Oggi ho conosciuto un personaggio staordinario. Ancora una volta (quante volte!) muro e reticolati, poi il pulmann si arrrampica sulle colline della Giudea, coperte ancora per poco di pallido verde. Ancora qualche curva, poi tra gli uliveti, ecco Taybéh, l'antica Efraim dove secondo il vangelo si rifugiò Gesù. E' un villaggio arabo cristiano da duemila anni e la prima cosa che chiarisce padre Raed a chi si stupisce di trovare qui una comunità cristiana assediata dall'Islam, è proprio che loro sono stati i primi cristiani in assoluto, noi caso mai, discendiamo da popoli convertiti successivamente, e che non c'è alcun tipo di difficoltà con i vicini mussulmani, con i quali hanno convissuto pacificamente per 1300 anni. "Se in Europa avete un attrito con i musulmani, non pensate che anche qui ci siano questi problemi; i giornalisti vengono, carichi dei loro preconcetti, poi io leggo gli articoli che scrivono al loro ritorno e mi accorgo che non hanno capito niente della nostra reale situazione" insiste. Non è certo un semplice prete di frontiera, come può apparire al primo impatto, ma è stato per anni segretario del Patriarcato di Gerusalemme e conosce bene il mondo, ma ha voluto tornare qui, nel paese dove è nato e che stava morendo, economicamente strangolato dal blocco israeliano, dove gli abitanti si erano ridotti in pochi anni da 4000 a 1200 persone, obbligati ad andarsene, come i loro vicini mussulmani, per poter sopravvivere. La ricchezza del paese sono 30.000 ulivi, ma l'olio che producevano da millenni, non poteva avere mercato e lui appena giunto in paese, dove comincia a riorganizzare la scuola, viene pagato dalle famiglie con bidoni di olio che si ammucchiano in magazzino e di cui non sa cosa fare. Ma Padre Raed è molto sveglio, crede in questa terra ed in questa gente, mette in moto tutti i suoi contatti e in poco tempo riesca a fare accordi con diverse catene di supermercati francesi. Sapendo che con una minima possibilità di reddito, l'emorraggia si fermerà, crea una cooperativa locale e grazie anche a qualche aiuto che arriva, costruisce un moderno frantoio e adesso l'olio extravergine palestinese di Taybeh, profumato e delicatamente fruttato, se ne va per tutto il mondo e a poco a poco si porta dietro altro: i prodotti tradizionali dei vasai, lanciando le lampade della pace a forma di colomba con gli altri tradizionali articoli di artigianato e lo straodinario cous cous palestinese, scuro e saporito, presente in molti negozi del commercio equo e solidale (quando Israele consente che possa passare la frontiera). Così riparte la scuola (che vedete nella foto di apertura), dove ci sono più di 600 allievi, in buona parte mussulmani che arrivano dai villaggi vicini, perchè è da piccoli che comincia il rispetto dell'altro. Il coro della scuola, composto da ragazzi ebrei, cristiani e mussulmani nel 2006 ha girato l'Europa per dimostrare che alla gente interessa convivere in pace. Infine l'ultima realizzazione, la casa di riposo per anziani , funzionante da pochi mesi. L'emorraggia degli abitanti si è fermata, anche se i potenti vicini non sono molto contenti. Le iniziative fanno tutte utili e danno lavoro e reddito a decine di famiglie del paese che ne beneficia poi nella sua totalità. Tutto questo in soli cinque anni. Padre Raed (che in arabo vuol dire Pioniere) è un vulcano di iniziative, una ne pensa e l'altra finisce di realizzarla, sempre in anticipo sui tempi previsti. Ma sì avete capito, è sua l'idea della clonazione degli ulivi del Getsemani da vendere a tutto il mondo di cui ho parlato ieri, e di chi se no! E state tranquilli che ne sentirete in giro presto. Lui chiede solo di fare conoscere le sue iniziative, attirando turisti per moltiplicare i contatti. Ad un religioso che gli faceva notare che a Lourdes avevano sette milioni di turisti all'anno perchè la Madonna vi è apparsa diverse volte, lui candidamente rispondeva, che lì potevano offrire nel pacchetto non solo Lei, ma anche tutto il resto della famiglia. Naturalmente non è mica appeso al pero, è molto informatizzato come potrete vedere dando un'occhiata al suo sito http://www.taybeh.info/ , con annesso forum di discussione e negozio virtuale (eheheh, metti nel carrello!) dal quale si possono acquistare direttamente tutti i prodotti della cooperativa, dall'olio, ai saponi, agli altri prodotti di artigianato. Se gli scrivete ne sarà molto contento, perchè quello che gli interessa maggiormante è far conoscere le sue iniziative. Naturalmente potete farlo in italiano che, come ovvio, è una delle cinque o sei lingue che parla in modo assai forbito. Quale sono i suoi problemi? Ufficialmente ti dice che non è ha, poi abbassa un po' l'occhio e ti spiega che, ogni tanto, arriva un foglio che comunica che "per ragioni di sicurezza" viene requisita una collina del territorio del villaggio. In pochi mesi le ruspe e le bettoniere fanno sorgere una bella colata di villette a schiera e si insedia un gruppo di coloni ultranazionalisti, poi ci fanno un bel muro intorno, i reticolati lungo tutta una bella strada nuova che va a Gerusalemme e dalla quale non si può più passare. Così i ragazzini che venivano a scuola dal paese vicino facendo due kilometri adesso devono farne trenta. Oppura ogni tanto ti tolgono l'energia (elettrica) o ti bloccano le spedizioni di merce alla frontiera per qualche mese. Ma l'altra energia, a Padre Rael non la tolgono e lui continua a ridere e a raccontare storielle (sì è lui che diceva che i Palestinesi sono molto allegri per non morire di depressione). Mi raccomando, scrivetegli, sarà contento e magari anche voi, dopo. Noi intanto, dopo aver visto i resti della chiesetta di epoca crociata e una casa tradizionale palestinese del diciassettesimo secolo, uguale in tutto e per tutto a quelle di duemila anni fa, da cui si capiscono molto bene certe descrizioni evangeliche, altrimenti difficili da interpretare (la grotta, il bue e l'asinello e così via) riattraversiamo il muro e il filo spinato col soldato che chiede cosa siamo andati a fare di là.
sabato 28 marzo 2009
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