mercoledì 14 aprile 2010

Il Milione 11: Petrolio, Arca e formaggi.

Mentre la carovana si avvicina al Mar Caspio, il nostro Marco, fa una notevole scoperta di cui non può valutare appieno la grande importanza; era troppo in anticipo sui tempi.
Cap.21
Di verso tramontana a confine con Giorgens (la Georgia) è una
fontana ove surge tanto olio e in tanta abbondanza che cento navi se ne
caricherebbero alla volta. Ma egli non è buono da mangiare ma sì da ardere, e
buono da rogna, e vegnono gli uomini molto da lunga per quest'olio; e per tutta
la contrada non s'arde altro.... e questo grande mare si chiama mare di
Geluchelan e gira 700 miglia e è lungi da ogni mare ben 12 giornate. E i
mercatanti di Genova navigano per questo mare.
Certo non erano ancora stati pensati motori od altri sistemi per utilizzare il petrolio, ma la sua funzione di ricavarne energia, luce e calore bruciandolo era già ben conosciuta; l'uso alternativo come cura della rogna si può peraltro definire interessante per chi oggi è sempre in cerca di rimedi alternativi. Quindi tutta l'area del mar Caspio (Geluchelan) era piuttosto popolata di mercanti in cerca di affari, in particolare gli odiati Genovesi, i primi concorrenti. Ma il nostro Marco descrive puntigliosamente queste zone, solo sfiorate dalla carovana, che ha una sua meta precisa e quindi deve giocoforza spingersi sempre più ad Oriente passando per la zona montuosa e selvatica che attualmente coincide con il confine tra Turchia ed Iran.
Cap. 21
Ancor vi dico che in questa Grande Arminia, ch'è tutta piena di montagne e
castella assai, è l'Arca di Noè in su una grande montagna nel confine di
mezzogiorno, in verso il levante presso il reame che si chiama Mosul. ...e vi
dimorano la estate tutto il bestiame de’ Tartari per lo buon pasco che v’è…

La leggenda che l'Arca di Noè si sia arenata sulle balze dell'Ararat ha radici antiche, intanto aumentata dall'isolamento della zona e dalla maestosità del monte. Noi arrivammo alle sue balze dopo aver percorso una difficile strada sterrata, proseguendo per alti pascoli fino a quando lo permettevano le due ruote motrici della nostra 127. Il paesaggio che dominava la pianura lontana aveva un aspetto maestoso. Avevamo lasciato dietro di noi la fortezza di Isaac Pashà, arroccata su uno sperone roccioso di selvaggia bellezza, punto di passaggio obbligato verso il confine iraniano. Lontano, verso monte, alcune tende di nomadi circondate da prati verdi cosparsi di armenti. Sullo sfondo la cima dell'Ararat, irraggiungibile, con la vetta, coperta di nevi perenni, nascosta dalle nubi a celare i suoi segreti. Raggiungemmo a piedi le tende tenendoci alla larga da cani che ululavano ferocemente. Uscirono delle donne, curiose della novità. Poi vista la esoticità dei nuovi arrivati, tornarono dentro e riemersero poco dopo portando in visione dei piccoli tappeti fatti su un rozzo telaio che ci mostrarono con orgoglio. Non erano belli, con colori sgargianti e a nodi grossolani e mal posti, ma dispiaceva lasciare quella gente che ci stava accogliendo senza diffidenza in quel modo asettico. Comprammo così un formaggio di capra da consumare nel viaggio, ma non vollero lasciarci ripartire senza avercene regalato un altro più piccolo. Ecco, uno dei primi contatti tra gente sconosciuta, è quasi sempre di natura mercantile; lo scambio è un atto di pace, di condivisione, di comprensione reciproca. Tornammo verso Isaac Pashà, solitario avamposto sul nulla, fortezza Bastiani che i Tartari avevano già fatto loro da secoli, dove forse i Polo avevano sostato per riprendere le forze prima di affrontare l'altopiano desertico del reame di Mosul, la porta della Persia.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Che meraviglia Enrico! Mi pare incredibile che tu abbia fatto così tanti meravigliosi viaggi. Complimenti peril tuo diario che seuge il Milione. Leggo sempre tutte le puntate.

Enrico Bo ha detto...

Sai il fatto è che sono vecchio e inoltre gli 86 paesi che ho visto (presto 87) me li sono sciroppati anche molto per lavoro, alcuni anche una trentina di volte, quindi...Tu di tempo ne hai ancora tanto, che invidia!

acquaviva ha detto...

con petrolio e formaggi questa volta ho poco a che fare, ma con ricette armene, laghi e monti... http://acquavivascorre.blogspot.com/2010/04/e-ogni-tanto-ci-vuole-anche-un-brindisi.html

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