Opera prima di un autore inglese di origini indiane. Il racconto si svolge nella Calcutta del 1919, sullo sfondo quindi, delle lotte per l'indipendenza che vedono l'arrivo delle prime idee Ghandiane. Una trama correttamente complessa che parte dall'omicidio di un bianco importante, un burra sahib, come venivano chiamati all'epoca, il cui cadavere viene trovato incongruamente in una delle zone più deteriorate della città e che si dipana velocemente con i vari classici colpi di scena nell'aria calda di una Calcutta in attesa del monsone. Lo leggi tutto di fila perché hai voglia di vedere come va a finire, ma poi rimane poco, come nei tanti gialli di consumo, che per carità, non offendono, ma lasciano il tempo che trovano, anche se ben documentati e scritti con correttezza. Mi sembra uno dei tanti autori che mirano a fare copie e di certo questo prelude ad una serie con protagonista lo stesso acuto investigatore-funzionario. Ovviamente la parte più interessante, per me, è il racconto di quel mondo, che mi interessa particolarmente, anche se si sente che lo scrittore non è un indiano residente, ma solo di origine. Tuttavia mi è piaciuto ritrovare i vicoli di quella interessante città immersa nella foschia calda del Bengala. Per il resto, ordinaria letteratura poliziesca di consumo. Se non siete morbosamente segnati dall'India, come me, potete anche lasciar perdere.
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