domenica 24 giugno 2018

Tuscia 5 - Il lago di Bolsena

Isola Bisentina


Marta
Così è arrivato anche l'ultimo giorno di questo breve giro nella Tuscia, diciamo pure un assaggio in una zona che meriterebbe una permanenza decisamente più corposa. Anzi a dir la verità, sarà soltanto mezza giornata quella che abbiamo ancora a disposizione. Il programma prevedeva di dedicarla alla visita di Villa Caviciana, un'azienda molto particolare che ci avrebbe consentito di conoscere da vicino alcune realtà agro gastronomiche molto particolari, come l'allevamento dei maiali di razza Magalitza e delle pecore Zackel e della relativa produzione di particolari salumi di altissima qualità, oltre naturalmente a olio, vino e miele. Purtroppo un gravissimo evento occorso in questi giorni ha costretto l'azienda a cancellare l'appuntamento, che per quanto ci riguarda è soltanto rimandato. Si è deciso quindi di trascorrere la mattinata che ci è rimasta, prima di intraprendere la lunga strada del ritorno, con una esplorazione del lago di Bolsena, che abbiamo apprezzato nei giorni scorsi soltanto costeggiandone le rive o arrampicandoci lungo i bordi della grande caldera, che ricordo, lo rende il lago vulcanico più grande d'Europa. Intanto bisogna dire che questo lago ha caratteristiche davvero particolari e, benché sia piuttosto grande, il quinto come dimensioni, la presenza antropica che gravita nella sua area non è molto elevata, solo 8 paesi sono sulle rive, contribuendo a mantenere a tutta la zona una atmosfera di tranquilla solitudine ed isolamento, un po' misteriosa, un po' selvatica. 

Gli scogli
Le piccole spiaggette che si alternano a zone più paludose di canneti (vi ricordo che il lago è completamente balneabile), sono ricoperte di nera sabbiolina vulcanica; i piccoli capi ed i promontori che si affacciano sono quasi sempre aspri e ricoperti di una fitta vegetazione di querce e altre latifoglie di alto fusto. Anche le barche di pescatori che si avventurano sulla sua superficie, apparentemente calma, ma capace di mutarsi in tempeste piuttosto violente, le cosiddette lagheggiate, sono poche ed isolate. E dire che il lavarello o coregone, qui introdotto in un passato recente, è il pesce che più frequentemente troverai sulle tavole dei ristorantini che si affacciano sul lago. Questo tranquillo isolamento contribuisce anche a mantenere una ricchissima fauna avicola che nidifica in varie zone del lago e che si può vedere facilmente percorrendolo in barca. Dunque ecco arrivato il momento per imbarcarsi per questo giro sul lago, per poterne apprezzare i punti di vista migliori e che non si riescono a vedere da terra. La nostra imbarcazione parte dall'abitato di Capodimonte proprio alla sinistra di Marta, che col suo palazzo fortificato domina questo lato e si dirige subito verso il  centro del lago, punto dal quale hai un bellissimo colpo d'occhio su tutto l'ampia superficie e sulle rive lontane che incorniciano le sagome lontane del Bisenzio e dei monti Volsini. 

Cormorani
Il lago fu comunque abitato fin da tempi antichissimi, verso la fine del neolitico come testimoniano residui palafitticoli rinvenuti in diversi punti e poi successivamente da Villanoviani, Etruschi, Romani e via via è stato testimone di tutta la storia medioevale e rinascimentale. Tutti questi popoli hanno naturalmente lasciato abbondanti testimonianze della loro presenza. Ma la parte più affascinante del giro è senza dubbio la circumnavigazione delle due isole che emergono al centro come smeraldi verdi sulla superficie blu scuro, specchiandovisi con le loro pareti scoscese e selvagge. Purtroppo entrambe le isole sono private e non visitabili e questo aumenta un poco di più la loro aria misteriosa, quando scorri lentamente di fronte alle loro rive prive quasi di approdo. Ecco dapprima l'isola Bisentina tozza ed irregolare, con le sue alte pareti che circondano la parte centrale avvallata, completamente ricoperte da una fittissima vegetazione arborea da cui spuntano le cupole di piccole chiese e di altre costruzione religiose. Le scogliere che la circondano sono popolatissime di cormorani e grandi gabbiani, mentre aironi di grossa taglia si nascondono nei canneti della parte bassa. Il verde degli alberi si riflette nell'acqua profonda, cupa e misteriosa. Forse erano qui gli ingressi dell'Averno? 

Isola Martesana
Il luogo è davvero solitario e silenzioso, le costruzioni antiche che si intravedono tra i rami, appaiono come muti testimoni inaccessibili di un pianeta abbandonato dai suoi abitanti. A poche centinaia di metri l'altra isola, la Martesana è ancora più selvatica e solitaria. La sua forma, costituita da un'alta scogliera a mezzaluna, testimonia il suo passato di piccolo cratere interno al grande vulcano, che, essendo collassato in parte, ha mantenuto solamente una metà della sua cresta rocciosa. La leggenda dice che qui fu trucidata nel 535, la bellissima Amalsunta, figlia di Teodorico, dal bieco cugino Teodato e ancora prima avrebbe custodito le spoglie della Santa Cristina per evitare che cadessero nelle mani dei barbari. Anche qui intravedi costruzioni semiabbandonate e zone raggiungibili solo attraverso percorsi nascosti e scavati nella roccia. Tra gli alberi bassi, un tratto piano dove sorge un casale che si dice abitato da un pescatore, custode, che di certo non dovrebbe avere una vita troppo movimentata. Davvero uno spettacolo di paesaggi unici questo giro sul lago. Non c'è tempo per visitare l'abitato di Marta da dove parte l'unico emissario del lago, che ne regola anche l'altezza delle acque. 

Tracce del convento Agostiniano
Un ultimo sguardo dalla bella passeggiata del lungolago ancora piuttosto deserto in questa stagione, ma tuttavia, prima di prendere la via del ritorno devo darvi conto della esperienza enogastronomica più interessante dell'intero viaggio, quella avuta all'Hostaria del ponte a Lubriano. Intanto è stata l'occasione per buttare un'ultima occhiata da un lato, questa volta laterale, alla straordinaria Civita di Bagnoregio, che qui si può apprezzare in tutto il suo splendore da una lunga balconata che mette il colle turrito a bel contrasto con la verdeggiante vallata ed i grigi calanchi retrostanti e quindi ci ha consentito un ultimo incontro ravvicinato con la cucina dell'Alto Lazio, ricca, sapida e invitante. Mi è d'obbligo quindi farvi menzione di eccezionali gnocchetti zucca e tartufo nero, di cui sono stato obbligato a testare più volte la qualità, con successivi graditi rabbocchi, seguiti da ravioloni di melanzane, da un tenerissimo filetto al pepe in salsa per terminare con una torta sfogliata direi pregevole. Complimenti alla cuoca. Il ritorno non ci è pesato e voglio concludere questa breve relazione con un caldo ringraziamento alla D.ssa Giacomina Caligaris e a tutti gli altri Amici del Museo di Agricoltura del Piemonte che si sono spesi nella perfetta organizzazione di questo viaggio.

La Martesana

SURVIVAL KIT

Hostaria del ponte - Lubriano. Situata in un palazzo rinascimentale molto bello sulla balconata del paese in vista di Civita di Bagnoregio, offre bei menù del territorio. Servizio gentilissimo e veloce e piatti molto ben presentati. Il miglior ristorante del nostro giro. Assolutamente consigliato.

Civita dalla Balconata di Lubriano



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