lunedì 27 gennaio 2020

Cina 38 - Shu He e Bai Sha


Shu He

Bambini in gita
Dando un'occhiata al web, leggo in un blog che, se è vero che Lijiang è sovraccarica di turisti, basta spostarsi di quattro o cinque chilometri nella vicina Shu He e si ritrova la pace e l'autenticità dello Yunnan di altri tempi. Si tratta di un pezzo scritto tre o quattro anni fa al massimo. Ebbene la realtà odierna ti fa capire la velocità a cui marcia la Cina, cosa confermata anche dalle realtà più serie come la capacità di costruire, nell'emergenza dell'epidemia che sta facendo tremare il mondo, un ospedale in dieci giorni. Shuhe è un delizioso paesino trasformato in parco tematico, con tanto di biglietteria all'ingresso (50 Y, salvo anziani) con le sue case antiche immerse tra verdi giardini, corsi d'acqua gorgogliante, sorgenti e boschetti, che lasciano spazio a piccoli orti familiari e templi di pietra nascosti tra i canneti sul fianco della collina. Obiettivamente, schivata la parte centrale dei locali e dei ristorantini, dove per altro si mangiano degli ottimo ravioli (una porzione di 20 a meno di 20 Y), trovi un sacco di posticini che si possono definire quasi solitari dove ti sembra davvero di tornare in un tempo passato, complice il fatto che non transitano mezzi a motore, anche questo paese infatti è chiuso al traffico. Davanti al tempio, scorre il fiumicello; acque limpidissime e immagino gelate che scendono dal Drago di giada. Le rive qui sono piene di verde, arbusti fitti e salici i cui rami si piegano ad accarezzare l'acqua. Tra la vegetazione angolini che guardano il fiume con minuscoli sedili in pietra. Mentre mi godo l'atmosfera ecco in un angolo quasi nascosto, una figura presa di peso da un rotolo di pittura Qin. Una ragazza, bellissima, il volto appena piegato di lato, guarda il cielo con occhio languido e perso nel vuoto.

Anziano
La sposa
E' avvolta in una nuvola bianca che ne sfuma i contorni, come se il pennello che l'ha tratteggiata avesse volutamente lasciato nella terra dell'incertezza, la definizione della figura. E' un abito bianco, leggero, che scende abbondante, coprendola completamente, dal quale spunta soltanto la punta intrigante di una scarpetta rosa. Una coroncina semplice di roselline ne incornicia il capo. Ma non è né un dipinto, né una statua, come si vede non appena si muove leggera e muta la sua posizione, sotto i comandi di due giannizzeri che la martellano di clik dall'altra parte della roggia. Uno sostiene anche un grande specchio per convergerle la luce sul viso, l'altro suggerisce i lievi spostamenti necessari a rendere la sua posizione, più leggiadra e sognante. Il servizio fotografico per il matrimonio, ha evidentemente raggiunto una importanza notevole tra le giovani coppie cinesi, almeno a vedere la supposta professionalità che viene messa in campo. Il ritorno alla realtà lo vedi dalla posizione cosiddetta dei cabbasisi tritati, che manifesta invece lo sposo in un completo nocciola, che gli stringe un po' troppo la pancia incipiente da amante della birra e le scarpe a punta, strette anch'esse, che di certo gli fanno male, almeno al vedere come se le massaggia di tanto in tanto nel mentre che la sposa, vero centro dell'interesse collettivo procede nel servizio. Si vede bene che non ne può proprio più e non aspetta altro che il segnale di fine lavori per andarsi a fare un piatto di ravioli. 

