mercoledì 17 settembre 2008

Cha


L' ideogramma cinese "cha", significa thè. E' armonioso e delicato con i tre piccoli tratti in alto che ne indicano la derivazione da "erba". Così come è bello berlo il thè in Cina, come mi hanno insegnato i miei amici Ping a Pekino quando soffia il polveroso vento dell'ovest e Nunzio nelle sere calde della baia di Hong Kong. Si prende una tavoletta thè Oolong al pomeriggio o di Pu Er alla sera e se ne rompe un pezzetto apprezzandone con cura la consistenza. Con un bel cucchiaio di osso lo si pone nella piccola teiera di cotto marrone posta su di un tavolinetto di prezioso legno rosso Hong Mu dalla base traforata per lasciare percolare l'acqua in eccesso e si versa l'acqua bollente sulle foglioline che si aprono e si distendono quasi con piacere. Il calore ne estrae gli aromi e le sostanze con calma, poi il primo thè si versa nel secondo recipiente attraverso il colino di bella ceramica colorata e infine da questo nelle piccole tazze bianche con un gesto antico e misurato. Si sollevano le tazzine e mentre si guarda con ammirazione il fumo sottile che si leva portando con sè l' aroma delicato, si portano alla bocca assaporando lentamente il liquido caldo che scalda il cuore e disseta la mente. Si ripete tutto quattro volte così che l'acqua estragga dalle foglioline tutta l'essenza e la gradevolezza che possono dare. La prima volta fragrante e delicata, la seconda più profumata e ricca, la terza forte e con nuove sensazioni, l'ultima tannica e severa quasi a volerti dire "adesso ti ho dato tutto di me". Ed ogni volta assaporando le diverse sensazioni fino al piacevole ed amarognolo retrogusto finale che ti da pace e ti dispone a parlare di cose piacevoli e serene. Tutto lentamente, con cura, senza fretta. Come consiglia il Tao, la fretta è nemica dell'uomo, lo rende aggressivo e feroce e lentamente ne uccide la mente.

Oggi però anche i Cinesi corrono, corrono sempre più velocemente, si affannano per arrivare prima a mettersi in coda davanti al MacDonald.

Li abbamo quasi fregati.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora capisco perché la giornata lavorativa tipica cinese dura 16 ore: ne passano 8 a farsi il tè

Enrico Bo ha detto...

e nelle altre 8 lo bevono ovviamente, o meglio lo bevevano, adesso cominciano a comportarsi come noi e addio Tao, come dicevo, li abbiamo fregati....
Enrico

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