venerdì 13 agosto 2010

Trippa e mercato.

Il mio professore di economia, che mi sembrava anzianissimo col musetto aguzzo come un topolino furbacchione, diceva: “il mercato è quel luogo fisico o virtuale dove l’offerta si incontra con la domanda.” Non so se è questa definizione che mi ha sempre appassionato o se ho una inclinazione naturale per i mercati che, in qualunque parte del mondo mi trovi, attirano sempre le mie attenzioni, anche adesso, epoca in cui in pratica non compro più niente, se no rischio di uscire io di casa. Avevo anche pensato di mettermi dall’altra parte del banchetto e di svuotarla a poco a poco la casa, ma temo che tutte le cianfrusaglie che ho raccolto in quarant’anni, abbiano per lo più un valore affettivo o di curiosità personale, ragion per cui passerei circa mille anni per far fuori tutto raggomitolato al freddo su un seggiolino al Balùn e non è detto che basterebbero.

A meno di non fare solo i mercati estivi. Intanto continuo a frequentarli. Quello di oggi di Sestriere era pieno di banchetti di roba vecchia, insolitamente disposta con garbo, per valorizzare gli oggetti al meglio. C’erano anche cose simpatiche, da far subito venire la voglia di prenderle in mano, rimirarle e chiederne il prezzo, tanto per aver la scusa di chiacchierare un po’ con il venditore, farsi raccontare la storia dell’oggetto, ripercorrerne la vita passata. Chissà chi aveva quelle due belle tazzine inglesi di inizio ottocento, forse una ragazza gentile ci ha bevuto il thé di fronte al suo pretendente.

E quel giogo lucido con tante stelle intagliate, così precise, così perfette, quante sere nella stalla con una sgorbietta in mano, tanto per far qualcosa mentre qualche vecchia raccontava storie antiche, beh non è che ci fosse molta scelta, non c’era la televisione e di bambini ne avevano già una dozzina. Giacche di lana cotta di tutti i colori, vestiti vecchi della tradizione, gli amanti dei balli occitani se li strappano di mano, forse li esibiranno stasera quando la ghironda comincerà a far girare la sua ruota sfregando le corde con il suo lamento di triste allegria. Il venditore di cartoline ha l’aria stanca, forse non ha ancora venduto niente. Il cielo si sta annuvolando, niente stelle cadenti stanotte, vuol dire che mi consolerò con la trippa e fagioli dell’amica Gigi.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Cornuti e contenti.

Fibra d'amianto.

Pelle d'orso.


3 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

piace anche a me frequentare i mercati. C'è ancora il contatto diretto con le persone, lo stimolo allo scambio verbale con lo sconosciuto. In diverse circostanze, capita sempre più di rado. Un vero peccato.

cristiana ha detto...

Potrei fare un 'banchettone'
Società?
Cristiana

Ps. ora sono solo su Blogger cristiana'70.Ho guai sul mio post ufficiale

Enrico Bo ha detto...

@ Angi- In effetti le chiacchiere che riesci a mettere assieme nei mercati tiu danno più soddisfazione degli acquisti.
@Cri- vengo a dare un'occhiata.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!