sabato 31 ottobre 2009
Il dubbio.
Stamattina sono offuscato dal dubbio. Sarà la nebbia novembrina che sale e che fa sembrare tutte le macchine grigie metallizzate, chissà. Fatto è che l'altro giorno leggevo il mio giornale preferito, quando ho scorto un articolo che parlava di una cosa che, per esperienze passate di lavoro, conoscevo benissimo; mi ci sono subito attaccato come una cozza. Il giornalista non sembrava uno sprovveduto, anzi pareva una penna di taglio alto, scriveva usando con perizia l'arma dell'ironia, usando con abilità l'arma dialettica per demolire con sarcasmo duro e mordace un ente, indicato evidentemente come inutile. Tutto, dal nome stesso, alla sua presunta attività, veniva con intelligenza usato in questa opera utile di demolizione. Ebbene, conoscendo bene l'argomento dall'interno, raramente mi è capitato di leggere tutte assieme una tale sfilata di inesattezze, di castronerie validate, di cattiveria inutile e sfregiante, il tutto volto a dimostrare un teorema che non ha nessuna attinenza con la realtà. Ci sono rimasto male. A cosa può essere dovuto un livore così gratuito e degno di miglior causa? Così mi sono venuti alla mente casi analoghi che mi erano accaduti anni fa, proprio nell'esame di situazioni che conoscevo bene, quando era in atto la campagna di stampa per l'abolizione dell'atrazina, quando sui giornali a firma di penne che si dichiaravano competenti della materia, si leggevano cose talmente travisate o addirittura contrarie ad ogni logica, da denunciare una totale incompetenza del settore. Quasi che, con un disegno ben preciso, si incaricasse un abile scrittore di parlar male del sarchiapone. Ricordo l'unica mia esperienza diretta, quando un sedicente giornalista, che mi aveva intervistato a riguardo dell'andamento della produzione agricola del momento, pubblicò un pezzo che diceva esattamente il contrario di quanto da me dichiarato e interpellato su come avesse completamente rivoltato il mio pensiero, mi rispose: - Sa, sul giornale, noi dobbiamo dare un po' di colore alle cose per interessare i lettori.- Questo è il punto e qui nasce il dubbio. Ma allora, in tutti quei casi in cui l'argomento mi è sconosciuto, quindi nella maggior parte dei casi in cui si parla di cose in cui ho solo una conoscenza superficiale e che in base a fior di articoli, mi indigno, prendo parte psicologica a quanto viene raccontato e parteggio o in cui, grazie a quanto scritto, darei in testa agli infami, ebbene, ma non sarà che anche in questo caso negli articoli suddetti ci sono solo mari di scemenze gratuite, cose false e senza costrutto, buttate lì solo per fare colore o come esercizio di capacità retorica. Ricordo che alla scuola retorica di Atene, passava l'esame solo chi, data una tesi convinceva gli esaminatori e appena questi si dichiaravano d'accordo con l'assunto, doveva essere dimostrato esattamente l'opposto. Solo allora si veniva promossi. Mi dicono esperti in vari rami, medici, tecnici e così via, che quando leggono di cose in cui si ritengono esperti non riescono a capacitarsi delle scemenze che ci trovano. Ma se fosse davvero tutto così, se questa fosse la realtà globale del giornalismo, specie di quello alto, delle penne di qualità? Che dubbio, raga!
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9 commenti:
Molto frequentemente è così!
Dal giornalista puoi cercare di avere una copia scritta dell'intervista, prima della pubblicazione (non facile), ma hai nessun controllo sul Titolista (pare che nemmeno il giornalista riesca ad influenzare il titolo del suo pezzo) e nel titolo si riversa la maggior parte "del colore" del pezzo.
Forse leggiamo solo i giornali che dicono quello che amiamo sentirci dire.
"Non so se quello che Lei dice è vero, ma sono completamente d'accordo con Lei"
la mia esperienza e' identica: ogni volta che l'articolo (o il servizio televisivo, o radiofonico...) racconta di cose che consoco bene, c rimango malissimo. Nei casi migliori superficialità e luoghi comuni a vagonate, negli altri lasciamo perdere...
E cmq like ad Antonio
Ecco perche' neanche i blog ci salveranno!
rCaro Enrico,purtroppo è proprio cosi.Condivido pienamente le tue considerazioni e ho avuto una esperienza analoga alla tua quando alcuni giornalisti di testate diverse e concorrenti mi intervistavano ripetutamente circa l'utilizzo di mondine di origine cinese per la monda del riso selvatico"crodo".Chiedevano l'intervista perchè pensavano che si trattasse delle sostitute di Silvana Mangano del famoso film "riso amaro". dopo circa 40-50 minuti di intervista nella quale ripetutamente spiegavo al giornalista che con le mondine di riso amaro le mondine cinesi non avavano nulla in comune perchè facevano due lavori completamente diversi. Il lavoro della Mangano oggi è completamente svolto(benissimo)dagli erbicidi.Le mondine cinesi oggi fanno un'altra cosa.Dopo qualche giorno leggevi l'articolo, magari corredato di foto che iniziava puntualmente ECCO LE EREDI DI SILVANA MANGANO
ENRICO BO ELOGIA I GIORNALISTI
In un articolo sul suo blog, Enrico Bo dichiara la sua stima per i giornalisti, che definisce "penne d'alto taglio", che scrivono "usando con perizia l'arma dell'ironia". Le critiche alla categoria sarebbero, per il noto libero pensatore e tuttologo, "scemenze gratuite"; Bo mette in evidenza come contro di essa sono state dette "una tale sfilata di inesattezze, di castronerie validate, di cattiveria inutile e sfregianti, il tutto volto a dimostrare un teorema che non ha nessuna attinenza con la realtà".
