lunedì 31 dicembre 2012

Auguri di fine d'anno.







Ho perso un po' la vista, molto l'udito, ma penso più di quando avevo venti anni. Il corpo faccia quello che vuole, io sono la mente. 

Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore. Nei ragionamenti del cervello c'è la logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.

R.L. Montalcini.


Credo che questo sia il migliore augurio che sia possibile fare per l'anno che sta per arrivare.


domenica 30 dicembre 2012

Lamento di fine anno.


Voglio buttare giù oggi, l'ultimo post malevolo e brontolone dell'anno, lasciando la giornata di domani solo ad un sobrio augurio di fine d'anno. E già, perché mi sono proprio stufato di sentire ogni volta che parlo con qualcuno, solo lamentele e ricerca di colpe negli altri, istituzioni in testa, le banche, le multinazionali, i politici, capri espiatori di tutti i mali del mondo (che ce la mettono tutta eh, per farsi considerare tali). Per saziare la folla bisogna trovare dei colpevoli pur che sia, come i presidi che hanno lasciato crollare le scuole non avendo previsto il terremoto e via cantando. Ci vuole un patibolo sulle piazze per permettere alle donnette di sedersi attorno a fare la maglia mentre cadono le teste (altrui) sotto la mannaia. Nessuno vuole ammettere che un paese è lo specchio di chi lo abita. Se la maggior parte dei politici, non sa fare nulla, se non rubacchiare e essere corrotti da interessati corruttori, è perché la maggioranza degli italiani è così, quantomeno in pectore e li ha eletti nella speranza di essere portata nel giro della clientela e accedere ai benefici del fieno che cade dalla greppia. Se trionfano i populismi e i guitti diventano capipopolo seguitissimi è perché tanta gente lo è, si bea della forca ed è la prima a sostenere che non bisogna pagare i debiti contratti per foraggiare lo spreco che loro per primi hanno preteso, vagheggiato e provocato da parte di chi voleva il loro consenso. Eccoli a frotte nelle farmacie a rimpinzarsi di farmaci inutili e semigratuiti, eccoli ad affollare i pronti soccorsi per un ginocchio sbucciato, eccoli in fila a pretender sgravi e gratuità nascondendosi al fisco e ancora a schiumar di rabbia non contro gli evasori, ma per la loro impossibilità di evadere a loro volta. 

Siamo quel che meritiamo. Il paese è in declino? Perché l'italiano manca di etica di fondo e ha eletto quindi chi manca di morale ed è pronto a rivotarlo in massa appena annuncia il suo ritorno, perché così sente la propria amoralità latente più giustificata e ne invidia i vantaggi. Chi se ne frega delle generazioni future; non certo ad un sindacato arroccato nel difendere l'indifendibile e incapace di guardare avanti e neppure ad una generazione di industriali, incapaci di visione, disinteressati ad innovare, che vogliono fondare le loro aziende sulla competitività che viene dalle svalutazioni successive e quindi appoggiano chi insanamente le propone e non a quella che nasce dalla creatività e dall'etica dei rapporti di lavoro. E non parlo solo degli industrialotti di basso conio che hanno fondato le loro piccole fortune, destinate ad esaurirsi nella loro generazione, lavorando nei sottoscala e sfruttando una flessibilità malata, ma anche di grosse imprese in cui si è perduto ogni ritegno e visione del futuro. Ci sono grandi aziende che fanno firmare ai neoassunti, oltre ai consueti impegni, anche un codice morale di comportamento e poi trattano i dipendenti come cespiti materiali meno importanti delle scrivanie che occupano. Alla fine non rinnovano loro i contratti a tempo (fasullo sistema che nessuno ha interesse a cambiare) comunicandoglielo a voce l'ultimo giorno di lavoro alla faccia dell'etica che propugnano a parole. Tutto questo è il fondamento del declino. Non c'è speranza? Sono tutti così? Diversi da quel capitalismo sociale che aveva fondato le sue fortune sulla valorizzazione dell'uomo? Per fortuna no. 

