lunedì 30 maggio 2022

Un tour d'Italie 10

San Giminiano

 


San Giminiano te lo godi da dentro, ma anche da fuori, come un piatto ben presentato in un ristorante davvero gourmet, da poco lontano, dove apprezzi il grumo di case con la corona di torri che puntano il cielo greve di nubi grigie e nere, gonfie di una pioggia che tarda ad arrivare anche se il suo giungere luciderà le prime foglie dei vigneti, quelle sempre apparentemente polverose degli ulivi ed i campi esausti dove i cereali faticano a levare l'esplosione di spighe che il maggio aspetta. Così resti a lungo su questo piccolo belvedere a goderti la campagna ed il panorama, un po' perché non sai staccare gli occhi da tanta bellezza, un po' perché non sono ancora le due, ora in cui avevi prenotato la degustazione in questa altra azienda molto tradizionale che non ha da mostrare investimenti milionari con cantine disegnate da archistar, e tante ce ne sono in questa Toscana che col vino ha trovato una nuova fonte di vita, ma è una piccola realtà di campagna che pure aggiungendo alla produzione questa attività para turistica, arrotonda probabilmente in maniera significativa. La scelta, tra le moltissime della zona, è caduta qui perché la degustazione riguarda principalmente la Vernaccia di S. Giminiano, di cui ci vengono proposte due versioni oltre al resto. E' un vino antico, lo cita mi sembra anche il Manzoni, come colpevole dell'ubriacatura di Don Rodrigo nella famosa notte di tregenda del capitolo XXXIII ..."c'era una vernaccia"..., che viene da un vitigno capace di produrre note complesse e minerali e come tale tra i pochi bianchi degni di invecchiamento, che dà il suo meglio nella Riserva che abbia passato almeno un annetto in botte. Anche Dante ficca nel girone dei golosi addirittura un Papa che andava pazzo per le anguille alla vernaccia, dunque una tappa obbligatoria per seguir virtute e canoscenza. 

Questa vernaccia dunque è vino che si fa apprezzare, chissà cosa ne verrebbe fuori se queste cantine avessero la possibilità di investire in attrezzature enologiche moderne come fermentatori a temperatura controllata, capaci di trattenere tutti i profumi che questa uva pregiata può fornire. Credo davvero, anche se può apparire prosopopea campanilistica, che l'enologia piemontese sia ormai un passo avanti in questo senso, basti pensare ai risultati ottenuti con vini un tempo ritenuti di qualità non eccelsa e quasi abbandonati come l'Arneis ed altri, ai quali la tecnologia di cantina ha regalato una qualità impensabile fino a pochi decenni fa. L'assaggio dell'olio, poi, corposamente fruttato, qui quasi tutti i produttori abbinano le due coltivazioni, su un buon pane toscano, aggiungono piacere alla seduta, anche perché questa mi è parsa più genuina, anche se non liberata dagli orpelli inutili e supponenti dell'ormai insopprimibile presenza di bio e altre fuffe, che oggi non è facile evitare, ma, per lo meno non ti vien fatta pesare. Il tutto conduce anche a prezzi più leggeri e consoni, la passeggiata in cantina gradevole e senza prosopopea. Insomma l'insieme ti dà quella giusta misura di gradevolezza che deve accompagnare queste cose e magari ti invoglia anche a comprare qualche cosa. Noto comunque che l'afflusso è numeroso e mentre riprendiamo il sentiero tra le vigne, nuovi arrivi parcheggiano nel praticello per prendere parte alla festa, mentre il negozietto fa fatica a distribuire cartoni e bottiglie segnale inequivocabile che tutto il meccanismo funziona.

Quindi c'è giusto il tempo di arrivare, pochi chilometri più in là a Certaldo, quasi al centro della Val d'Elsa, altra chicca imperdibile per godere dall'alto di panorami e sentori medioevali. Già dalla teleferica ti senti salire verso il cielo, all'interno delle mura poi, passata una delle antiche porte, nel reticolato ordinato e preciso di vie che portano al castello, vieni proiettato in quell'epoca quasi magica per il nostro paese, che credo abbia avuto parte importante per renderlo quello che è oggigiorno, dell'immagine di cui gode in tutto il mondo e di cui campa ancora oggi. Dalla torre della casa di Boccaccio, che vi esorto a visitare, hai un colpo d'occhio sui tetti del paese, lontano dal passeggio degli ancor pochi turisti di questo periodo, tale da fartelo sembrare ancora fuori dal tempo e dai rumori dell'oggi tumultuoso. Ti lascia il giusto tempo per pensare, per apprezzare antiche copie del Decameron, camere dove ti immagini il letterato al lavoro a scriver novelle e chissà, a darsi buon tempo con la bionda Fiammetta. Poi puoi passeggiare per le via centrale, osservare con devozione o curiosità a seconda del tuo pensare, davanti alla veneratissima teca, le spoglie di una Beata, esposte alla macabra curiosità del fedele sempre in cerca di miracoloso stupore, fino a raggiungere la sommità del Palazzo pretorio per vederne vestigia e il mirabile tabernacolo di Benozzo Gozzoli, ancora sufficientemente ben conservato per goderne la bellezza, dove i giustiziandi venivano condotti per meditare sulle loro colpe e trarne l'ultimo conforto. 