Ansa, 32 ottobre 2009
Confermo la tua sensazione.
Per una serie di coincidenze, sono abbastanza ferrato in alcune materie che spesso balzano all'onore della cronaca: informatica, traffici marittimi, subacquea... quasi ogni volta che leggo articoli di "approfondimento" su testate generaliste, mi cascano le braccia. Senza parlare dei luoghi comuni orami abusati, e delle frasi fatte: "il giovane, sulla sua moto di GROSSA cilindrata..." ed ecco creato un bello stereotipo, anche se si trattava di un quarantenne a bordo di uno scooter 150.
Mi associo mi associo....
Non so se davvero il giornalismo è tutto così, ma il *dubbio* non può che essere ....atroce! :-)
Conviene assumere sempre un comportamento "critico" verso ciò che si legge su stampa, si ascolta in Tv ... e anche su Internet! Nel campo divulgazione scientifica poi.... bufale a iosa :-(
g
ohimè, più che un dubbio, mi sembra una certezza...
Il dubbio se mai è un altro: abbiamo qualche minima possibilità di capire qualcosa delle cose che non gestiamo direttamente? Affogati da un'informazione onnipresente non siamo diversi dai nostri predecessori dei secoli passati; ma almeno loro erano consci di non sapere i fatti che avvenivano fuori del loro ambito.
Carissimo Enrico,
che dire?
E' bellissimo leggere i tuoi racconti!!!
Anche le considerazioni sui giornalisti (e non giornalismo naturalmente) sono un bel racconto, perchè presenti tutto in un alone di distaccata ironia, magari un pò melanconica, però con i piedi per terra e il cervello più in alto, non dico in cielo (riservato agli Ognissanti), ma almeno nella stratosfera, dove magari sei finito passando per il buco dell'ozono.
Perchè non commento negli spazi consentiti?
Perchè non mi piacciono gli spazi dove parcheggiare con il foglietto gratta e ricordati quando finisce il tempo.
Ma soprattutto perchè - quando apro il tuo sito - mi manca il tempo per concentrarmi su un bel commento.
Il che è un gravissimo errore. Già, perchè si perde il bello della diretta e poi perchè fermarsi a pensare e a scrivere (gestualità ormai in estinzione come l'homo erectus, l'homo sapiens e l'homo sapiens di non sapere) è utilissimo.
L'homo scrivens cum ocae penna atque inclostro non tornerà mai più, neanche se gli archeologi ritroveranno qualche foglio di carta assorbente o qualche nettapenne.
Ma almeno l'homo battens super tastieram difenda, difenda, la sua libertà e la sua gioia di esprimersi con tutti i neuroni e le miocardiocellule e magari anche con le cellule della coscienza, posizionate in qualche meandro ancora sconosciuto. Comunque, gli scienziati certamente sono già alla loro ricerca, sponsorizzati da qualche multinazionale del farmaco per lanciare sul mercato il vaccino contro l'ipertrofia coscienziale.
Ma torniamo al DUNQUE.
Leggerti e scriverti è bello. E' personale. E' intimo, ma non è un pannolino.
E allora scusami se non arricchisco (modestia a parte) il tuo blog delle mie esternazioni.
Ma mi viene in mente che - se le mie righe sono anonime - VERGOGNA !!!, forse posso permetterti e permettermi di renderle pubbliche, per l'alto gradimento delle creature navicanti, ai quali potranno intenerire il core.
Stamattina ho visto un programma sull'Armenia e sullo sfondo c'era il monte Elbruss, proprio come nella tua immagine di venerdì. Armenia, "il popolo delle pietre urlanti" ha scritto un poeta.
Era destino che non potessi sfuggirti. Un destino armeno.
Mi permetto questa piccola freddura, anzi una cena fredda a Roma, per stasera, con la quale, se con lo stomaco "sto A ZERO, ARMENO CE CENO".
buon appetito
l'innominato GM
sul sole 24 ore di oggi, 10 novembre, Riccardo Chiaberge in prima pagina afferma che gli Amish sono una popolazione di origine Olandese:abitano in quella che viene chiamata Pennsylvania Dutch County. In realtà si chiama così perchè i coloni arrivati ai quali veniva chiesto in inglese da dove venivano, rispondevano, senza capire troppo bene l'inglese e nella loro lingua: Deutsch, tedeschi. Gli inglesi capirono dutch, olandesi, e da allora si chiama dutch county. Ma questo Chiaberge evidentemente non lo sa. chissà tutte le altre sciocchezze che scrivono i giornalisti e che non sono in grado di controllare.
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