lunedì 10 agosto 2009

Cervo d'agosto.

Questa mattina la pioggia batteva forte sulle lose del tetto, un ticchettio ritmato e gradevole che ti fa venir voglia di rannicchiarti meglio sotto le coperte, girarti dall’altra parte e riprendere il piacevole dormiveglia interrotto. Poi, i pesanti rintocchi del campanile proprio sopra la testa, sono proprio nove, niente da fare, anche nella ripetizione dopo cinque minuti, dicono che forse è meglio tirarsi su. Sulla piazzetta davanti a casa, alla Rosa Rossa, locanda dagli antichi trascorsi, citato anche dal De Amicis, che ha visto fermarsi nelle sue sale re e principi, le brioches si raffreddano ed è meglio non farle aspettare troppo. Assieme al denso marocchino, che qui si ostinano, chissà perché, a chiamare Collino, aprono degnamente la giornata, anche se qualche goccia scende ancora dal cielo che però mostra già un’intenzione di soleggiare. La notte è stata lunga, doveva portare ristoro ad una serata difficile, in cui, con una decina di amici, si doveva onorare uno strepitoso civèt di cervo con la polenta. I cubetti di tenera polpa frollata, avevano riposato per 24 ore in una buona bottiglia di nebbiolo d’Alba, un sereno giacere per il fiero animale di cui avevano fatto parte, assieme ad una mezza cipolla infilzata dei canonici cinque chiodi di garofano, carota e sedano, alloro ed una pioggia di bacche di ginepro. Poi, tre ore di lenta e ragionata cottura, rabboccando del vino rimasto ed un bicchiere di morbido brandy spagnolo per rifinirne l’ubriacatura, lo hanno reso degno del caldo letto di sontuosa polenta che lo attendeva per uno sposalizio di sapori ed aromi. Ne abbiamo mangiato molto per la verità, ma terminatolo, gli infami ventri, già tesi, non sono riusciti a dare regole ragionate alle gole non ancora sazie ed un vascone di altra dorata polenta che ospitava nei suoi meandri segreti almeno una buona metà in volume, di robiole e gorgonzola, sapientemente mescolate, è stato messo in tavola per terminare la funzione. Dolciumi e gelato che , si dice in Piemonte, disnàusia, ci hanno condotti al caffè ed ai distillati per preparare un sonno corposo atto a permettere al corpo di sopportare la sfida. Si dice che la polenta riempia subito, ma che poi sgonfi velocemente. Forse dipende dalla quantità. Una degna serata comunque, come sempre quando la si passa tra amici a chiacchierare amabilmente, a commentare i balli e le musiche occitane ascoltate nel pomeriggio nella festa al Forte, dove si erano alternati due gruppi con mirabili sonorità. Sì, forse da qualche giorno sono un po’ monotematico, ma da queste parti, l’Occitania è un argomento sentito, la gente ci crede, si veste in costume, balla e canta e non mi sembra, che come da altre parti, questo sia un pretesto per scivolare lungo una china sgradevole, che invece di arricchire gli altri con tradizioni passate, ne fa una scusa per incrementare odio e barriere o isolazionismi antistorici. La scritta sulla maglietta di un ragazzo del gruppo “La ramà” (davvero bravi tra l’altro, anche nei semplici suoni acustici a cui li ha obbligati l’inclemenza del tempo) mi ha rallegrato subito, recitando: “Meno ronde e più ghironde”. Mi pare un bello slogan di questi tempi.

7 commenti:

giovanna ha detto...

Ciao Enrico.
Bèh... per uno che non è sicuro che "sia una buona cosa iniziare un blog;..."
ma ne hai ben tre! L'ho scoperto ora, tutti interessanti, e..bello leggerti!
congratulazioni :-)
g

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Giovanna, il nostro ospite è alessandrino: razza infida, magari di blog ne ha altri 6 o 7 e non lo dice se non lo scopri tu. Io, che sono uomo di mondo (ho fatto il CAR a Casale Monferrato), non lo facevo notare...
W la Ciapa Rusa! Meno ronde più ghironde!

giovanna ha detto...

Pop, :-)
io, candida, ho notato... :-)
eccome no, meno ronde e più ghironde! :-)
g

Unknown ha detto...

Collino è il nome che gli hanno dato al colle del Sestrière, dove l'Occitania è poco amica del Marocco. In realtà a Fenestrelle di colle ce n'è poco quindi è abbastanza buffo chiamarlo collino, ma probabilmente anche lì preferiscono il Sestrière al Marocco... (non ronde, ma fino a un certo punto...). Al Rosmini, dove ormai si è insediata l'università e quindi vado regolarmente a fare lezione, il marocchino, ottimo, lo chiamano con orgoglio rosmino. Anche lì, come si vede, non ronde, ma...

Enrico Bo ha detto...

Cari Pop e Giovanna,
calma, i due blog paralleli, sono solo dovuti al fatto che ho pensato che i due miei argomenti di elezione Russia e Cina, potrebbero avere alcuni frequentatori interessati solo a quello e che quindi si infastidiscano che so io a leggere di ghironde o delle cronache di Surakhis, per cui sono solo un copia incolla dei post dedicati a questi temi.
per quanto riguarda la gente infida, Pop ci conosce bene, in quanto il Mandrogno (appunto l'abitante dell'alessandrina terra,terra povera e dove passavano gli eserciti) è stato sempre abituato a non opporsi alla forza superiore, ma "nascosto tra i cespugli , uscirne sol per colpire con la marra l'ultimo soldato smarrito e malato che passa, ma in testa, per non rovinar la giubba". Per il resto vi rimando al mio concittadino Eco che tra l'altro ha frequentato il mio stesso Liceo (modestamente)e da buon alessandrino lo ascrivo a mio merito, eheheh

giovanna ha detto...

Enrico :-) :-)
troppo forte!!!
Buona vacanzaaa!
g

ParkaDude ha detto...

Buon appetito!

(con rimpianto, penso che l'ultima volta che ho mangiato la polenta concia col cervo e' stata nel 1994)

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