Leggo sulla Stampa della Cucinelli, azienda della moda, nata quasi quaranta anni fa con l'idea di colorare i maglioni, mica di fare missili spaziali. Direte sarà stata travolta dalla concorrenza delocalizzata di chi va a risparmiare un euro a testa in Vietnam. Ma no. E' più florida che mai, ha quasi triplicato l fatturato negli ultimi dieci anni (280 milioni, mica bubbole) ed esporta l'80% della sua produzione. Non si lamenta del tremendo costo del lavoro in Italia, anzi guadagna così tanto (circa il 20% nel 2011) che quest'anno ha dato un premio di produzione di 6000 euro a ciascuno dei suoi 783 dipendenti. Il suo proprietario non si lamenta del fatto che si lavori poco, che alla gente cada la penna di mano quando scocca l'ora di uscita, non guarda con occhi sognanti i precari che stanno dieci ore in azienda magari non pagati timorosi di non essere confermati, anzi alle 18 pretende che tutti se ne vadano a casa, perché se uno ha lavorato con coscienza per otto ore, ha fornito una operatività notevole e più che sufficiente ai successi dell'azienda. Guardatevi da chi dice che bisogna lavorare di più, che non basta mai, tutta gente che non ha mai lavorato davvero. Perché quello che conta è il coinvolgimento di chi lavora, il fatto di credere nell'azienda che verso di te ha un atteggiamento etico vero e ti considera come una persona e non come una cosa. Chi è soddisfatto lavora meglio, è il suo credo e poiché bisogna saper riconoscere che pure in prodotti in cui la manualità è importante, il costo del lavoro arriva a malapena al 7%,  si può retribuirlo meglio, infatti lì, gli stipendi sono del 20% superiori al contratto nazionale, senza pregiudizio degli utili. 

Guardatevi qui il suo manifesto sulla dignità del lavoro. Si può fare impresa in Italia, proprio perché il mondo è innamorato della nostra produzione e non aspetta altro che glieli proponiamo i nostri prodotti. Chiunque abbia lavorato, come me, trattando con i paesi di tutto il mondo, ha sempre avuto ben chiaro che basta dire "la mia azienda è italiana" e subito ti si spalancano le porte, poi certo tocca a te dimostrare che il tuo prodotto è valido, ma intanto sei già il primo della lista e questo è un vantaggio che tutti vorrebbero avere e che è delittuoso disperdere. Far tornare l'etica e la dignità al centro della mentalità della gente prima di tutto, isolare il furbastro che è in noi, in tutti noi e possibilmente farlo ritornare nelle fogne dell'animo dove è il suo posto naturale, è indispensabile per creare un nuovo Rinascimento di cui il nostro paese potrebbe essere promotore. E la gente deve farlo per prima cosa su sé stessa, smettendola di dire che i politici rubano e che ci sono troppe tasse e che tocca agli altri per primi dimostrare. No, cominci ognuno di noi perché come diceva Marco Aurelio prima della battaglia contro i Germani: "O miei stimati uomini, domani Roma ha bisogno di noi". Subito dopo, certamente e automaticamente non verranno più eletti gli indegni, i venditori di false promesse, i capipopolo del tutto facile e so ben io da dove cominciare. Gli imprenditori incapaci falliranno con buona pace di tutti e quelli bravi saranno più forti, come accade ogni volta che è passata la peste e forse potremmo avere davvero una nuova politica e un nuovo umanesimo.  

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Economia politica 1.

sabato 29 dicembre 2012

Considerazioni sul Tai Ji Quan 19: HĂI DĬ ZHĒN

E veniamo al movimento 19, piuttosto breve e particolare, della nostra forma 24 Yang. Il suo nome lo descrive già in modo sufficientemente chiaro. Infatti Hai Di Zhen (海底针)significa: l'ago in fondo al mare e si riferisce alla punta della mano dx (l'ago) va a colpire il punto dell'agopuntura detto appunto Il fondo del mare situato sul dorso del piede. Intanto, per maggiore diletto linguistico, vi aggiungo che la parola Mare (Hai, che è presente anche in Shang Hai, appunto Sopra il mare) è costituita dall'ideogramma di Madre e dal segno dell'Acqua (le tre goccioline a sinistra, con l'ultima che rimbalza graziosamente al suolo) per sottolineare come il Mare sia la sorgente primaria dell'acqua. Ma veniamo alla tecnica che ci vede partire dalla precedente posizione Yu Nu Chuan Suo. Il peso era al 70% sulla gamba sx (in passo Gong Bu) e dopo che la gamba dx ha compiuto un mezzo passo in avanti si sposta quasi completamente su questa, mentre la gamba sx si porta in avanti (direzione E) appoggiando solo la punta. Il torso che era diretto verso NE, viene ruotato (sempre partendo dall'anca) fino a SE per poi tornare al centro e chinarsi leggermente in avanti mantenendosi però diritto e non incurvato, anche se le spalle non devono essere tese all'indietro. 