L'altra sposa 
Bai Sha
Frantumata la mia visione onirica dalla dura realtà, mi sposto nel giardino vicino, ma anche qui su una panchina tra alberi dal tronco secolare, mi trovo al fianco di una altra sposa, che però ha decisamente terminato l'impegno, almeno a giudicare dalla posa spaparanzata, il grande vestito banco col pizzo trasparente sollevato che mostra impudiche estremità. Che le giovani cinesi abbiano ormai mutato la loro decisa avversione a mostrare i piedi, da sempre considerati il vero baluardo della femminile sessualità, l'ultimo argine prima della definitiva perdita della purezza? A corte si poteva lasciar correre anche qualche pizzicotto su una chiappa formosa, ma sfiorare una scarpetta facendo finta di raccogliere un fazzoletto fortunosamente caduto tra le gonne della bella, era considerato un affronto inaccettabile oppure, se ignorato o peggio accolto di sottecchi con uno sbattere di ciglia, un cedimento alla lussuria più totale. La nostra invece sta compitando sul telefonino; tanto per capirci, i tempi cambiano. Anche il paese vicino, Bai Sha (白沙- Sabbie bianche) è piacevolissimo; questo sì con poca gente in giro anche se i residenti o presunti tali, hanno tutte attività legate al possibile e sperato prossimo afflusso turistico. Però qui puoi passeggiare tranquillamente per le vie del paese gustandoti le vecchie case in parte in pietra, in parte in legno, attraversare l'arco all'incrocio delle due vie principale con le pareti dipinte a colori vivaci. Davanti agli usci delle case solamente qualche anziano, le donne infagottate in giacconi di piumino, gli uomini col cappello a tesa larga, qualcuno con qualche bella giacca di raso e damasco. 

Black dragon pool
In una casa antica, una famiglia di artigiani lavora con grande abilità rami ed ottoni, battendo con una serie di specifici strumenti costruiti da loro stessi a seconda dello specifico utilizzo, le lastre che, tagliate, incurvate e ribattute fino allo stremo, danno vita ad oggetti, contenitori, piatti, cuccume dalle forme particolarmente eleganti. E' tutto un ticchettare di martelli dalle dimensioni diverse su piccole incudini dalle corna rivolte verso l'alto, ognuna adibita ad una speciale funzione, ad una forma finale differente e specifica. I ragazzi sono entusiasti del mio interesse e vogliono mostrarmi i risultati delle differenti tecniche e gli oggetti che ne derivano. Alle pareti, centinaia di contenitori ed altri pezzi ornamentali già finiti in attesa del mercato, mostrano la loro bellezza. Più avanti in una grande casa stanno preparando invece tutta una serie di festoni rossi che attraversano il cortile. Si adorna la casa, nei prossimi giorni ci sarà un matrimonio e qui verranno accolti molti ospiti per il banchetto nuziale. Qualcuno sta incollando strisce di carta ai battenti delle porte recanti scritte bene auguranti per gli sposi. Le donne saranno di certo tutte in costume, gli uomini con i vestiti della festa, solo gli sposi, probabilmente saranno vestiti alla moda occidentale che ormai è di rigore per questo momento della vita. Troppi telefilm americani direte voi, ma questa è la globalizzazione, anche se nell'angolo del cortile si apprestano i pentoloni dove bollire il maiale. 

Scimmia senza naso
In fondo alla via, il massiccio del Drago di giada mostra, tra le tegole ricurve dei tetti, la cima principale bianca di neve a dominare la valle. Una decina di chilometri ed eccoci di nuovo a Lijiang. Il nostro autista mette a frutto il tempo passato con noi facendo esercizio con il suo inglese ancora basico. Apple lo corregge puntigliosamente, lui ride a più non posso, la pronuncia lo impaccia, la prof direbbe, è intelligente ma non si applica. Ci lascia al parco della Black Dragon Pool, che visto il sole, così raro in questo giorni, offre una luce bellissima accoppiata alle scene da cartolina del laghetto con le pagode che vi si specchiano. E' ormai pomeriggio e non ci sono più i gruppi che si esercitano nelle danze o negli stage di ginnastica e di respirazione ed anche i visitatori non sono numerosi; nel bel tempio della collina, siamo addirittura da soli, vai a lamentarti poi. Tra gli alberi riesci addirittura a vedere qualcuna delle famose scimmie senza naso, una specificità dello Yunnan. Qualche anziana in costume Naxi, un'ampia gonna bianca plissettata con una bordura azzurra e le fasce incrociate sul petto attraversa il ponticello andando verso l'antica pagoda al centro del laghetto. Rami secchi di alberi ormai morti si allungano sull'acqua come dita nere e contorte. Il vicino museo, racconta nei dettagli la cultura della minoranza Naxi, i costumi, gli oggetti di culto e le cerimonie religiose, i libri e la lingua, almeno quei pochi che la furia della rivoluzione culturale non ha distrutto al suo passaggio.

