Visto
che sono ancora sotto l’ombrellone, via libera ai libri leggeri da assaporare
senza troppi pensieri, tra uno spread e l’altro. Ecco dunque questo giallo di
maniera, alla Agatha Christie, con il gruppo ristretto, all’interno dei quali
cominciano a fioccare i morti ammazzati. La spy story si svolge nel ’39 tra
Lipsia e Dresda nella cupezza della Germania Hitleriana che sta precipitando
inevitabilmente e con ardore nel baratro disperante della guerra. L’interesse
che potrete trovare in questo lavoro, al di là dell’intreccio accattivante e
delle atmosfere tedesche prebelliche, è la commistione tra la cultura
giapponese e quella germanica che i protagonisti portano in campo nella storia.
Personaggi ambigui, come in ogni giallo che si rispetti, si mescolano in un
ambiente militare dove nipponici e tedeschi mostrano facciate molto diverse
dalla realtà e dove affari, etica e fanatismo si intrecciano in una trama ben
condotta.
Ci trovi il samurai ottuso, il generale ipocondriaco imbevuto di
etichetta, l’industriale affarista, la segretaria ambigua dietro
l’imperscrutabile maschera orientale, Il poliziotto rigoroso, l’ufficiale
sciupa femmine, le spie senza volto classiche. I personaggi sono ben delineati,
la ricostruzione storica e ambientale è rigorosa e la stessa vicenda
plausibile. Ci sono anche gli italiani ovviamente, data la triplice e guarda
caso spunta lo stereotipo dello sbruffone prepotente e facilmente corruttibile.
Sullo sfondo rimbombano le sfilate della hitlerjungend e i teneri haiku di Yosa
Buson, lo sbatter di tacchi del passo dell’oca e gli acquarelli di Hokusai.
Orrori e situazioni divertenti si alternano ben dosate, mentre il ritmo si fa
via via più incalzante man mano che si precipita verso il finale. Si arriva
alla conclusione velocemente, diciamo che stesi sull’asciugamano potrebbe
capitarvi molto di peggio.
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2 commenti:
prendo nota
@Nidia - Agli amanti delle spy stories piace .
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