E' questo l'unico movimento della forma in cui la colonna vertebrale non mantiene una posizione completamente eretta, ma chinata in avanti. Contemporaneamente il braccio sx passa davanti al viso e con un arco verso il basso si porta con il palmo in basso all'altezza dell'anca sx, mentre il braccio dx dopo un grande arco davanti verso il basso si porta al fianco dell'orecchio dx e quindi si dirige verso il basso in maniera rettilinea andando a colpire un punto un basso di fronte a sé (all'altezza del ginocchio) con le dita della mano diritte, palmo rivolto verso sx. Lo sguardo segue la mano sx mentre passa davanti al viso nella fase inspiratoria e la mano dx mentre va in avanti nella fase espiratoria. Il punto chiave del movimento consiste nel non abbassare la testa mantenendo la schiena diritta se pur piegata in avanti di 30/40° al termine del movimento. Il centro di gravità, pur se rimane sulla gamba dx, si sposta alla fine in piccola parte anche sulla sx. La spiegazione marziale è abbastanza chiara, il braccio sx sposta un colpo diretto al volto quindi para un altro colpo (ad es. di piede) al fianco sx, mentre la dx che para una calcio diretto al nostro ventre, colpisce poi l'avversario di fronte a noi in basso. L'esercizio svolge una particolare azione benefica sulla mobilità della spina dorsale e la sua postura oltre che rafforzare le articolazioni delle ginocchia.



Refoli spiranti da: Fundamental of Tai Ji Quan - Wen Shan Huang - S.Sky Book Co - Honk Kong -1973
Moiraghi : Tai Ji Quan - geo S.p.A. 1995
Kung Fu and Tai Ji  Bruce Tegner -Bantam book - USA - 1968
www.taiji.de
Huard - Wong . Tecniche del corpo - Mondadori Ed. 1971

venerdì 28 dicembre 2012

Mai cuntent!

La skyline di Hong Kong vista da Kowloon.
Come è mutevole la natura umana e quanto mugugnona, quella dei sedicenti anziani, poi... Soltanto ieri ad un timido alzar di temperatura rimpiangevo il gelo di nonno inverno di una Russia del passato che rivivo soltanto più nei contatti con i vecchi amici, forse anche loro barricati in qualche falansterio della periferia moscovita, a battere le mani e i piedi tra un 50 grammi di vodka e un filetto di balik, ed ecco che oggi all'ingrugnirsi del cielo e al pizzicorio rinnovato dell'aria sulla mia pelle tenera (ma forse potrebbe essere anche l'arrivo improvvido della bolletta del riscaldamento) subito mi coglie la nostalgia dell'aria calda e soffocante della baia di Hong Kong. Quanti giorni passati ad asciugarti inutilmente la fronte bagnata, la camicia che si appiccica alla pelle in modo fastidioso proprio mentre stai andando ad un incontro importante, dove sai già che la lama dell'aria condizionata ti gelerà il tessuto sulle spalle. Oppure seduto su una panca nei giardini di Kowloon, quando è ancor mattino presto e l'afa è soltanto leggera foschia spessa; tra le piante un gruppo di anziani muove le braccia nella sincronia lenta del Tai Ji; un po' più lontano sul viale una donna che ordina fiori sul selciato in attesa del primo cliente. Nella baia, vecchie giunche arrancano lente, quasi che la pesantezza dell'aria le rallentasse invece di spingerle; gli odori dell'Oriente sono ormai cosa sola con l'ambiente; respiri assieme spezia e il dolciastro odore della materia organica che al sole si corrompe in fretta. 

