Finamente Paularius si era deciso. Da tempo l'esomedico di Rigel IV, che consultava anche per le fluttuazioni della Borsa intergalactica, gli consigliava una revisione rigeneratrice. Oltretutto, i fastidi che aveva da tempo, si manifestavano sempre più frequentemente. Dopo infiniti tira e molla, si fece portare da due ancelle di Hort che lo accudivano amorosamente e che gli avevano addolcito la decisione, all'Hospirifugio, una piccola ma efficace struttura nell'oasi Nova. Lo presero in carico due automedics che lo rivoltarono subito come un calzino. Stereolastre in multivision, aghi in ogni parte e tubi in ogni orifizio a succhiargli liquidi e ad iniettargliene altrettanti. Invece della spuma di tacchino ripieno con aria di cipolline borettane brasate al vino di Barol, l'ultima invenzione della cucina galactomolecolare di cui andava pazzo, un brodino moscio e zambetti bolliti. Poi l'attesa, dopo che l'autoparamedical lo aveva ridotto glabro come la testa dell'imperatore prima del trapianto. Rimase a meditare nella piccola stanza anonima ed asettica in un tono giallino. Notte popolata di incubi, con un risveglio pesante per la dura giornata che lo attendeva. Giunse col trasporto nella sala verde, grato al chiacchiericcio delle ginoidi che cercavano di tirargli su il morale. Era tutto di un gradevole verde cloro, anche le leggere vesti di garze che lo avvolgevano. Lo attendevano ansiosi, pronti con aghi, biobisturi ed ogni altro strumento necessario. Lo sbigottimento durò poco e la tenue sedazione iniziale non lo rese conscio del propagarsi del fungo anestetico che si impadroniva di metà del suo corpo. Era una forma di vita primitiva scoperta su un pianeta esterno che dilagava in un attimo nell'ospitante nutrendosi del suo dolore fino all'autoeliminazione. Così rimase per tutto il tempo in uno stato di torpore mentre attorno a lui tutti si davano da fare. Gli autotubi entravavano, cercando da soli gli orifizi appropriati, visualizzavano e subito le lame entravano in funzione, dentro il suo corpo si tagliava, si resecava, si asportava, mentre sull'oloschermo sopra la sua testa scorreva la TURP(e) storia di quanto accadeva dentro di lui. Ma perchè il soffitto sembrava abbassarsi così tanto, quasi a schiacciarlo? Poi, d'un tratto, tutto finì e fu teletrasportato alla cameretta, dove già lo attendeva un altro compagno di sventura, che veniva dalle colline vicine, preparato anch'egli per essere trattato allo stesso modo il giorno successivo. Altri aghi, tubi e mille diavolerie si aggiunsero per aumentare la dura prova. Paularius era un paziente particolarmente fastidioso. Non sopportava quasi nulla. Il caldo, il freddo, la sete, una soglia del dolore talmente bassa da farlo impallidire alla semplice esibizione di una siringa. Per qualche giorno si rese insopportabile a tutte le autoparams che si affacendavano attorno a lui cercando di accontentarlo, pigolando gentili. All'ennesima esibizione di dolori atroci che gli sconvolgevano l'apparato offeso, una ginoide dagli occhi di ghiaccio, arrivò di corsa con in mano orribili strumenti su cui campeggiava un siringone succhiatore autoregolante e a lui che terrorizzato fu messo in posizione totalmente esposta, chiedendo disperato e chioccio: "Cosa mi sta facendo?", rispose con voce roca e ammiccante: "Una cosa che non si potrà mai più dimenticare" e la siringa affondò il suo ago nell'orifizio cominciando il lavaggio interno. Giunse il giorno fatale dell'estrazione dei tubi. Boban di Andromeda cercava di calmarlo, ma non era facile. Ancora occhi fatati ed allusivi, ancora mani delicate in azione; paralizzato dal terrore sentì solo:"Respiri profondamente" poi il tubo cosparso dai microcoaguli dei suoi liquidi vitali rinsecchiti, venne strappato d'un colpo. Un dolce sentore di cartavetro tipo zero che sturò le sue delicatissime mucose interne, lasciandolo ad un altra giornata di lamentele sul bruciore insopportabile, dalla soddisfazione liberatoria, seguita da grandi grida di soddisfazione per i risultati raggiunti e comparati assieme al compare di letto. Insomma il tormento e l'estasi e compagnia bella. Quando finamente lo rilasciarono, se ne tornò a casa sotto il cielo infuocato tendente al cyano dell'estate di Surakhis, pronto a rendere la vita difficile a quanti gli sarebbero stati vicini nei giorni successivi, anche se quasi tutta la servitù era stata mandata in vacanza per evitare le lamentele sicure dei Morigeratores, che non aspettavano altro. In una bella busta bianca aveva con sé tutti i risultati degli esami. Promosso, dunque e con la Minzione Onorevole!
mercoledì 8 luglio 2009
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Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!
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4 commenti:
Minchia (è proprio il caso di dirlo!), povero Paularius! Immagino bruci ancora!
e parecchio, vuol dire che se lo sarà meritato nelle sue vite precedenti, comunque è circondato da una schiera di ancelle che gli leniranno le ferite.
Sono tornato in circolazione dopo oltre una settimana di non-cazzeggio bloggistico e scopro che l'Enrico c'ha un pallino in un'ala...
Oh, auguri ritardati ma sinceri.
Dottordivago
caro doc più che in un'ala è un po' più in giù anche se sempre di ornitologia si tratta. Auguri graditi ma non ti preoccupare ne sono quasi fuori, anche se vorrei fare il convalescente coccolato per un bel po', ehehehe
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