mercoledì 15 gennaio 2020

Cina 32 - Bai Shui Tai, gemme di giada traslucida


Bai Shui Tai


Le valli 
Partiamo presto questa mattina. Fa un freddo cane, diciamo quasi zero gradi ed i campi di sterpaglie attorno alla strada sono coperti da un sottile strato di brina. Prendiamo prima la carreggiata che va diritta risalendo la collina verso il parco nazionale, una serie di montagne scure che si innalzano davanti a noi. Intorno, lungo i bordi della strada si alzano i pali dei graticci su cui viene disposto il fieno, qualche casa tibetana tra i campi, ma nessuno in vista. Il panorama della valle però è assolutamente maestoso e capisco come mai facciamo una puntata fin quassù, tanto è vero che tra il fieno che sta seccando al pallido sole appena sorto ed i tanti yak e gli dzong bianchi e neri che pascolano lungo il fosso dove l'erba è più alta, una sposa con un abbondantissimo vestito bianco con tanto di strascico, stia facendo le classiche foto di matrimonio. Non riesco a capire però come faccia a resistere a questa temperatura con le spalle completamente nude e l'ampia scollatura, ma si sa che in queste occasioni le signore hanno una resistenza particolare. Non così lo sposo che in giacchetta beige sembra completamente rattrappito su se stesso e riesce a mantenere un sorriso di circostanza forse perché gli si sono congelati i muscoli facciali. D'altra parte questi paesini antichi o presunti tali, sono presi d'assalto dalle coppie di sposi per il famoso servizio fotografico che qui evidentemente assume dimensioni molto più allargate che da noi. Ne abbiamo viste a bizzeffe durante il giro e altre ne vedremo di queste coppie, in cui la ragazza si esibisce in pose da sdilinquimeno con gli occhi sognanti rivolti al cielo e le braccia in posizioni topiche. Evidentemente questi luoghi scenografici sono scelti appositamente per questo scopo dai locali professionisti dell'immagine.

Piccolo di yak
Scattiamo anche noi a casaccio con le dita rattrappite e ci rifugiamo subito in macchina per riprendere al più presto la strada aspettando che l'aria si scaldi almeno un poco. La strada sale decisamente attraverso boschi di conifere e betulle alle quali la stagione ormai tarda ha colorato le foglie di gocce di oro giallo vivo. Anche i larici collaborano a questa colata che riveste i fianchi delle montagne, macchiate appena da ciuffi verdi di pini che disegnano il bosco con tocchi leggeri. Man mano che si sale di quota le valli attorno si fanno più profonde ed alla nostra destra compare ormai ben visibile il massiccio della Haba Snow Mountain (哈巴雪山 - Hābā Xǔeshān), una bella montagna di 5400 metri dalla cima tondeggiante, che al di là della quota, già impegnativa, dovrebbe essere piuttosto facile da raggiungere, come ci conferma la nostra Apple che ne ha già avuto esperienza diretta. Sulla cima del passo attorno ai 4000, ci fermiamo per qualche foto mentre Apple corre nel bosco, dato che evidentemente i problemi di ieri non sono ancora stati risolti completamente. Due yak sul bordo della strada mi squadrano con occhio malevolo. Uno più piccolo, un giovane vitellino (o come si chiama il cucciolo dello yak) mi squadra male e poi cerca di caricarmi abbassando gli abbozzi che già gli spuntano sulla testa, mentre il lungo pelo chiazzato si agita nella furia. Si sa che son bestie bizzose e quindi mi sposto anche per mettermi al riparo dai lunghi ed aguzzi cornoni dei genitori che dondolano in qua ed in là in maniera preoccupante. Poi, salutato il pastore che sta radunando un piccolo gregge di capre aiutato da un cagnone che si distingue bene in quanto non ha corna evidenti, scendiamo nella valle successiva tra curve e controcurve.


Haba Snow Mountain  - 5400 m.
Un paesaggio di montagna davvero bello e tormentato coi fondovalle segnati dalle mille anse di torrentelli minuti, evidentemente da poco scaturiti dalle sorgenti vicine che si apprestano a scendere verso il basso per raggiungere corsi d'acqua più importanti. Presto raggiungeremo la valle tormentata dello Yang tze con le sue famose gole e non sembra che queste acque abbiano la voglia di precipitarsi troppo rapidamente in questo abbraccio fatale. Così continuano a serpeggiare lentamente tra i pascoli perdendo quota con una certa calma. Intanto la strada finalmente scende un poco. Abbiamo percorso già una ottantina di chilometri e perdendo quota cominci a rivedere case e paesetti in un territorio segnato anche da qualche terrazza, dove oltre alla pastorizia si riesce anche a coltivare qualche cosa. In effetti siamo arrivati ormai a Bai Shui Tai (白水台 -  le terrazze delle acque bianche) un altro dei punti di interesse imperdibile della zona. Si tratta di una particolare formazione calcarea formatasi negli ultimi 200.000 anni, roba da poco insomma, che è molto simile per forma e tipologia alle famose piscine di Pammukkale nella Turchia Anatolica. L'area che si estende sul fianco della collina è ben conosciuta ed era oggetto di visite turistiche addirittura dall'epoca Tang e la zona è luogo di origine della cultura Dongba, che è alla base della minoranza Naxi che popola questi paesi. Tutta la loro storia, la loro cosmogonia ed i loro costumi si richiamano a queste terrazze dove i bianchissimi depositi di carbonato di calcio che le acque rilasciano, hanno formato nel tempo una serie di piscine naturali che assumono un colore azzurro cielo, che risplende al sole invernale come una serie continua di gemme di acquamarina. Tutto ovviamente è stato trasformato in un parco che consenta una visita ordinata e metodica.

