domenica 2 gennaio 2011

Letteratura e lettura.

L'altro giorno ho invano cercato una spiegazione logica alla facilità che ho di allungare il brodo, in contrasto alla stitichezza di idee che pervadeva la mia prosa scolastica. Forse una ragione è dovuta ad un trip che mi prese nel periodo del liceo; probabilmente in quei banchi che avevano ospitato qualche anno prima Umberto Eco, era rimasto un virus malevolo che mi aggredì irrimediabilmente e la cui prima conseguenza fu quella di condurmi ad iscrivermi ad una cosiddetta biblioteca circolante, istituzione scomparsa da tempo che ti permetteva dietro il versamento di una piccola quota annuale, mi sembra 200 lire, pari ad un biglietto del cinema, di prendere un libro alla volta. Solo per le novità editoriali era necessario un piccolo supplemento ad ogni volume, ma potevi andare avanti a leggerti a volontà tutti i classici o l'intera collezione Medusa a sbafo. La passione mi travolse in maniera incredibile. Divenni in breve lettore insaziabile. Non avevamo la televisione; mio papà diceva che non voleva darmi una distrazione allo studio, quindi dato che la voglia latitava comunque, arrivai a sciropparmi quasi un libro al giorno per circa tre anni, quasi un migliaio di libri di ogni genere che ingurgitavo in una sorta di bulimia letteraria inarrestabile. A questo risultato si giunse sicuramente a causa di diverse componenti.

Le più maligne tra le mie lettrici daranno di certo la colpa o il merito a seconda dei punti di vista, al fatto che, benchè bellissimo, le ragazze non mi filavano di striscio, cosa assai brutta per un giovinetto adolescente, sballottato tra le spire tempestose della foga intellettualistica e il baratro della cecità onanistica, sempre in bilico tra i due estremi dove queste sirene ammaliatrici tendono a trascinare i poveretti ancora mancanti di solide fondamenta psicologiche. Sta di fatto che avendo le fanciulle di quel tempo altri interessi, sprofondai in questo mare letterario in cui, forse già si misero le basi della mia futura tuttologia onnivora e che mi premisero, da un lato di superare il periodo del brufolo e dall'altro di formarmi una solida base libresca. Alla visita di leva, nelle interminabili ore di attesa tra un controllo e l'altro, in attesa del colloquio psico-attitudinale, mi ero portato Centomila gavette di ghiaccio, tanto per rimanere in argomento e non so se la cosa piacque all'investigatore, che appuntò qualcosa velocemente. Fui scartato per soprannumero. Classe troppo numerosa quella del 46 o sospetto di idee pericolose? La libreria circolante chiuse e ormai il 68 era alle porte, inoltre anche se le ragazze continuavano a non essere interessate al mio articolo, bisognava pur prendere in mano la situazione in qualche modo. La chiacchiera poteva essere un grimaldello per entrare in quel mondo meraviglioso.


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4 commenti:

Nou ha detto...

Questo post mi ha ricordato "La lingua salvata" di Elias Canetti.
Ciao, Nou.

Enrico Bo ha detto...

@Nou - troppa grazia, buon anno Nou e un abbraccio

Adriano Maini ha detto...

Grande, corposa, veristica affabulazione.

Enrico Bo ha detto...

@Adri - quanto mi piace la chiacchiera!!!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!