venerdì 21 gennaio 2011

Un imperatore cinese.


Oggi ho la vena storica, d'altra parte, come si dice Historia magistra vitae, dunque un'occhiata al passato serve sempre ad illuminare le menti ed è utile ad allontanare il chiacchiericcio dai soliti argomenti che a lungo andare vengono a noia. Torniamo quindi in Cina, una Cina molto lontana nei tempi, dei cui sovrani rimangono solo racconti e leggende che probabilmente sono lontani dalla verità storica, ma si sa che le cose col passare dei secoli vengono sempre ingrandite, nel bene e nel male fino a descrivere fatti talmente esagerati da sembrare incredibili. Eccoci quindi al regno dell'Imperatore She Hsin, un personaggio quasi mitico, ricordato soprattutto per la sua ricchezza e munificenza ed alla descrizione delle sue favolose feste. In particolare si ricordano quelle dette del Grande Inverno, in cui si cantava la Morte del sole e che corrispondeva più o meno con il solstizio d'inverno. Come sapete i tempi in Cina, civiltà essenzialmente contadina, sono sempre state scandite dai tempi del cielo.


Dunque in questa occasione, l'imperatore, ogni anno organizzava in uno dei suoi sontuosi palazzi, feste rimaste famose per l'esagerata esposizione di ricchezza. Queste cerimonie si svolgevano alla fioca luce delle fiaccole e gli eccessi di cui si favoleggiava, preoccupavano i saggi e gli anziani del regno che non vedevano di buon occhio questi atteggiamenti del sovrano, convinti che tutto andasse a detrimento del buon governo del regno, che tra l'altro in quel periodo attraversava una fase di gravi carestie. Ma queste feste erano ormai una scadenza inderogabile e diventavano sempre più sontuose. Vi erano invitati tutti i più fedeli servitori dell'imperatore, che brigavano in tutti i modi per potervi prendere parte e si dice che venissero innalzate montagne di cibo in cui si scavavano stagni ricolmi di vino e di ogni altre rare e preziose prelibatezze.


Tutti i partecipanti dovevano bere a sazietà mentre le concubine dovevano lappare il vino dallo stagno come bestie all'abbevaratoio, tra i lazzi del partecipanti, per poi lanciarsi in danze sfrenate e nella rappresentazione di scene di antiche commedie licenziose. Poi si scatenava l'orgia, in cui l'imperatore arrivava, a detta dei suoi detrattori, a superare ogni limite umano e bestiale. La festa culminava col sacrificio dell'Imperatrice le cui carni arrostite venivano divorate dagli invitati come segno della munificenza del sovrano. L'imperatore si diceva immortale, ma come tutti i Reich millenari, il suo regno durò circa una ventina di anni. Il sacrificio di una moglie all'anno, infine non rappresentava una grossa perdita, si dice infatti che avesse 932 concubine che, pare, soddisfacesse con regolarità. Ma queste sono cose così fantasiose che pare difficile avessero un reale riscontro e si sa che questa storia esagerata e manifestamente incredibile, la scrissero i nemici del re per perseguitarne la memoria.




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7 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Questa Cina, da secoli e secoli così raffinata nella cultura e così crudele nei suoi despoti, da anni mi intriga, sì che mi sono anche tuffato nella visione di ogni loro film con ambientazioni d'epoca. Ma non l'amo per niente!

Enrico Bo ha detto...

@Adri - La Cina affascina sempre, ma non sa farsi amare.

Martino ha detto...

E io che pensavo che volessi raccontarci della triste storia di Yang Kwei-Fei... ;)

Martino

Anonimo ha detto...

In Italia c'è uno che, grazie a Viagra e Cialis, quell'imperatore gli fa un baffo.
Inoltre, onore al merito, con lui l'imperatrice Veronica ha fatto un signor divorzio e non se l'è mangiata nessuno...
Dottordivago

Ambra ha detto...

Tuffarsi nel passato dovrebbe essere un modo per gustarlo riviverlo e non per allacciarlo in qualche modo a questo squallido presente di cui parla il Dottordivago.

Enrico Bo ha detto...

@Marty - Della disperata concubina dell'epoca tang parleremo un'altra volta.

@Doc - Non capisco a cosa ti riferisci.

@Ambra - Riviverlo magari no, soprattutto se facevi l'imperatrice, oggi cose di questo genere non possono più accadere, per fortuna.

Anonimo ha detto...

Be, insomma, ammetto che io la Cina la amo. Mi piaceva un sacco, anche lavorare a Pechino a gennaio. Carto che c'era un freddo!!!

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