Intervista
Quando torniamo nel centro è quasi buio e seduto nella piazza in attesa di uno sperato boccone, vengo circondato da un gruppetto di ragazzini in uniforme scolastica a cui non pare vero di avere incontrato un naso lungo da intervistare. Stanno facendo un lavoro per la scuola e si sono accuratamente preparati una serie di domande da rivolgere ai turisti. Il tema è lo stato ecologico della città, evidentemente l'argomento è piuttosto sentito, ed i ragazzini sfogano il loro inglese più accurato, capiscono benissimo le mie risposte, cosa già non facile e riportano diligentemente sul quaderno il mio pippozzo di frasi fatte e di encomio per la cura con cui la città viene conservata. Di certo prenderanno un bel voto e punteggi di merito in quella che dovrebbe essere la pagella del bravo cittadino che sembra, il governo compili per ognuno, tanto per capire chi sta dalla parte giusta e non creerà problemi a lungo andare. Nel gruppo qualche discolo che ridacchia alle spalle dei più diligenti, di certo c'è. Le solite pecore nere che poi approfitteranno del risultato del lavoro di gruppo beneficiando della fatica dei migliori. Niente di nuovo sotto il sole, considerando che, come al solito le ragazzine sono quelle più attente e che più si danno da fare. Quando ci lasciano liberi, cala la sera ed è giusto l'ora di buttare giù un boccone. Niente di meglio della solita spaghetteria che li fa sul momento a 30 Y la porzione, cosa che è sempre uno spettacolo mirabile. Di certo li facevano in questo modo anche quando era passato Marco Polo, sarà lui che li ha portati in Italia? Non lo sapremo mai di certo, ma proprio nella piazza, nel negozio di fianco hanno messo invece un robot antropomorfo che serve le bevande più varie, dalla Coca Cola alla birra.

Negozio di thé
Noi ci facciamo invece un succo di melograno (20 Y), che è di stagione e a km zero. Sembra che faccia anche delle battute simpatiche e dica spiritosaggini varie prima di fare il conto, perché gli avventori, prima di prendere il bicchiere cortesemente sporto e pagare con un tocco sul telefonino, sghignazzano tra di loro. I tempi cambiano, ma come la prenderebbe il nostro Marco, catapultato da queste parti adesso? Facciamo quattro passi ed ecco un poco più in su nella via principale, i gabinetti pubblici, santa istituzione certamente, ma anche qui devi rimanere attonito, prima di entrare, osservando un lungo display dai led colorati, che mostra la suddivisione di sesso, l'ubicazione dei vari stanzini contrassegnati da icone che mostrano la chiara posizione, che illustra se trattasi di turche o wc, rossi o verdi a seconda se siano o no occupati e vari dati, come temperatura e, umidità, ppm di polveri sottili!?! Gli orinatoi poi, di design ovviamente, portano al centro il disegnino di una mosca o altro insetto. Pare che l'ansia di centrarlo riduca del 40% le operazioni di pulizia. I negozi si susseguono colorati e ricchi di luci, sia che offrano souvenir o oggetti utili, vestiti, cappelli e cibarie di ogni tipo. Le sale da thé la fanno da padrone. Qui puoi gustare il famoso Pu'er, le foglioline fermentate dal gusto particolare, che possono essere addirittura vecchie di cento anni, o almeno così c'è scritto sul pacchetto. Sulla piazza intanto  sono partite le solite danze. La folla dei turisti si presta alla partecipazione e la festa comincia. Le stradine intorno allora, diventano buie e solitarie e mentre torni in albergo l'atmosfera che ti circonda torna ad essere quella di 800 anni fa.

Il display del cesso



Il tempio della collina
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Donna Naxi






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