lunedì 11 giugno 2018

Moldova 12 - Il monastero di Tipova


L'ansa del Nistru a Tipova


Lungo la strada
Scusate se per qualche giorno non ci siamo sentiti, ma l'impellenza di un viaggetto di studio di cui vi parlerò più avanti, mi ha imposto questo stop. Meglio, perché in fondo se lasci passare un po' di tempo il ricordo si staglia ancor più denso e nitido nella tua testa, ancor più importante perché evidentemente ha lasciato un segno non superficiale. Eccoci dunque di nuovo qui, sulle strade della Moldova, da affrontare come già detto con una certa attenzione a causa delle molte pattuglie in agguato per castigarvi se superate il limite di velocità, in direzione nord, tra colline verdi e coltivi che stanno uscendo dalla lunga pausa invernale. Ti può capitare di fermarti ad una balconata lungo la strada che procede sinuosa, seguendone i rilievi e gustarti il vasto panorama che si stende davanti a te, su un belvedere che offre un poco di ombra ai viaggiatori, magari di fianco ad una crocifissione di pietra che ricorda un po' i calvaires della Bretagna, anche se più schematici nella raffigurazione, ma ugualmente esemplificativi della devozione popolare. Se invece tra poche case sparse, ci sono capannoni abbandonati di una industrializzazione sovietica da tempo passata a miglior vita, lasciando soltanto ruggine e rottami, puoi ancora distinguere su qualche parete martoriata dalle intemperie, qualche figura gigante nello stile pomposo del regime passato con scritte che magnificano i risultati ottenuti dalla volontà del popolo  al fine di dare incentivo alla sua determinazione per raggiungere traguardi ancora più ambiziosi. 

Un pozzo di campagna
Il tempo non riesce mai a cancellare del tutto questi tromboneggiamenti, assai comuni a tutti i regimi totalitari. Anche da noi a distanza di ottanta anni, in qualche paese, la parete bianca di qualche cascina restituisce alla vista l'ombra di qualche frase celebre di quel passato che sembrava dimenticato, sta lì, muto fantasma a ricordare che tutto può ritornare in un attimo, con grande tripudio di popolo, naturalmente, che forse non aspetta altro che l'uomo forte che arrivi a mettere a posto le cose. Una quarantina di chilometri dopo Orhei, devi allora prendere una stradina secondaria verso est nella direzione del Nistru che scorre ad una decina di chilometri. Qui, in una campagna povera e solitaria, tra i campi in cui stanno nascendo le piantine di girasole verde dorato, chissà che spettacolo quando i capolini dalle gialle corone seguiranno, giorno dopo giorno, il corso del sole all'unisono, colorando i fianchi dolci delle colline, compaiono le andane rigonfie di un'altra coltura che abbellisce questa terra. Non sono però ancora nel loro pieno dispiegarsi di quel tono viola chiaro che solo la lavanda possiede; solo tra un mesetto potrai vedere le lunghe file a cavalcapoggio che scenderanno lungo la valle riempiendo l'aria, già satura della loro bellezza, di quel tenue profumo che la rendeva l'essenza preferita dai re. Lontano indovini, nascosti tra boschetti di querce, piccoli paesi segnalati dalla cupola blu di una chiesa, dalla croce dorata che spicca sulle cime degli alberi. 

La casa d'estate
Ne attraversiamo uno senza nome e lungo la stradina sterrata che lo percorre, tra le casette deserte, qualcuna di certo abbandonata, quasi ad ogni angolo noti piccole costruzioni in muratura, dipinte a colori vivaci, con disegni curiosi, di uomini, di fiori, di animali. Sono i pozzi, dove le donne, in un tempo in cui certamente le campagne erano più popolate e vive, venivano ogni giorno a compiere la provvista, attività così comunque nella maggior parte delle culture della terra, che solo il nostro opulento vivere moderno, ha ormai dimenticato. Di certo anche qui sarà stato momento di socializzazione giornaliera, di scambio di pettegolezzi, di chiacchiera fine a se stessa, chi sa di lamentela contro i potenti o i giovani che non sono più quelli di una volta e chissà dove andremo a finire se arrivano i turchi. Sono ancora lì, i pozzi, chissà quanto ancora usati. Una donna arriva con un carico di fascine sulla testa, si ferma e mi fa segno, che no, quello non ha più l'acqua buona, meglio andare a quello più avanti. Ride mentre riprende la strada, come è facile capirsi quando c'è il piacere di comunicare. Chissà come mai lo straniero cammina per un viottolo del paese in mezzo al nulla, cosa cercherà? Due ragazzini scappano inseguendo un gruppo di capre, forse spaventati dagli sconosciuti che appaiono così fuori da questo contesto, ma volgono lo sguardo indietro, la curiosità vince sempre la paura. 