I salti d'acqua
Facciamo finta di non vedere le terrificanti costruzioni in cemento grigio all'ingresso che simulano alcune terrazze finte, dove è incisa anche una famosa poesia di un letterato Naxi di epoca Ming ispirata al luogo e procediamo a salire lungo le scale in legno che risalgono attraverso il bosco. Il percorso è ben studiato e ti porta in una serie di punti panoramici da dove gli scorci sono davvero accattivanti. Il biancore abbacinante degli specchi d'acqua il cui fondo azzurro spicca nel verde cupo della foresta circostante quasi ti acceca. Arrivi al punto superiore dove abbracci tutta l'area protesa sulla valle sottostante, poi percorri una specie di sentiero di pietre affioranti che la attraversa completamente e ti porta al di là delle vasche. L'acqua che arriva dal monte gorgoglia lentamente attraverso canaline e forre che la porta alle vasche riempiendole completamente; da queste tracima lentamente in quelle sottostanti formando corone di stalattiti bianco latte, in una serie infinita di cascatelle continue che ricoprono tutto il fianco della collina. Qui si scatta parecchio direi, ogni angolo, ogni scorcio, sembra nuovo e diverso, ogni punto di vista sembra meritevole di un altro clik e non hai voglia divenire via. Il sentiero prosegue poi nel bosco dove ci sono le sorgenti, qualcuna calda e fumante, davanti o sotto piccoli tempietti, grotte incavate che contengono qualche simulacro, magari con una capanna al fianco dove traccheggia un santone, uno sciamano o qualcosa del genere che aspetta clienti. Qui vengono infatti, in linea con la religione Dong Ba, le ragazze che chiedono fertilità e le famiglie a cui è appena nato un bimbo, per farlo benedire direttamente con l'acqua delle fonti. Infatti proprio davanti a noi c'è una coppia con un fagotto in braccio, chinati davanti ad un vecchietto coi capelli un po' scarmigliati che recita una nenia, davanti ad una pozza di acqua fumante.


Templi nel bosco
Li lasciamo al loro rito, intanto più in là nel bosco qualcuno sta preparando una griglia per il barbeque, insomma sacro e profano si mescolano facilmente. Lo spirito del bosco comprenderà. Scendiamo verso l'ingresso compiendo un lungo giro circolare che ti consente di vedere le pozze d'acqua da ogni angolazione, mentre invece cerchiamo di non guardare l'obbrobrio cementizio del piazzale antistante. Far costruire questa cosa, e immagino ci sarà stato sicuramente un architetto che ha progettato tutto ciò, è stata di certo una operazione delittuosa e notate che raramente mi esprimo in questi termini, quindi è chiaro che sono stato molto colpito. Comunque ce ne andiamo senza voltarci, d'altra parte, da sotto le piscine non danno un colpo d'occhio di particolare rilievo. Ci fermiamo invece da un'amica di Apple che ha un ristorante di campagna lungo la strada, noodles fritti alla veloce. Riconosco l'ideogramma maschio e femmina davanti al casotto vecchio stile nel cortile. La signora ci ha preso in simpatia e mi regala tre pere. Qui la modernità non è ancora arrivata e infatti dall'uscio di una casetta in fondo al paese sguscia una donna col costume Naxi, ricco di ornamenti di finto argento, almeno credo, ispirato al colore dell'acqua bianca di Bai Shui. Certo che al tempo degli imperatori Tang, quando qualche mandarino veniva da queste parti in visita, magari a prelevare imposte come più tardi Marco Polo, se ne portava via di certo qualcuna di queste ragazze, come concubina di lusso, con quei cappelli che splendevano sotto i raggi del sole. Più avanti invece la modernità è già arrivata e sulle terrazze che scendono verso la valle dello Yang Tzé adesso si coltiva il dragon fruit, con la sua polpa rossa carnosa e dolcissima. Ci fermiamo a comprarne qualcuno da un vecchio sul bordo della strada. Accidenti, più di un euro al chilo, qui, sulla carovaniera hanno capito cosa è il business almeno da un paio di millenni.

Il fondovalle



SURVIVAL KIT


Le pozze
Bai Shui Tai (白水台)-  Spettacolari formazioni di carbonato di calcio in un'area di circa 3 km2, dette anche Shi Bu Zhi (fiori che crescono) che hanno prodotto nei millenni una serie di piscine tondeggianti comunicanti che occupano tutto il fianco di una collina alle pendici del massiccio della Haba Shan (ingresso gratis per gli over 60). Sono a 100 km da ShangriLa verso sud seguendo l'itinerario più comodo per procedere poi verso le Liping Gorges e successivamente a Li Jiang. E' un itinerario classico attraverso una strada di montagna (passi attorno ai 4000m.) con bellissimi panoramiche gira attorno al massiccio della Ha Ba Shan. Eventualmente ci si può fermare per effettuare trekking nel parco o per scalare la montagna stessa. Questa valle è popolata dalla minoranza Naxi nota per la antica cultura Dongba. La zona è molto turistica. Calcolate almeno 2/3 ore per la visita attraverso un percorso quasi obbligato fatto di scalinate di legno che percorrono tutta l'area, intorno e che la attraversano evitando il calpestio che rovinerebbe le formazioni, dal colore della giada bianca con sfumature azzurro carico. In alcuni mesi di secca cone gennaio sono probabilmente meno suggestive. Nel periodo delle piogge estive credo anche.

Boschi



Le terrazze
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Il passo



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