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| Le mura di Khiva - Uzbekistan - ottobre 2025 - (foto T. Sofi) |
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| Complesso Islam Khoja - |
Le ombre della sera sono ormai scese sulla città, le bancarelle sono entrate in una sorta di stand by, visto che la massa dei turisti si è rifugiata negli alberghi, visto che il tramonto non è stato della stessa smagliante luminosità di quello della sera precedente. Verso le 19, rientriamo dentro le mura per cenare. Eldor ci ha consigliato un ristorante di cui si dice un gran bene, vicino al complesso Islam Khoja, ma ahimè, è tutto pieno, segno che forse è effettivamente valido come si dice, così ci dirottiamo sullo stesso di ieri sera, anche questo molto frequentato, ma dove un bel piatto di shashlik non te lo negano mai e alla fine è sempre un bel mangiare. In effetti se siete amanti della carne, lo spiedino, piatto che puoi trovare dai Balcani al Caucaso e a tutta l'Asia centrale, non delude mai. L'impero russo ha contribuito a farlo diventare piatto comune a tutta questa vastissima area e credo che a questa popolarità abbia contribuito anche quella che è senza dubbio la sua facilità di preparazione e la stessa accezione del nome declinato dovunque in russo, ha finito per sostituire tutte le altre denominazioni locali. In questa area, il piatto ha assunto la classica forma di almeno tre spiedi formati da bei bocconi di carne, teneri e succosi, sempre cotti in maniera corretta, non troppo, né troppo poco, con una giusta miscela di grasso che la rendono sempre gustosa e saporita e che vanno davvero giù volentieri, accompagnati generalmente da verdure grigliate, insalate o patate.
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| Il treno per il Kazakistan |
Li trovi di manzo, pollo o montone, una carne che da queste parti ha una sua decisa 'prevalenza e che vi consiglierei comunque di assaggiare, perché qui è in assoluto una delle migliori del mondo. Alla fine la carne è sempre un cibo ben digeribile e che non appesantisce più di tanto. Per noi rimane un'ultima passeggiata nelle strade illuminate che ci lascerà il ricordo di una città dal fascino antico, passaggio centrale della più importante via del passato e che forse tende a voler ricalcare questa preminenza anche nel presente. In realtà percorriamo i vicoli che ci separano dal nostro albergo, intabarrati nelle nostre scarse protezioni, visto che la temperatura è scesa attorno ai 10°C ed il vento che arriva dal deserto è sempre piuttosto tagliente e fastidioso e riuscire a rifugiarci nelle nostre camere diventa alla fine molto piacevole. Al mattino invece il sole fa di nuovo capolino e l'ambiente riscalda subito e verso le 9 saliamo sul nostro mezzo per le almeno sei orette che ci saranno necessarie a percorrere gli oltre 400 km che ci separano da Bukara. Mentre il pulmino lascia l'albergo, le straordinarie mura di Khiva sfilano alla nostra sinistra, quasi facessero fatica a lasciarci andare, come se ancora per un poco volessero rimanere a farci compagnia a ricordarci questa terra, oggi in fondo così poco conosciuta e valutata e che invece, oltre ad essere stata così importante nella geopolitica del mondo allora conosciuto per almeno mille anni, è stata terra di elezione e di nascita di sapienti straordinari.
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| Ponte sull'Amu Darya |
Sono proprio quelli, da noi praticamente misconosciuti, che proprio durante i periodi più bui del nostro Occidente, quelli nei quali il sapere del nostro passato glorioso, stava per cadere in un baratro culturale senza precedenti, che avrebbero potuto far regredire la nostra civiltà, fino a farla forse ricominciare da capo (non è quindi solamente da oggi che l'Europa entra in una fase di decadenza), hanno saputo conservare, mantenere e soprattutto portare avanti quei saperi fondamentali per la nostra civiltà che. arrivati poi di ritorno fino a noi, sono stati la base per la prosecuzione della nostra civiltà. Difficilmente si ricorda oppure addirittura si conosce, che questa terra ha dato i natali e la formazione ad molti studiosi di straordinaria importanza. Vorrei solamente ricordare, tra i moltissimi, Al - Khwarizmi, nato a Khiva nel 780, che ha dato il nome alla parola Algoritmo, tanto per dirne una, coi suoi testi di algebra (con le indicazioni per la soluzione delle equazioni lineari e di secondo grado), astronomia, matematica e cartografia (misurò la circonferenza della terra!), per non parlare di Avicenna, famoso nella medicina, filosofo e scienziato, Al - Biruni, scienziato ed astronomo e Al - Ferghani, autore di trattati enciclopedici, solo per citarne alcuni, tutti nati ai bordi di questi deserti, dove le grandi scuole presenti sono riuscite a mantenere vivo il sapere umano durante quel secoli.
