La verità. Come può essere relativo questo concetto. In Rashomon, un bel film del 1950 di Kurosawa, i protagonisti danno tutti una versione differente di un feroce assassinio. Un brigante, il marito della vittima, la vittima stessa, l'oracolo appositamente interpellato per fare chiarezza, forniscono verità diverse e opposte tra di loro, ma tutte perfettamente credibili e forse addirittura tutte vere. Il relativismo, così vituperato oggi, è probabilmente l'unica soluzione corretta della multiformità dei problemi. Qual'è allora la soluzione ottimale (la verità) per l'Alitalia? Forse bisogna chiedersi per chi, senza sforzarsi di cercare la verità assoluta. Per gli italiani, meglio il fallimento per non accollarsi tutti i costi del salvataggio; per i dipendenti, meglio un accordo raffazzonato pur di salvare il posto o ammortizzatori più favorevoli; per la CAI, un ottimo affare beccandosi tutta la polpa con poco rischio e risolvendo i problemi di un'altra piccola compagnia quasi decotta; per i sindacati, una debacle in ogni caso, se fallirà sarà colpa loro, se ci sarà accordo avranno ceduto al cappio al collo dei salvatori e quindi delegittimati ulteriormente per aver rifiutato prima la migliore offerta Air France; per il governo, un successo comunque a prescindere, nel fallimento sarà colpa del sindacato ottuso e da ridimensionare ulteriormente nella futura contrattualità, nell'accordo, l'apoteosi dell'aver promesso e trovato la cordata salvatrice. L'unica cosa importante è poter controllare la maggior parte dei media per poterlo comunicare e trarre il massimo vantaggio politico. Di chi lavora, ne faremo come è sempre stato, carne di porco.
Come in Rashomon, qui dove stiamo, Callisto che ha truffato 13 miliardi di euro a qualche centinaio di migliaia di famiglie, ha fatto 103 giorni di carcere; l'Albanese che ha tentato il furto di una mucca è stato in galera 6 mesi e Abba che ha rubato tre biscotti ha lasciato la vita su un marciapiede.
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