Monaco
Anche se il paese sembra abbandonato, gli orti sembrano ben curati, i fiori sono esplosioni intorno alle porte delle case d'estate, quelle con le grandi verande a vetro colorate di azzurro carico, forse la gente, quella poca che è rimasta, sarà nella campagna a lavorare. In fondo alla strada la collina si interrompe in una ripida falesia che scende a precipizio in una larghissima ansia del grande fiume. Il monastero nuovo, una macchia azzurra col campanile appuntito al centro di un riquadro di erba verde smeraldo ben rasata, contrappuntata da croci bianche con la barra sghemba dell'ortodossia. Un paio di monaci dalla barba incolta arrivano dal sentiero che precipita nel dirupo. Al fianco la casa in cui abitano poche anziane monache ingobbite dal tempo. Quella è la strada per scendere una scalinate contorta e diruta che fiancheggia lo scavo di un torrente, tra pietre corrose e massi in bilico, costeggiando il simulacro di una cascatella che wikipedia segnala con un certo puntiglio essere di 16,05 metri. La precisione è tutto nella vita. Quandola discesa ti porta più o meno a metà della scarpata, su una specie di lungo pianerottolo che la costeggia, ecco apparire lungo la parete, le occhiaie nere degli ambienti del monastero rupestre di Tipova. 

Una cella
Le stanze e le celle dei monaci sono distribuite su tre diversi piani e una serie di corridoi e passaggi nella roccia conducono a tre diverse chiesette, dove trovi ancora gli oggetti della devozione, i quadri, le croci, i tappeti che le rivestono, kilim dalle grandi rose in tante diverse tonalità di rosso a coprire i pavimenti irregolari scavati nel tufo. Una di queste risale addirittura all'XI secolo, mentre le altre due sono più tarde. Le erosioni e le incurie del tempo hanno reso difficile, in alcuni casi impossibile l'accesso ai diversi ambienti, a volte le scale sono addirittura crollate ed i passaggi impossibili. Puoi ancora vedere stretti cunicoli dove era possibile passare nascostamente da una zona all'altra. Ai piedi delle grotte alcune tombe dei monaci più importanti. Nella chiesa più grande, appoggiato nell'ombra ad un bancone, un solo monaco, imponente, dalla grande barba ormai grigia, sonnecchia ed a richiesta vende le lunghe candele sottili che la devozione imporrebbe di accendere davanti ai visi severi dei santi e delle madonne con l'occhio fisso e ieratico delle icone. Non c'è nessuno, il fiume sotto sembra immobile e deserto, senza barche o altri segni di vita; il sole che adesso è alto nel cielo ne illumina la superficie rendendola una lastra di metallo dal colore del cobalto. Al di là, la riva della Transnistria, più avanti le costruzioni anch'esse apparentemente deserte del grande colcoz di Popencu. Puoi stare a lungo seduto su un tronco secco di ulivo a guardare l'acqua immobile sotto di te, davvero qui il tempo sembra essersi fermato.

Celle e tombe dei monaci


SURVIVAL KIT

La chiesa superiore in parte crollata
Monastero rupestre di Tipova - Seguire la strada a nord per Ribnita, poi dopo Orhei, girare a destra seguendole indicazioni. Lo sterrato è in via di asfaltatura. Si paga un biglietto di accesso. Scale ripide, fate attenzione a non scivolare. Se vedete qualche serpentello tra l'erba, non temete poiché in Moldova non ci sono serpi velenose. Cercate di arrivare al mattino, perché nei mesi estivi fa piuttosto caldo e la risalita (circa una mezz'oretta) risulterebbe piuttosto faticosa. Chiese e grotte dall'anno 1000 in poi. Atmosfera molto particolare e suggestiva. Impagabile la vista della riva opposta sul Nistru. Portarsi dietro acqua e se vi fermate un po' anche viveri di sussistenza. L'unico negozietto di alimentari che era fuori del complesso è stato definitivamente chiuso per mancanza di clienti. Al momento è luogo poco frequentato che invita al raccoglimento, ma essendo uno dei posti più noti del paese e complice la sistemazione della strada, forse lo sarà ancora per poco. Quindi meglio affrettarsi.

Chiesa di paese



Il Nistru dalle grotte di Tipova
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