sabato 23 gennaio 2010

Oggetto misterioso 3: Marketing selettivo.

Dal mercato di Chichi, silenzioso ed inquietante, che abbiamo attraversato ieri, ci trasferiamo esattamente agli antipodi, più o meno nel centro-sud dell’ India, a Bikaner nel Karnataka, uno dei punti più a sud dove è arrivato lo splendore dell’impero Moghul. Tralasciamo gli splendidi palazzi, su cui torneremo un’altra volta e ritroviamo il nostro consueto terzetto che si aggira per un altro mercato, molto più vociante ed odoroso questa volta. Rajiv , il nostro autista, ci accompagnava passo passo, come se ci ritenesse bisognosi di tutela continua, mentre ci aggiravamo tra le bancarelle cariche all’inverosimile. Qui i venditori invitavano la folla dei passanti all’acquisto, esponendo la merce secondo le consumate leggi del marketing locale e soprattutto rivolgendo pressanti inviti all’acquisto, magnificando evidentemente la qualità e la convenienza dei prodotti offerti. Era un continuo susseguirsi di voci, di gesti che invitavano ad avvicinarsi, a scegliere, di sorrisi usati in modo sornione per coinvolgere i probabili clienti. Naturalmente, il kannada o l’hindi, sono lingue di difficile comprensione per noi, anche se la gestualità è più facilmente interpretabile, anche se Rajiv era molto disponibile a chiarirci le situazioni meno chiare. Una immagine tipica dei mercati dell’oriente è la disposizione della merce sul banco. La frutta in particolare sembra necessitare, per essere più attrattiva, di una perfetta geometria di esposizione, un look che dimostri assieme l’armonia della forma che filosoficamente non può essere disgiunta, in oriente, dalla bellezza formale ed in ultima analisi dalla qualità intrinseca. Quindi una perfetta piramide di arance, testimonierà anche della dolcezza e del gusto dei frutti offerti. Tanta perfezione e accostamento di colori, riesce a far passare in secondo piano gli odori decisi e certamente poco gradevoli che aleggiano nell’aria e anche quello che si calpesta mentre si procede tra la gente. Eravamo quasi al margine del mercato della frutta quando ci si presentò una situazione curiosa che vi propongo, a testimonianza che un bravo venditore deve conosce a fondo l’arte del commercio anche nelle sue sfaccettature mercantili più sofisticate. Passavamo infatti di fianco ad un banco completamente coperto da piramidi perfette e di diverse altezze digradanti, di mandarini enormi che avevano un aspetto assolutamente invitante. Il venditore rivolgeva a destra ed a sinistra il suo invito, ripetendo un mantra costante, ma quando vide il mio sguardo vagare come interessato sul suo prodotto e la mia mano scattare una foto, anche se distratta, pur non rivolto direttamente verso di noi, ma mantenendo lo stesso tono di voce, esplicitò la sua offerta in un comprensibile inglese, ritmata e ipnotica: - Four, one rupee; Four, one rupee; Four, one rupee.- L’offerta era allettante, data anche la bellezza golosa dei frutti, ma subito Rajiv mi informò: - Attenzione Sir (quando si gira in India, si ha sempre la sensazione di essere ricchissimi inglesi che visitano i loro lontani ed esotici domini) prima in Hindi diceva “16 per 1 rupia”- Diciamo che potremmo definirlo marketing personalizzato e commisurato ad una specifica fascia di clientela. Comprammo comunque i 16 mandarini suddetti che si rivelarono buonissimi, ma quello che mi colpì fu un banchetto appena al di là della zona della verdura, con un artigiano che produceva direttamente sul posto, mentre ingannava l’attesa dei compratori, dei bellissimi oggetti, utili in verità, che di norma vengono prodotti industrialmente e che costituiscono quindi l’oggetto misterioso di oggi. Le dimensioni sono di pochi cm. ed è perfettamente funzionante, tanto che lo utilizzammo subito nel volo che il giorno successivo ci avrebbe portato a Mumbai. Attendo spiegazioni.


7 commenti:

Anonimo ha detto...

L*******o

Martino

P.S.

Non voglio togliere il gusto agli altri, ma per una volta che so cos'è...

Angelo azzurro ha detto...

Un ferro da stiro?

Angelo azzurro ha detto...

Sorry, hai detto di pochi centrimetri... boh!Nemmeno un suggerimento?

Enrico Bo ha detto...

Mi sembra troppo facile, diciamo che è uno strumento di utilità e per gli enigmisti è un'altra cosa.

Angelo azzurro ha detto...

Non ho ancora capito...

barni ha detto...

Ci dovrei essere, ma solo grazie a Martino e alla dritta sull'enigmistica: è un LUCCHETTO?
Ma quant'era bravo il tizio a fare gli ingranaggi a mano? E quanto si faceva pagare? Come 4 (o 16) mandarini?

Enrico Bo ha detto...

Non la tiriamo in lungo. Come aveva capito subito Martino e sottolineato da Barni, si tratta di un lucchettino, utilizzabile anche per una valigia, fatto a mano mirabilmente in ottone , credo, e attualmente funzionante con la sua bella chiavetta ricavata a forza di colpi di lima. Un vero piccolo capolavoro, a mio parere e me lo tengo stretto. Costò due rupie, come 32 mandarini o 8 a seconda se sei o no un turista.

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