martedì 11 settembre 2012

Recensione: R. Vecchioni – Il libraio di Selinunte.


Opera curiosa di questo cantautore poeta, che mostra qui al meglio la sua vena più sognatrice che spesso trasferisce nei suoi lavori musicali. Una favola breve e incantatrice. Nella bellezza greca di Selinunte, tra i templi che oltre alla storia sanno trasmettere antiche malìe, arriva uno strano personaggio che non parla con nessuno e porta con sé un gran numero di casse. Prende un vecchio negozio, lo rimette in sesto e lo riempie dei suoi tesori. Sono libri, un numero enorme di libri. Ma si tratta di un libraio strano come persona e come commerciante, infatti i suoi libri non li vende, ma li legge a chi entra nel suo negozio. Straniero e strano sono cose che suonano male in tutti i luoghi e si accompagnano subito a paura e odio, tanto è vero che dopo la prima curiosità nessuno entra più ad ascoltare. Solo un adolescente, di nascosto ne fa il suo appuntamento quotidiano, affascinato dai versi dei poeti, dalle parole che fluiscono dalla bocca del libraio, fino a quando l’intero paese che non riesce a sopportare la diversità, brucia il negozio e nel rogo scompare per sempre il libraio con tutti i suoi libri, ma allo stesso tempo spariscono anche le parole, le parole che avevano affascinato il ragazzo  e che ad ogni uomo, da sole riescono a spalancare il mondo delle emozioni. Si legge in fretta e volentieri.


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