lunedì 16 novembre 2009
Libiamo ne' lieti calici.
Kharkhov era allora una città sonnecchiosa. Noi la attraversavamo con una traballante Zhigulì bianca, passando sotto le cupole delle tante chiese ortodosse, tutte rigorosamente aperte e frequentatissime, accompagnati dal frenetico concerto dei colpi di tosse di Alexiej, più gravi e catarrosi e quelli più secchi e frequenti di Zhenija, che però, assicurandomi che si trattava di broncopolmonite, ma in forma lieve e che quindi stava benissimo ed era perfettamente efficiente, manifestava una insolità allegria nel constatare il degrado economico e di qualità di vita che ci circondava. Il fatto che gli chiedessero rubli al posto dei cuponi lo metteva di buonumore, una rivincita netta del suo status di russo così compromessa dal disfacimento dell'URSS che si avvertiva ogni giorno di più. Passammo in un supermercato, una mia fissa, quando sono in un posto che non conosco. E' sorprendente quante cose si capiscono della situazione di un paese, nei luoghi di commercio, guardando le pubblicità in TV o semplicemente osservando le vetrine dei negozi. Comprai tre rasoi elettrici per un totale di quattro dollari, utilizzando lo spread tra la velocità dell'inflazione e la lentezza della burokratija sovietica nell'aggiornamento dei prezzi, mentre le commesse mi blandivano in quanto italiano. Si era già sfruttata questa opportunità a Teberda quando per un dollaro ci eravamo comprata l'opera completa di Majakovsky, rilegata in nero, per Stefi, lasciando per probabile mancato utilizzo, delle belle mazze da hokey che venivano via a 20 cents cadauna. Altro che derivati. Il nostro ossuto Caronte per tre giorni, ci traghettò da un incontro all'altro, tutti con una caratteristica comune, la più totale e completa mancanza di soldi veri. C'era evidentemente, un notevole fermento di iniziative commerciali, con nomi fantasiosi come il grossista "O la borsa o la vita" o la gioielleria Ukranian Beauty ed anche le fabbriche come quella dei rasoi di cui ho già parlato o gli inscatolatori di interiora di pesce macinate e colorate di nero a simulare malamente un improbabile caviale. Erano tutti convinti che il commercio fosse una fonte miracolosa di montagne di dollari. Se era considerato un criminoso mezzo di arricchimento fino a pochi anni prima, significava che bastava aprire una attività commerciale per vedersi piovere addosso cascate di denaro facile. Ognuno che aprisse una rivendita di cioccolata o di televisori era certo, in qualche mese, di poter aprire una banca, perchè anche lì era chiaro che così sarebbero poi arrivati i soldi veri. Ma la realtà è sempre un po' più dura e complessa. Ad esempio alla fabbrica di gioielleria dove si contava di piazzare un ordine di scatolette, si accorsero che queste costavano più dei "gioielli" stessi e così ce ne andammo anche da lì sperando in un futuro migliore. La zhiguly esalò l'ultimo respiro e contemporaneamente bucò squarciando una delle gomme, liscia come la pelle di un neonato. Attraversammo allora il Gorky park a piedi nella neve poco profonda, calpestando le tracce lasciate dagli sci di fondo che percorrevano i lunghi viali di alberi carichi di bianco. Si sentivano solo le nostre risate ed i colpi di tosse dei malati che arrancavano con fatica. La luce gialla e bassa dei lampioni rischiaravano un poco l'oscurità del pomeriggio invernale, ma per la serata Alexiej ci aveva preparato un coup de théatre in senso letterale, infatti, preso il filobus di ordinanza, eccoci davanti all'Opera dove si rappresentava la Traviata. Che bello vedere la gente di un paese dove mancano anche i soldi per riscaldare le case, che non rinuncia comunque alla cultura, che non pensa solo ad aprire rivendite, a scambiare soldi, ma si veste nella maniera più elegante che gli consente la situazione e si siede nelle poltrone di un teatro, ascoltando con con commozione e applaudendo senza riserve. Anche i calici che l'ukraino stretto aveva trasfomato in bakaly erano levati al cielo tra le dorature dei palchi liberty. Fuori la notte era ormai fredda e gelata.
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1 commento:
Come sono piacevoli questi racconti e quanto mi piacerebbe aver vissuto anche solo un decimo di quel che narri! Il mondo è una meraviglia tutta da scoprire, non c'è che dire.Anche a me piace andare nei supermercati all'estero: è come curiosare un pò nella loro intimità
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