abitato debitamente cinto da mura, era un approdo a porto sicuro, anche se magari predisposto a gabella alla porta di ingresso. Noi la gabella l'abbiamo comunque pagata al parcheggiar del nostro carro, sia pure al limitare della città come si conviene nella nostra era e adesso, naso all'aria, ci godiamo questa serie di antichi palazzi, quasi incongrui in un così piccolo abitato, ma significante della incontestabile importanza del luogo in tempi passati. Certo, ci fosse capitato allora non avremmo avuto l'imbarazzo di scegliere tra un così gran numero di locande e locandieri, taverne ed ostelli per viandanti dispersi tra questi colli e di sicuro quelle, poche, sarebbero state seminascoste in antri più bassi e meno nobili, accompagnate forse da fetidi odori e rumori di avvinazzati, d'altra parte chi andava allora a mangiar fuor di casa, se non per qualche festa paesana o per cerimonie di nascite e matrimoni. Al contrario adesso non solo hai l'imbarazzo della scelta, ma questi locali si sono scelti i luoghi più belli e prestigiosi, all'interno di grandi palazzi, dove un tempo al solo tentar di entrarvi, sarebbero comparsi servi a cacciar fuori l'ospite sgradito a pedate nel culo o col battito di solidi tortori.
Qui invece i saloni dei palazzi dove un tempo l'arengo locale ospitava l'infanta del valvassore o il nobile seguito del Granduca in visita ai suoi possedimenti, vengono occupate da torme di foresti che ammirano i soffitti affrescati con naso all'insù, in attesa dello sfrigolar delle griglie che han sostituito spiedi e camini e che vengano serviti pici, tartufi e vini invecchiati nelle sottostanti cantine, aperte a bella mostra e ad orgoglio del locale in cui servire a pagamento, è diventato orgoglio e mestiere d'alto rango, in luogo di vile servitù. Ed ecco allora apprezzar cuochi al lavoro per allietar la sera e nappieri col tovagliolo sul braccio a mescere Chianti, vino sincero. L'ospite improvviso dunque non più sgradito anzi assai benvenuto in quanto portatore di fiorini e in gran copia, meglio è il servizio più appunto lieviterà la conta e se ne deve prevedere, pioggia benedetta di zecchini che si moltiplicano fuori dal campo e che cambiano i tempi ed i rapporti sociali. Comunque signori miei, è un dato di fatto, non si può venir da queste bande e non conciliare la bellezza dei paesaggi, della geometria dei paesi ed il fulgore dell'opera d'arte che tutto arricchisce e trascurarne l'aspetto enogastronomico che invece ne costituisce parte inscindibile e completiva. Sarebbe come andare alle Maldive senza saper nuotare e non buttare l'occhio sotto la superficie di cristallo azzurro che pure da sola sembra ti possa un quadro di appagante bellezza. Quindi se venite da queste parti, esaminate bene, adesso ce n'è abbondante possibilità, le varie offerte e prenotatevi le più stuzzivcanti ed ambiziose, certo vi prosciugheranno la scarsella dei dobloni, ma tant'è si vive una sola volta e allora spendeteli 'sti cavolo di danari, se ne avete naturalmente. Fate girare i soldi che l'economia esangue, gode. La notte vi accoglierà benevola e la passeggiata per raggiungere il carro od i cavalli, a seconda di come siete arrivati, appena al limitare del paese, vi completerà la digestione, senza il timore di gabellieri all'uscita o peggio di ladroni avvolti nel nero tabarro.
Taverna Squarcialupi |
SURVIVAL KIT
Taverna Squarcialupi - Castellina in Chianti - Via Ferruccio 26 - Situato nella via principale nell'omonimo spettacolare palazzo del XV secolo, che include anche l'albergo, un'enoteca ed una meravigliosa cantina visitabile con una esposizione mirabile di botti e bottiglie e strumenti enologici, che dà sulle Volte medioevali, un affaccio sulla valle ed una serie di sale magnificamente addobbate. Mangerete in un ambiente che da solo vale un congruo plus di prezzo. Piatti tradizionali toscani dai sapori decisi ma ben calibrati. Non lasciatevi fuorviare od innervosire dagli ormai consueti richiami alle farine bio di grani antiche prodotte nei loro possedimenti. Fa parte del mood odierno ed è utile al marketing, quindi perdonate senza discutere inutilmente e passate oltre. Gustate invece gli sformati, i pici alla riduzione di aceto balsamico, le tagliatelle al ragù di cinghiale, i ravioli al tartufo, le carni a cottura perfetta, il peposo, gli aromi di tartufo che pervadono le sale ed i dolci ben curati. Carta dei vini apprezzabile, qualche cosa da dire sul vino di base di loro produzione, a mio parere, non al livello del resto, anche se proporzionato nel prezzo. Personale gentilissimo e professionale. Non mancate di scendere a visitare la cantina. Il prezzo è ovviamente commisurato al contorno che, come ho detto, paga non solamente quello che si mangia. Calcolate attorto ai 50 € per tre piatti se non andate sulla fiorentina che mi sembra sia sulle 75 € al kg.
La cantina |
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