domenica 22 novembre 2009
Tappi colorati di blu.
Il salone della Camera di Commercio di Kiev era pieno di imprenditori seduti attorno ad un grande tavolo che ci attendevano ansiosi. In quel tempo e mi sembra di parlare del Medio Evo, non c'erano telefonini da spegnere prima di cominciare le riunioni, né computer dove mostrare i filmati, né proiettori per le presentazioni, anzi a dire il vero, non c'era neanche la luce elettrica che, durante molte ore del giorno, in Ukraina veniva sospesa per mancanza di Kuponi o Carbovanzy, come altrimenti detti dai locali, un po' come dire svanziche, ma per fortuna il salone era molto luminoso. Così lo show avveniva in modo molto artigianale, ma non per questo meno attrattivo o convincente, anzi era più un gioco da prestigiatore o meglio da giocoliere che alternava la chiacchiera, illustrando depliant patinati, all'estrazione sapiente da una specie di borsa dei miracoli, una variante del cilindro del mago, di campioni colorati e lucidissimi, magari col gioco di prestigio finale della rottura dei ponticelli del tappo con un colpo secco della mano. Sui misteri e le meraviglie dei tappi, magari vi intratterrò un'altra volta, perchè, credetemi, è un mondo affascinante. Quei pezzi di plastica, giravano allora tra le mani degli astanti che se li passavano tra la meraviglia generale, tra mugolii di approvazione o ammirazione silenziosa, alcuni con richiesta mai esaudita di trattenerne almeno uno per mostrarli ai propri uomini, a casa, con promessa di contratti sicuri, altri trattenuti e rigirati più volte, infine posati con dispiacere sul tavolo dove rimanevano a far mostra di sé prima di sparire di nuovo nel loro nascondiglio. Era soprattutto la varietà dei tappi colorati con scritte altisonanti (Coca Cola o Pepsi) o la serie dei pilfer da 60 mm (voglio vedere chi sa cosa sono) vistosamente decorati dalle marche più conosciute, oppure le chiusure di prodotti che già stavano diventando l'oscuro oggetto del desiderio come i tappi della Nutella o quelli del TicTac, a destare l'interesse degli astanti, anche di quelli che operavano in tutt'altro settore. Ma in quel momento, chi si dedicava al business da quelle parti era molto propenso ad improvvisarsi in qualunque ambito ritenesse probabile fare soldi. Poi si dava spazio al Barnum che avevamo di fronte, da cui venivano le richieste più folli. C'era tutto ed il suo contrario, quando cominciava l'esibizione dei vari numeri da baraccone. Dall'imbottigliatore di minerale, dalle proprietà miracolose, inclusa la radioattività (bassa, anche se eravamo a 90 kilometri da Cernobil) e che voleva esportare a due dollari la bottiglia, allo scienzato, un elemento quasi sempre presente, che ha brevetti straordinari da sfruttare, nel nostro caso erano cerniere artigianali di latta per finestre, più un trattamento al laser indurente per il legno tenero al fine di farlo diventare come il miglior noce. Un'altra volta uno aveva proposto un trattamento per far diventare cristallo di rocca il vetraccio. Questa era una costante sovietica, pietre filosofali per trasformare la merda in oro, una ricerca continua ma pervicace che ci inseguì per anni e da cui, ogni volta sfuggivamo a fatica. In mezzo, tutta una serie di proposte che avevano una sola cosa in comune: se avessero avuto soldi, anzi dollari, chè di inutili Carbovanzy ne avevano a palate, avrebbero comprato qualunque cosa, ma siccome per il momento non avevano che le idee, offrivano società miste di ogni tipo, purchè noi si mettesse il grano e loro la fuffa. Quando ce ne andammo, Valery era molto demoralizzato, cominciava a capire che, se quello era il Gotha dell'imprenditoria di Kiev, le sue provvigioni erano ancora molto lontane a formarsi e si stringeva, sempre più ingobbito, alla biondona che gli portava la cartelletta. Quando scoprimmo che da tre giorni non mangiavano, facemmo sosta in una stalovaija puzzolente, dove fecero il pieno, mentre il morale risaliva a poco a poco. Tornando in albergo ci fermammo a Sant'Andrea, un gioiello con tutte le sfumature dell'azzurro come i tappi del mio campionario, dagli spigoli bordati d'oro zecchino che spuntava dal bianco su una piccola collina. La salita che mi conduceva ai gradini di marmo era un po' un pellegrinaggio espiativo per la giornata perduta. Il rumore scrocchiante delle suole sulla neve, accompagnò come un mantra il mio ansimare di obeso incipiente, mentre il fiato umido si rapprendeva in ghiaccioli duri intorno alla bocca. E' certamente vero che la bellezza salva il mondo. Tornai in albergo sereno. Da Mosca era arrivato Ferox, che mi aspettava in camera febbricitante, in preda ad una intossicazione, in un andirivieni continuo tra water e vomito.
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6 commenti:
Enrico,
un saluto caro.
Sempre ...magistrale nel tuo narrare!
g
Maldido, ho dovuto fare una ricerca per capire che cosa sono i pilfer (come verbo inglese vuol dire rubacchiare, come sostantivo è una chiusura con linguetta in alluminio). Si usano per i medicinali, come le pillole che hai dovuto dare a Ferox, da cui il nome: Pil(ls) (for) Fer(ox).
non sempre gli affari vanno per il verso giusto....se poi in realtà più che affari...tentano di darla a bere...bè c'è poco da trattare ;-))
nonono caro Pop. quelli a cui tu fai riferimento sono delle infami chiusure da poco prezzo che i russi chiamavano "marinarette" e andavano sulla vodka da tre rubli. I pilfer sono bei tappi di alluminio imbutiti (ehehehe) a vite , tipo quelli del vermouth o dell'olio, con apposito anello di sicurezza ottenuto per taglio e relativi ponticelli. Quelli da 60 mm sono i re dei pilfer che solo i whisky più pregiati si permettono. Quelli che non usano il tappo Guala ovviamente. Caro mio, la tappologia è una scienza esatta e non è sufficiente un corso di studi universitario. Vero Ferox?
Bello! Hai la stoffa del narratore. Riconfermo il suggerimento lasciato nel commento a "Cupole dorate". Suggerimento che come ho constatato è caduto su un terreno fertile:)
annarita
Se qualcuno è interessato a un viaggio a Kiev, vi consiglio di prenotare in alberghi Kiev con servizio di prenotazione online
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