Anche quest’anno l’estate è cominciata e io ho scavallato alla fine di giugno la metà delle mie ferie annuali, apprestandomi a fare l’altra metà che come è giusto finiranno il 31 dicembre. Ora non vorrei che questa mia esternazione suonasse come irrisoria verso chi mi sta pagando la pensione, ma dovete mettere in conto che, di contro, io, se è pur vero che non alzo più paglia e anche l’altro muscolo, quello ormai piccolino che sta dentro il cranio, lo uso assai poco, devo subirmi e sopportarmi una veneranda età, che mi opprime assai di più che se dovessi alzarmi ogni giorno con l’incubo (perché di incubo si tratta, lo comprendo benissimo) di dovermi recare a compiere un lavoro purchessia. Insomma rivendico il mio diritto al riposo temporaneo che spero duri ancora un poco prima di quello eterno, quantomeno il più possibile. Comunque eccomi qua nella mia sede di ozi estivi a guardare un cielo niente affatto limpido e blu come di solito ci si aspetta in questo mese, su per le valli piemontesi e a subire quello che invece, almeno per me, è un freddo porco, che mi fa intirizzire come non mai, non appena cala la sera e, bello avvolto in un pesante giaccone di pile, mi rintano a mettere sotto i denti qualche rimasuglio di cena in attesa che cali la notte per infilarmi velocemente sotto pesanti coperte, non avendo assolutamente voglia di accendere la stufa o far fumare camini, che vi assicuro, ci starebbero tutti, ad onta di quanto vanno blaterando i perennemente accaldati, che corrono qui a ripararsi dai caldi estivi, che tuttavia quest’anno non sembrano ancora apparire all’orizzonte.
Per fortuna per carità. Non starà mica per cominciare un’altra piccola era glaciale? Questo mi sembra uno di quegli anni di una volta, primavera mutevolissima e capricciosa, piogge a gogo e estate non troppo calda e anzi bella fresca in montagna. Va bene, una pausa ci sta pure, visto che il niño non promette niente di buono, anzi per il futuro prossimo sono previsti sfracelli e caldo da fornace, tanto quassù ci consoliamo lo stesso con gnocchi alla bava, polenta con la fonduta e cinghiale in civet. Va bene. Prendiamola come viene, tanto non possiamo farci niente e godiamo del fato che siamo già stati fortunati a nascere nel paese giusto e a non dover scegliere se essere ammazzati direttamente in casa o se dobbiamo rischiare di morire affogati attraversando un qualche mare per andare a farci fare schiavi da qualche altra parte. Qui, dai monti regno di Cozio, vi certifico invece che è tutto tranquillo, tutto tace e anzi, pare non ci sia neppure l’afflusso atteso di turisti che invece convergeva da queste parti negli ultimi due anni. Tutti al mare? Può darsi. Vedremo nei prossimi giorni, caso mai vi terrò informati. Adesso vado a sdraiarmi un attimo sperando che non piova. Eventualmente ci sentiamo domani.
2 commenti:
Bellissima foto.buona serata.
Bon programme pour des vacances réussies !
jac.
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