Come è buono l'uomo quando infligge anche l'ultima sofferenza con la crudele convinzione di essere sempre dalla parte del giusto. Un gesto di estrema pietà non lo nega neppure il peggior torturatore o terrorista, quando sta per trucidare il suo simile, anche se è lì pronto a vibrare il colpo con il coltello o la mannaia, figuriamoci se poi è ammantato dall'autorità conferita dal potere. All'interno del palazzo, ancora un praticello bordato di siepi, di certo in sintonia con gli Horti conclusi di quel tempo che ancora non immaginavano i geometrici splendori dei fastosi giardini all'italiana o peggio le successive quinte naturalistiche dei giardini all'inglese propri delle corti di altre dimensioni. I fasti e le grandiosità dei secoli a venire erano ancora lontani da questi pensieri paesani e già ricchi per i piccoli comuni toscani. Solo il muro antico ti separa dalla valle e dai colli circostanti, qui respiri aria antica. Si passeggia quindi volentieri per il borgo, magari gustando un gelato al vino, specialità della zona, vuoi non provarlo? Ci mancherebbe. Tanto il tempo c'è tutto per ritornare alla base e prepararsi per una sontuosa cena su altri colli circostanti che sarà pure che di solo pane non vive l'uomo, ma anche il companatico se è ben aggiustato ti aiuta andare avanti e l'uovo poché a 62°C (questa esibizione secondo me si poteva anche evitare, ma sembra sia di moda) con fonduta di caciotta allo zafferano, assolutamente sublime, ancora di più e noi, dato lo splendore e l'eleganza del luogo, sappiamo perdonare tutto, anche il vasetto con piantina che maschera un ottimo tirami su, d'altra parte è del poeta il fin la maraviglia, chi non sa far stupir vada alla striglia, come diceva il poeta.

Tiramisu

SURVIVAL KIT

Azienda San Quirico - Azienda familiare a pochi passi da S. Giminiano (3 Km) su un bel colle con vista delle torri.  Produttore di olio e vino in particolare Vernaccia di S. Giminiano e olio, su una ventina di ettari, che offre visita della cantina e diverse soluzioni di degustazione. Ovviamente tutto bio, ormai credo che senza questa credenziale, non ci si possa neanche presentare in società. La degustazione da 20 € comprende assieme a salumi e formaggi, assaggi di una vernaccia classica, una Riserva (due anni in barrique), un Chianti dei colli senesi, un vin santo e l'olio (solo prima spremitura a freddo). Ottima la riserva e anche l'olio davvero buono. Prezzi ragionevoli (i vini base 8 €, la Vernaccia riserva 14). Calcolate un'oretta.

Le barriques

Certaldo - Bel paese murato medioevale. Si accede con funicolare dal comodo parcheggio in basso o salendo a piedi ed entrando attraverso una delle tre porte ben conservate. Vedete almeno la casa del Boccaccio, il Palazzo Pretorio e la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo con la tomba di Boccaccio. Per gli amanti delle curiosità, c'è il museo del chiodo. Calcolate almeno due o tre ore.

Palazzo pretorio - Certaldo

Osteria di Fonterutoli - Spettacolare location in uno splendido borgo (da cui si vede Siena, andateci a pranzo). Ristorante decisamente elegante con attiguo castello, presenta un menù ricercato pur utilizzando materiali di base apparentememte semplici, ma trattati con cura e attenzione anche alla presentazioni, come il carciofo fritto o l'uovo poché con fonduta. Molto buoni i cappelletti di cipolla rossa. Ovviamente secondi della tradizione toscana. servizio professionale e gentile. Vini anche di produzione propria. Prezzi ovviamente adeguati al locale ma non esagerati. Questo è il menù se vi serve per orientarvi. Se invitate una signora farete la vostra bella figura.

Uovo a 62°C

 

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