La stessa fretta che leggi nelle gambe della gente, sempre in corsa per non perdere l'ultima occasione, quella che fa di questa città un cuore pulsante del mondo, crogiolo vitale del gigante che sta alle sue spalle, che se la ride delle crisi in cui sa leggere solo le opportunità; che si lamenta poco, ma pensa casomai prima di trovare soluzioni piuttosto che a esporre problemi. Un caldo opprimente solo al momento in cui scendi dall'aereo, anche se adesso col nuovo aeroporto, l'aria della città la respiri solo dopo molto tempo, quando sei finalmente arrivato nelle strade strette di WenChai o a Central, fuori dalla metro e vieni invaso dalle luci e dai colori, smaglianti di giorno, rutilanti e psicotici di notte, quando tutte le insegne si accendono per affascinarti meglio. Sulla balconata di Victoria Pick, non la senti neppure più l'afa opprimente, forse la leggera brezza della cima, forse meglio, lo spettacolo che ti si para davanti, la selva di pinnacoli di questa immensa cattedrale gotica in continuo divenire, più volte data per morta e rinata, con le sue mille guglie, le sue vetrate splendenti, la tenue oscurità della foschia umida che nasconde le isole lontane, i raggi del sole che rimbalzano nello specchio della baia, oro liquido al tramonto, rosa aranciata al mattino. Una grande chiesa zeppa di fedeli del dio denaro, adoranti e immersi nella sua liturgia, senza infingimenti o distrazioni, che per estensione hanno contagiato irrimediabilmente e nelle forme più virulente, i vicini del Guang Dong e poi via via tutto il resto del Regno di Mezzo, una pandemia inarrestabile che supera barriere e confini, di cui tutti però si fanno fieri portatori e untori appassionati e che alla fin fine fa star bene tanti che prima morivano di fame. Caldo unto che avvolge tutto, frenesia umida, sudore anoressante, quanto mi mancate.


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giovedì 27 dicembre 2012

Quei bei freddi di una volta!

Gelo russo. - (f. Komaricev)

Il tempo è cambiato, le temperature si sono alzate, in montagna invece di nevicare piove, sembra quasi primavera, Monti è salito in politica. Avevano ragione i Maya, deve essere cominciata una nuova era. A testimonianza degli ultimi giorni del tempo passato, l'amico E. mi manda dalla lontana Russia questa bella foto nostalgica che illustra bene la situazione dei - 50°C, ragionevolmente comuni da quelle parti fino a pochi giorni fa. E' un grido di dolore, un amarcord dei bei tempi andati di come si stava bene quando si stava peggio. Un   momento di caduta nostalgica a ricordare una quindicina di anni fa, una fine inverno trascorsa in un vecchio palazzetto malandato e cadente a Chimkent, terra di Khazakistan. Pareva uno di quei palazzi di Beiruth dopo i bombardamenti e invece era appena finito e la mancanza di riscaldamento (era uno dei momenti più cupi della ex-URSS in default) faceva fiorire i muri interni delle case di questi cristalli malevoli, bellissimi nel racconto, ma come dita di una strega maligna che avesse lanciato il suo incantesimo mortale su una landa sfortunata. Tornano alla mente amici ormai lontani. Il gigantesco Khazako dalla faccia da Gengis Khan che cercava sempre di baciarti in bocca, generoso e semplice nel suo desiderio di creare nuove fortune, una volta a cercar di convincere la mia collega a sposare il suo protetto Almaz, un'altra a tentare di ingozzarci di latte di cammella, panacea di tutti i mali. Poi l'amico emiliano, così somigliante a Pavarotti che questo era ormai diventato il suo nome, troppo presto perduto e tanti altri ormai dispersi nella steppa ghiacciata del ricordo. Il tempo scorre in fretta e ti fa parer piacevole anche i momenti in cui ad ogni respiro sentivi una lama arrivar dritta in fondo alla gola, segno che si era ormai sotto i 25°C e lanciavi maledizioni, sognando solo di tornare a casa, mentre cercavi di rientrare al più presto in un locale riscaldato. Da allora non ho quasi mai freddo, che strano, eppure ero sempre stato un freddoloso piagnone che si ricopriva come un gatto da camino. Sarà la situazione generale che, se appena ci pensi, fa sudare.

lunedì 24 dicembre 2012

Confrontare e scegliere.

