giovedì 16 gennaio 2020

Cina 33 - La gola del salto della tigre


Lo Shangzidou (5.600m.)

Il fiume prima di  arrivare alla gola
L'ingresso alle gole
Le pere che ci aveva regalato la signora del ristorantino in realtà sono dei nashi, una sorta di pera-mela (Pyrus pyrifolia) che ogni tanto compare anche da noi, con un sapore un po' esotico che mi piace, soprattutto per il morso secco e succoso. tuttavia queste sono un poco allappanti e dopo che ne ho addentato uno con la mia consueta bramosa golosità, mi si lega immediatamente tutta la bocca e continuo ad arrotare i denti mentre scendiamo decisamente a valle tra terrazze coltivate e alberelli di dragon fruit (Hiloreceus undatus), che poi sono delle specie di piante grasse non molto dissimili da quelle del fico d'India. Man mano che la quota diminuisce spariscono le conifere sui fianchi delle colline e compare sempre più vicina la profondità della valle dello Yang Tzé che scende dalle balze della provincia del Qinghai e che a questo punto, è già quasi ad un terzo della sua corsa verso il mare. Dell'importanza di questo corso d'acqua, che raccoglie un quinto delle acque fluviali cinese e nel cui bacino vive un terzo della popolazione, ho già detto in precedenza, così come ho già accennato a questo particolare punto del suo corso nel quale corre a strettissima vicinanza con gli altri due fimi asiatici, il Mekong e l'Irrawady e che prende il nome di area protetta dei tre fiumi paralleli. Ma questa che ci si para davanti è uno dei grandi spettacoli naturalistici di questo paese, stiamo infatti scendendo verso le famose gole del Salto della Tigre (虎跳峡 - Hǔ tiào xiá), uno stretto canon di quasi venti chilometri che si affossa tra montagne altissime. 

La spaccatura nel fondovalle
Qui il corso del fiume si restringe ed aumenta vorticosamente la sua velocità perdendo quota attraverso una serie di rapide fino a raggiungere un'ansa che poi ne ruoterà il corso verso nord destinandolo ad arrivare fino a Shang hai nel mar Giallo. Quando arrivi nella parte bassa della valle non riesci ancora a vedere il corso del fiume vero e proprio che ha tagliato nettamente il fondo largo e dal declivio dolce e continuo, scavando con la forza prorompente delle sue acqua una spaccatura netta e tagliente che mette in luce la roccia viva e che va ad infilarsi nel punto dove le pareti dei due massicci contrapposti si confrontano altissime, producendo un effetto ottico di potente precipizio. La gola si infila tra la massa della Haba mountain alle nostre spalle, che digrada verso questo punto con regolarità e le pareti invece strapiombanti della catena del Drago di giada (玉龙 - Yùlóng ), che proprio di fronte a noi si innalzano in una serie di vette aguzze e spigolose fino ai 5.600 metri dello Shanzidou, la vetta principale. La strada arriva proprio nel punto dove il fiume si inabissa tra le montagne e le pareti si stringono fino ad arrivare a 25 metri di larghezza minima in quello che viene appunto chiamato il salto della tigre, a richiamo della leggenda che racconta di una tigre di forza sovrumana che, inseguita dai cacciatori arrivò fino a questo punto e, per sfuggire alla cattura ormai inevitabile, con un ultimo balzo riuscì ad arrivare sulla parete opposta e far perdere le sue tracce tra le gole selvagge ed inavvicinabili del Drago di Giada. 

Una valle laterale
Lungo il canon corre la strada che porterà poi in una sessantina di chilometri fino a Li Jang e sul fianco destro della nostra riva a mezza costa ci sono alcuni paesotti collegati da sentieri di montagna. Saliamo fino al primo, dove già la vista sulle gole è magnifica e prendiamo il sentiero che percorre tutta la distanza completa. E' un bel cammino di montagna, non troppo difficile e faticoso perché questa parte è tutta alla stessa quota. Ormai è pomeriggio inoltrato ed i raggi del sole faticano ad infilarsi tra le pareti strette. Siamo forse ad un centinaio di metri più alti del corso del fiume, che scorre in basso con furia; quassù il rumore dell'acqua quasi non arriva. Il sentiero corre sul fianco della gola addentrandosi negli anfratti e nelle spaccature della roccia che incombe salendo alta sopra le nostre teste, qualche volta più libero ed allora vedi la scarpata scoscesa alla tua sinistra, che ti invita a stringerti verso la parete alla tua destra, qualche volta infilandosi tra cespi di alta e rigogliosa vegetazione che l'alta umidità circostante rinvigorisce. In altri casi il cammino è protetto da un basso muracciolo di pietra o ancora è privo di ostacoli e ti dà una sensazione di selvatica libertà. Di fronte, dall'altra parte della gola, si leva la muraglia di roccia, dai tagli netti, umida e scura che sale per quasi 3500 metri. In alto, e la vista appena ci arriva, la cresta seghettata su cui si rizzano i denti aguzzi di diciassette cime successive, che intravedi coperte di bianco nei punti sommitali. Il paesaggio è davvero grandioso e sebbene questo sia un luogo molto conosciuto e frequentato, incroci pochi e solitari camminatori, cosa che contribuisce a mantenerne la sensazione di selvatica ed esclusiva bellezza. In qualche momento il fiume sottostante scompare alla vista, nascosto da una gobba di roccia, poi subito ricompare in un ruggito di acque grigie e spumeggianti. 