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| L'Amu Darya |
Per non parlare naturalmente dei giganti della poesia come Firuz, Alisher Navoi, padre della letteratura uzbeka, Babur e del gigante Ommar Khayyam, figura iconica talmente iconizzata per le sue immortali quartine, da essere considerata da alcuni studiosi addirittura mai esistito. Ma magari di costoro parleremo ancora, mentre ormai fuori città percorriamo questo corridoio di terra parzialmente fertile al confine col vicino Turkmenistan, resa irrigua e quindi molto utilizzata a fini agricoli, grazie alle acque deviate dell'Amu Darya, evento che come ho già detto è stato alla base delle tragedia ecologica della scomparsa del lago di Aral. Qui tuttavia l'agricoltura sembra adesso piuttosto fiorente, con enormi campi di cotone sul punto della raccolta e contemporaneamente campi di cereali, ma anche risaie e frutteti senza fine. La strada continua a correre lungo il confine e dalle colline che percorriamo, abbiamo una vista magnifica della grande valle dell'Amu Darya, che corre in questa zona proprio segnando questo confine naturale dell'Asia. E' un nastro sottile, ma che la distanza ed i raggi del sole cambia a seconda del riflesso, da blu acceso ad un percorso d'argento quasi immobile. Rimaniamo fermi a lungo a quello che risulta essere un passaggio a livello fondamentale della ferrovia transfrontaliera che congiunge il Turkmenistan al Kazakistan, attraversando per lo stretto l'intero Uzbekistan e congiungersi poi a quella Transiberiana storica che un tempo fungeva da spina dorsale fondamentale dell'ex impero russo.
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| La bandiera uzbeka |
Attualmente di certo più praticamente è diventata parte del colossale progetto ferroviario, ideato dalla Cina per perseguire il suo piano di Nuova Via della Seta, che di certo rivoluzionerebbe la facilità degli scambi Asia-Europa. Infine arriva il treno, un merci lunghissimo con qualche vagone passeggeri, di cui perdo subito il conto dei vagoni che non esiterei a conteggiare a centinaia. Il passaggio di questo mezzo con il suo sferragliare veloce ed implacabile, ha un che di emblematico, una dimostrazione di forte presenza, di dichiarazione della importanza che questi paesi cominciano ad avere nello scacchiere geopolitico di questa parte di mondo, che per qualcuno poco informato, appartengono ancora a quel gruppo di paesotti da terzo mondo dai nomi quasi uguali, sempre confusi uno con l'altro, a causa di una loro supposta poco importanza. Quanta sottovalutazione oserei dire. Quando invece riprendiamo la strada, si scende a poco a poco dalla zona collinare, un lungo ponte di ferro scavalca l'Amu, che qui, uno dei suoi punti più stretti ha ancora un corrente rilevabile, per poi perdersi in grandi bacini tra le sabbie e poi lasciamo il fiume che scompare all'orizzonte lontano, mentre il verde della valle, lascia il posto ad un nuovo deserto quello delle Terre rosse. La terra diventa sempre più sabbiosa e pianeggiante, mentre la superficie rossastra mostra tutta una serie di piccoli monticelli, formati dalla spinta dei venti costanti che ammucchiano i granelli di sabbia attorno a piccoli arbusti aridofili, che resistono impavidi a distanze costanti, fino a formare un paesaggio uniforme e privo di speranze.
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| Pane uzbeko |
Più in là intravedi le barriere delle prime dune vere e proprie. Vero è che lungo i bordi della strada, puoi osservare tutta una serie di materiali, frammenti di foglie e cortecce di palma che rappresentano una volontà di creare barrire frangidune, nel tentativo, comune alle zone aride di molte parti del mondo, di arginare l'avanzata del deserto. Ci si ferma di tanto in tanto in locali che fungono da sorta di autogrill lungo quella che a tutti gli effetti rappresenta l'autostrada per Bukara. Si può sgranocchiare, come richiamo alla già abbondante colazione fatta alla partenza, una abbondante scelta di samsa, una specie di involtini di pane ripiene di carni e verdure, una via di mezzo tra i samosa indiani e le empanadas sudamericane, ma dal sapore asiatico e poi pane croccante ricoperto da semini di sesamo e sottaceti, melanzane e peperoni. Faccio anche un giro nello shop dove vedo una bottiglia di cognac uzbeko, visto che sono sempre curioso di assaggiare queste realtà locali che arrivano da tradizioni lontane e che hanno un loro perché. Cercheremo di fasciarla ben bene prima di metterla in valigia e non rischiare il bagno alcoolico sul nastro della restituzione dei bagagli. Poi la strada prosegue, con queste continue soste premiate, però il tempo passa e a circa 50 km dalla città il deserto termina improvvisamente per lasciare di nuovo spazio alle colture di cotone e frutteti e quando la periferia di Bukara ci accoglie è ormai quasi arrivata la sera. L'hotel è molto carino e ci diamo una passatina, prima di uscire a dare la prima occhiata alla città di notte.

SURVIVAL KIT
Ristorante Tapas - Palvan Kori St. - Khiva - Bel ristorante al centro della città murata, molto frequentato e giudicato di prezzo medio alto. Menù tradizionale dai plof agli spiedini. Calcolate comunque che un piatto di spiedini (3 grossi) che sarà sufficiente a saziarvi, va sui 100.000 S. Locale piacevole, camerieri, gentili e veloci, abituati ad una clientela esclusivamente composta di turisti internazionali. Ricordate che in genere i ristoranti chiudono verso le 22. Meglio prenotare perché sempre affollato.
Hotel Iman - Ul. Bakhauddina Nakhsbandi 75 - Bukara - Ottimo hotel, rinnovato, in struttura tradizionale. Posizione eccellente a circa 500 m dal centro storico raggiungibile a piedi. Camere di buona metratura, letti king, Grande TV, AC, riscaldamento, free Wifi, Cassaforte, buone dotazioni in bagno, phon, accappatoio. Prezzi tra i 50 e 70 € a seconda dei periodi colazioni ottime incluse. Bollitore e caffè in camera. Personale molto gentile, consigliatissimo.
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Hotel Imam
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| Mausoleo Pahlavan |
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