sabato 28 novembre 2009
Giallo ambra.
Riga, decisamen-te non era una città sovietica. Il centro vecchio, molto ben conservato, con le sue piccole vie contorte, le piazzette bordate di case colorate, le guglie filanti delle chiese, insomma un colpo d'occhio molto gradevole. Passeggiare per la città ti faceva sentire in una delle tante città del nord europeo con gli scuri pomeriggi invernali ed i lampioni gialli ad illuminare ancoli antichi, selciati irregolari, facciate storiche. Qui il processo di de-sovietizzazione aveva marciato più in fretta, lo si vedeva dai molti nuovi piccoli negozi, dai locali che sorgevano come funghi, nel ristorantini che avevano preso un'intonazione mitteleuropea con orchestrine di archi e un tentativo di servizio svolto con più accuratezza. Inoltre stava accadendo una cosa che lasciò perplesso Ferox e inorridito Zhenija, molti si rifiutavano di parlare russo. Al contrario degli altri stati russi dell'impero che stolidamente cercavano solo un'indipendenza dal potere centrale, per consegnarsi alle camarille locali e sprofondare in una debolezza economica che li avrebba condotti ad un futuro di lacrime e sangue, qui la mentalità era quella della colonia che si stava affrancando da un colonizzatore, riprendendo in mano il pallino e il modus vivendi di un passato ancora recente e ben chiaro nei ricordi di molti. Già saltavano agli occhi, le nuove discriminazioni che si stavano creando, la marginalizzazione, che diventò nel futuro immediato, una vera e propria persecuzione nei fatti, verso la minoranza russa che si era lì trasferita in circa 50 anni e che si intravvedeva già bene, proprio nel rifiuto di quella che era stata la lingua ufficiale. Non a caso le tre repubbliche Baltiche furo quelle che per prime si staccarono ufficialmente a tutti gli effetti dall'impero e diedero inizio alla sua disgregazione. Anche Zhenija cominciava a capirlo e si chiedeva pieno di dubbi: - Ma allora non potrò più venire a riposare a Jurmala?- riferendosi alla lunga e bellissima spiaggia, classico luogo di vacanza sul mar Baltico, un tempo già frequentato dagli Zar, poi popolato da sanatory pieni di lavoratori meritevoli. I tempi erano maturi per un drastico cambiamento, ma Riga rimaneva sempre bella, specialmente dal mare, proprio il mare davanti a Jurmala o quello davanti all'estuario della Daugava, completamente ghiacciato per kilometri. Che sensazione strana, quella di camminare sulla banchisa nel primo pomeriggio, mentre già la luce stava scendendo e le ombre del pallidissimo sole nordico, già lunghissime, svanivano fondendosi con l'oscurità incipiente. Anche la riva era coperta di ghiaccio increspato come il mare, quasi che le onde stesse, scivolando sulla rena avessero voluto mantenere una forma che ne manteneva la memoria, quasi che il freddo avesse congelato l'idea di onda prima che quella dell' acqua. Una riva del mare in cui i cercatori scovavano l'ambra del Baltico, anche in blocchi enormi di alcuni chili, oppure in piccole gocce dall'apparenza tondeggiante ed irregolare, alcune quasi bianche e dorate come il miele di acacia, come lattiginose, altre più scure, trasparenti e traslucide come quello di castagno; qualcuna con piccole inclusioni, insetti o pagliuzza che ne accrescono il valore e la bellezza. Qui è il regno di questa resina fossilizzata e si trovavano facilmente oggetti e lavorazioni in questo materiale, così ci si poteva sfogare negli acquisti dei regalini da portare a casa prima di una gradevole cenetta a base di salmone su letto di patate e crema di gamberetti, in un piacevole ristorante, mentre un quartetto di belle signorine suonava Mozart su una piccola pedana laterale. Ma non tutto era ancora collaudato e a punto. Appena rientrati, la vendetta di Odino si abbattè su di me col martello di Thor che mi percosse duramente stomaco e ventre. Un andirivieni continuo mi costrinse per tutta la notte, ad una conoscenza biblica del water di quel pur gradevole alberghetto. Un contrappasso duro da digerire in tutti i sensi per aver troppo assaporato il ritorno alla civiltà.
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1 commento:
Naturalmente Riga adesso è bellissima, come il rsto delle repubbliche baltiche. Ma per fortuna il russo lo capiscono ancora, perchè le loro lingue sono incomprensibili e le altre le sanno proprio pochetto; qualche giovane sa malamente qualcosa di inglese e qualche anziano un po' di tedesco ma con il russo si riesce a comunicare e avendo ovviamente un accento straniero il parlar russo non risulta affatto sgradito, anzi è visto come segno di buona volontà di intendersi.
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