Il massiccio 
Il sentiero a mezza costa
Il fatto che la camminata non sia in effetti faticosa, contribuisce, almeno per me che devo portarmi appresso senza possibilità di abbandonarlo da qualche parte, un panciazaino zavorra, pesante e fastidioso, è una bella cosa, che ti fa apprezzare ancora meglio il percorso, che tuttavia mi sembra qui alla portata di tutti. Quando arriviamo al paese successivo la luce è scesa parecchio e la fila di vette successive è diventata una sagoma seghettata completamente nera e minacciosa. Di fianco alla guesthouse, si stanno svolgendo le fasi finali di un matrimonio. Andiamo a buttare un'occhiata, sperando si imbucarci come di consueto, ma siamo proprio agli ultimi termini, il banchetto è praticamente finito e stanno portando via i pentoloni ormai vuoti, gli sposi se la sono già filata, magari sono ormai su un volo che li porta a Venezia per il viaggio di nozze con appendice all'outlet di Serravalle. E' la globalizzazione bellezza. Così finiamo nel salone ristorante dell'ostello che sorprendentemente è pieno zeppo, soprattutto di coreani, oltre che di locali. Tutti baldi camminatori con tanto di pedule tecniche e polpacci muscolosi che evidentemente progettano itinerari più complessi attraverso le gole. E' un po' la classica atmosfera da rifugio di montagna in noodles e salsa di soya. La birra Dali, che non è malaccio, scorre a fiumi e miracolosamente è anche gelata, segno di internazionalità inequivocabile. Quando usciamo a passeggiare nel giardino è ormai scesa la notte e la luna quasi piena, alta nel cielo, rischiara nettamente le cime innevate. Uno spettacolo notevole. Verrebbe quasi voglia di fermarsi qualche giorno ad esplorare le parti più segrete del parco, forse a ritrovare la tigre gigante perduta tra le gole della montagna. 

La cresta


SURVIVAL KIT

La catena del Drago di Giada
Tiger Leaping Gorges - Parco nazionale tra i più famosi del paese, aperto al pubblico solo nel 1986 e da allora sempre più frequentato dagli amanti del trekking e dell'alta montagna. La vetta principale delle montagne del drago di giada (5600 m.) è considerata sacra e non si può scalare. Le altre intorno presentano comunque difficoltà alpinistiche abbastanza impegnative, con pareti di roccia nude e quasi verticali. L'area si trova quasi a mezza strada tra ShangriLa e Lijiang (mancano solo più 60 km alla città più nota dello Yunnan) ed è un ottimo punto di tappa lungo la strada. Tutto il parco è percorso da un gran numero di sentieri dove si possono fare trekking anche della durata di due giorni consecutivi, fermandosi a dormire nei vari paesetti che si trovano sulla via. Alcuni percorsi che risalgono le coste o scendono fino al corso del fiume sono piuttosto impegnativi e faticosi, mentre quello a mezza costa che comunque offre le visioni più interessanti, percorrendo quasi tutta la gola, è praticamente in piano e si completa senza problemi in qualche ora di tranquilla passeggiata con frequenti stop per gustarsi il paesaggio. I sentieri sono frequentati ed è praticamente impossibile perdersi, essendo la vallata visibile da ogni parte, avendo come riferimento il corso del fiume.

Casa Naxi
Tea Horse Guesthouse - Yong Sheng village - Al termine del sentiero a mezza costa, alla fine del paese. Posizione spettacolare con vista sulle montagne del Drago proprio di fronte, con terrazza panoramica. Costruzione tradizionale con camere in legno piccoline ma discrete. Bagni nuovi, con buone dotazioni e acqua bollente. Free wifi. La guesthouse è piuttosto frequentata data la sua posizione comoda per i vari trekking e si può raggiungere dalla strada che scende verso il basso anche in macchina. Camere doppie da 12 Euro coi servizi in comune a 35 Euro con bagno e vista montagna. Acqua in bottiglia di cortesia. Dispone di ristorante molto frequentato (pollo alle arachidi, noodles fritti e birra per due, 73 Y) con la pulizia della Cina di un tempo, al contrario delle camere. Personale molto gentile.

Le rapide



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