lunedì 4 gennaio 2010

L'astronauta.


Città del Messico è veramente enorme. Ci vogliono ore per percorrerla, per spostarsi da un lato all’altro, per vedere con calma i vari punti di interesse. Se la guardi dall’alto, ad esempio dalla terrazza della torre panamericana, senti la sua vastità sconfinata che raccoglie in questa conca quasi un terzo di tutti i messicani. Cammini per il centro, tra le vecchie case coperte di azulejos, dalle parti dell’Opera e ti sembra ancora una città a misura d’uomo, se invece ti incanali lungo le grandi vie di scorrimento, ti perdi lungo il Paseo de la reforma dove dilaga il flusso ininterrotto di mezzi, globuli impazziti che attraversano la città come linfa vitale, provocando spesso una cappa impenetrabile di nebbia caliginosa che occupa per intero la conca, avverti completamente l’anomalia di questo agglomerato innaturale e violento. Allora ti devi prendere degli spizzichi, assaggiando la città un po’ qui e un po’ là. Una volta a sentire la potenza dell’isteria religiosa, come al santuario della Virgen de Guadalupe, dove una folla di credenti scorre senza fine nella orrenda nuova basilica di cemento inaugurata dal Papa, sotto il mantello di un contadino dove la Madonna comparendo un po’ a sorpresa, è rimasta impressa miracolosamente sul mantello stesso, con giunta di una gran fioritura di rose. Sono sempre stato affascinato dai luoghi della fede, specialmente dove la credenza popolare li ha trasformati in grandi circhi del business religioso, dove la folla si raduna senza dubbi, direbbero senza se e senza ma, con una sensazione di potenza senza uguali; mi piace mescolarmi in questo flusso di fedeli che tutto crede possibile, che con poche parole o pochi cenni qualcuno può guidare, indirizzare con facilità, renderli disponibili a qualunque azione, giustificata da una volontà o da una autorizzazione superiore. Oppure i luoghi piccoli e raccolti come la casa museo di Frida Kahlo, cosparsa delle opere della sua follia lucida e disperata. Ti aggiri nelle stanze che hanno visto scorrere la sua tragedia, affastellate dai mobili barocchi, ricoperti di una grande quantità di oggetti e senti la sua presenza, la sua disperazione. Ma il vero luogo imperdibile è il Museo de antropologia. Prima di cominciare qualunque viaggio attraverso le civiltà e le culture di questa terra, è obbligatorio passare una mezza giornata in questo posto, dove sono esposti tutti i pezzi delle civiltà che hanno popolato questo paese prima di Colombo. Dopo aver percorso con attenzione queste sale, ordinate con cura per epoche e differenti culture, si ha una visione chiara che ti permette di capire le cose, quando te le troverai davanti, magari seminascoste nella jungla. Mia figlia rimase affascinata dalle grandi statue minacciose che popolavano le enormi sale, attratta ed inorridita dalle storie che si dipanavano qua e là, tra serpenti piumati e chak-mol per i sacrifici umani, tra fregi di teste geroglifiche, pietre tombali enormi, coltelli di ossidiana minacciosi, bassorilievi di processioni sacre. Una cosmogonia nuova e diversa, una astronomia perfetta, un calendario che scandisce i tempi con precisione. Ma quello che la colpì maggiormente fu la stele di Pakal, conservata all’interno di una ricostruzione della piramide di Palenque, dove fu trovata, la tomba di questo re misterioso, raccontato nei dettagli dalla storia Maya. Un tipo anomalo, questo Pakal, era alto quasi due metri, con la barbaccia rossa, la pelle chiara ed i piedi deformi, in mezzo ad una popolazione di bassotti quasi glabri e scuri. Era venuto dal cielo ed esercitava il potere con un bastone che uccideva i suoi nemici a distanza con un rombo di tuono. Strano. Strana anche la stele che lo raffigura a cavalcioni di uno strano aggeggio, si direbbe uno dei razzi spaziali di Star Wars, con tanto di cruscotto, leve e posto di guida, con tanto di fiamme che escono da dietro. Veramente curioso questo bassorilievo, la bambina ci rimase un bel po’ davanti ad apprezzarne i particolari. Comunque siamo molto vicini al 21 dicembre 2012, la data che fissa la fine definitiva del Baktun. Ci siamo quasi eh! Allora sapremo, forse.

7 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Ci arriviamo al 2012? :))

Peter Kolosimo ha detto...

Veramente interessante. Di Pakal ne parlai quarant'anni fa in un mio libro.

Enrico Bo ha detto...

@Angi - ma si tranquilla, almeno fino all'arrivo di Apophis (2025 o 2036) siamo tranquilli e forse anche dopo, ieri sul giornale ha detto che ci pensa Putin (forse con l'aiuto del suo caro amico.

@Peter - Sì sì li ho letti tutti, tranquillo.

giovanna ha detto...

Affascinante!
..devo far leggere al mio Gabri :-)

ciao Enri,
g

barni ha detto...

Per Angy: non so se ci arriviamo, ma sono sicuro che quell'anno nessuno compra i regali di Natale in anticipo, tranne Piero Angela e Margherita Hack.
Quindi, altra crisi globale dell'economia e poi, se va tutto bene, corsa agli acquisti dal 22 in poi. Pensa che casino!
Ma sti Maia, non potevano far finire il mondo a Ferragosto?

Enrico Bo ha detto...

@Giò- ce ne delle biblioteche intere su Pakal, incluso il fatto che i Maya hanno sbracato subito con Cortez perchè credevano che fossero tornati gli amici di Pakal!

@Barni - però i giorni prima sai che pacchia, per gli acquisti, prezzi in picchiata, chi sa che non mi compri un plasma da 50''

barni ha detto...

Caro Enrico, nel 2012 il plasma, anche per via dei consumi eccessivi, lo trovi solo alla Gamberina (per i non residenti, Museo delle tradizioni popolari e contadine: si consiglia la visita).
Forse gli Oled in 3D, che stanno uscendo adesso, non saranno ancora obsoleti per allora...

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