La serendipity è un concetto filosofico con cui si indica la possibilità di scoprire una cosa non cercata e imprevista, mentre se ne sta cercando un'altra. Il termine, però, non fa riferimento solo alla fortuna, ma a quella stessa base del famoso precetto di Pasteur: il caso favorisce la mente preparata. Mi sembra di ricordare che Ceylon, che adesso tutti chiamano Sri Lanka, fosse indicata come l’isola in cui questo concetto era più manifesto. Era uno dei luoghi più piacevoli della terra dove trascorrere la vita (da ricco ovviamente), con coste straordinarie in faccia all’Oceano e un interno dipinto con il verde smeraldo delle montagne che circondano Kandy. Dolci colline ricoperte dal tenero arbusto del thé e templi nascosti nella jungla dove giocare a rincorrere gli eroi del Ramajana. Anche lì però tutti cercano qualcosa, come i cercatori di pietre preziose, che scavano buchi nella pianura e con mezzi di fortuna, tirano su acqua e fango che setacciano con ceste artigianali alla ricerca disperata di qualche piccolo frammento che brilla, la pietrolina che rimane in fondo al mucchio, lo sperato rubino o almeno una corniola grezza o qualche cosa che dia senso alla fatica e al pericolo che di tanto in tanto, uccide qualcuno in fondo al pozzo, sepolto dal fango e dalle pietre. Forse qualcuno cercando tra il fango trova altro, magari la rabbia che ha trasformato questo luogo in terra di intolleranza, in campo di conflitto spietato, sempre basato sull’odio etnico ammantato da giustificazione religiosa, istigato ed alimentato da quelli che predicano la divisione, la separazione come soluzione, ben sapendo che è solo la fucina dell’odio e del decadimento morale ed economico di un territorio. Quando ci sono stato, non si respirava ancora il conflitto, benchè dalle parti di Trincomallee, una baia di paradiso, già si parlasse con fastidio di Tamil. Il fuoco cominciò subito dopo. Incomprensibile se rapportato alla gente incontrata, così serena apparentemente. Avevamo tardato a confermare il volo di ritorno e avevamo perso la prenotazione. L’agenzia ci informò sconsolata che i voli erano tutti pieni almeno per 30 giorni e la nostra preoccupazione prese corpo in maniera pesante. Il proprietario vedendoci così scossi, ci invitò a cena e mi disse:”Non riesco a capire il processo di pensiero di voi occidentali di fronte ad un problema. Date in escandescenze, vi disperate, non riuscite a ragionare con freddezza. Eppure se il problema si può risolvere, basta agire con cura senza motivo di avere preoccupazione. Se invece il problema non si può risolvere, non c’è ragione di avere preoccupazione, in ogni caso è un inutile dispendio di energia psichica. Andate a dormire tranquilli. Domani penseremo al da farsi”. Il giorno dopo ci accompagnò in aeroporto, parlò con il tizio del checkin, poi ci mise davanti al banchetto prima che si formasse la fila e in qualche modo riuscimmo a partire. Anch’io forse cercavo solo la bellezza a Ceylon, ma forse ho trovato anche cose che mi porto accanto nella vita e non sono inutili.
mercoledì 29 luglio 2009
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4 commenti:
bellissimo racconto...noi occidentali ne avremo bisogno a piene mani di quella filosofia...ciao, sono in partenza per la Cina...e non potevo non dirlo proprio a te
che "soffi dall'est" ^______^
Grazie e buon viaggio. divertiti e poi racconta , se hai bisogno di qualche info, se posso...
E dai un'occhiata qui:
http://ilventodellest.blogspot.com/2009/06/anatra-laccata.html
Ciao enrico, ma tu cosa mi sai dire riguardo alla pasta Latini, il grano che utilizzano.
Mi piacerebbe una tua opinione.
Anche se personalmente non è la mia pasta preferita.
Caro Walter,
Intanto ti ringrazio per la considerazione che mi mostri, chiedendomi un parere. Io non sono certo esperto, come quelli che si aggirano in altri blog più titolati che frequentiamo, ehehe... e che di certo ti potrebbero dare pareri più centrati. Inoltre non conosco questo pastificio, per cui posso solo dirti le mie impressioni su quanto dichiarano sul loro bel sito.
Mi sembra che producano 4 tipologie di pasta. Su quella "classica" non si può dire nulla se non assanggiarla per giudicare, in quanto dichiarano che è prodotta con le migliori varietà di grano duro e questo non è un parametro giudicabile. Quella al farro, è molto di moda adesso, anche se io preferisco il farro come cereale da minestra. Interessante invece la proposta di due paste monovarietali. Utilizzando quindi un solo tipo di grano duro invece della miscela che si trova generalmente sul mercato delle farine (tenendo conto che credo che la varietà più comune sia ancora oggi il Creso, ottenuta negli anni 70 per modificazione genetica tramite bombardamento con raggi gamma dal nostro istituto nazionale di ricerca). Ne propongono due tipi. Una a base di Taganroc che è una varietà di grano duro di provenienza ukraina di alta qualità, l'altra utilizzando la varietà Senatore Cappelli. Questa era una delle varietà migliori per pasta ottenuta tramite incroci all'inizio del secolo e ancora abbastanza coltivata fino all'avvento del Creso più produttivo e anche di buona qualità che per questo motivo ha avuto questo successo commerciale. Non dubito quindi che la pasta, vista la qualità buona delle farine di base sia valida, anche se ritengo che abbiano almeno pari rilevanza i metodi di produzione, (trafile, essiccazione, ecc). Mi sembra comunque una buonissima operazione di marketing per valorizzare un prodotto anche verso chi non ha grandi interessi in materia e quindi viene colpito dall'assunto : vedi ad esempio il gran battage sulle grappe monovitigno (su cui invece ho molte perplessità). capisco di non averti dato molte info, ma per il momento accontentati... e sentiamo cosa ne dicono da Dario.
Comunque come sempre in questi casi un bel test di assaggio cieco è quello che taglia la testa al toro.
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