Big mac - dal web
La capacità di confrontare è forse una delle caratteristiche che contraddistinguono la specie umana dagli altri animali. Nel momento in cui una scimmia più o meno pelosa, guardò due frutti appesi ad un albero e decise di scegliere il più succoso e buono, base alle sue esperienze precedenti, ricordando i mali di pancia che le aveva procurato uno, magari più colorato nei confronti di un altro apparentemente meno bello ma più nutriente, si è probabilmente staccato un ramo di discendenza che ha diviso definitivamente quello che poi ha potuto fregiarsi del nome di Homo sapiens, appunto un animale nuovo, che ragiona, che pensa e sceglie. Ecco che questa caratteristica si è poi sempre di più affinata attraverso i millenni e ha fatto del confronto e della successiva scelta la base della nostra civiltà. L'importante è certo poter continuare a scegliere, cosa che non è consentita a tutti. A volte poi è difficile decidere, perché l'oggetto in questione, dotato di vita propria,  è diventato furbo e astuto, conscio della possibilità di essere scartato e quindi si è attrezzato con bei modi e lusinghe al fine di ingannare chi è lì, perplesso ed indeciso; ma in altri casi proprio la differenza è così tanta, così esageratamente a sfavore di una delle due parti da rendere incomprensibile il dubbio stesso. Ieri, ad esempio, che grande spettacolo. Da una parte vedere lo stereotipo stesso della serietà, della competenza e della correttezza, un mostrare insieme autorevolezza e comprensione dei problemi, saper dire le cose come stanno senza dare illusorie aspettative o nascondere le difficoltà reali che altri, colpevolmente, nella propria brama di razzia hanno provocato. 

Un mettersi a disposizione per continuare un lavoro che riesca a portare a una soluzione attraverso una strada difficile e faticosa, ma anche unica, perché non ci sono scorciatoie per arrivare ad uscire da quella stretta porticina di un inferno in cui altri, indecenti, ti hanno cacciato ed ora dan la colpa ad altri e dopo aver fatto il disastro vogliono tornare a risolverlo con le stesse armi che lo hanno provocato. Un mostrarsi credibile a quelli a cui, volente o nolente dovrai andare a chiedere, per poterli convincere a non strangolarti, perché altri hanno messo loro in mano il cappio che ti stringe il collo ed ora ti vengono a raccontare che avevano già capito tutto. Un sapersi mostrare ragionevole e non iroso verso coloro, spesso primi responsabili del disastro che ti insultano e ti deridono, ansiosi solo di ritornare alla greppia o di condurre la mandria verso inesistenti pascoli celesti. Dall'altra invece, lo squallore della continua menzogna, dell'imbonimento da piazza, dell'insistito disprezzo verso l'altro. Senti pronunciare parole come "morale" da chi le ha ormai cancellate da tempo dal suo vocabolario e non dovrebbe neppure essere autorizzato a ripeterle, vedi con orrore il siparietto della vellicazione delle prurigini più basse della plebe, odi promesse sempre uguali, alcune sempre poi disattese, altre foriere del disastro già una volta provocato eppur così ricoperte di giulebbe per apparir appetitose solo a branchi di scimmie ammaestrare a ingozzar la pancia nell'immediato. Una mancanza di vergogna che offende ad ogni richiamo alla verità, costruendo fantasiose teorie nel disperante tentativo dell'ultimo inganno. Sembra così facile scegliere, par non si ponga neppure il problema. Invece forse non è così. Tra un grasso e colorito hamburger   surgelato, malamente ricondizionato e ricoperto di mostarda, maionese e ketchup e un piatto di pasta, ceci e fagioli con un filo d'olio, qualcuno sceglie ancora il primo. Forse il genere umano sta di nuovo dividendosi in due specie diverse.

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domenica 23 dicembre 2012

Natali ansiosi.

Poca voglia di scrivere. Sarà perché siamo precipitati nel tourbillon delle feste, sarà perché fa freddo, fuori e dentro il cuore, sarà perché l'anziano vede sempre nero, al massimo grigio, sarà perché anche i preparativi stressano e la partenza si avvicina sempre di più. Chissà, sento sfrigolare la pentola degli arrosti. Ma sì, se ho voglia domani riprovo a fare gli agnolotti, visto che il primo tentativo dello scorso anni era finito ingloriosamente, ma dagli errori si può almeno imparare, quantomeno a non ripeterli e questo vale sempre, anche fuori dalla cucina! Mi raccomando. Allora vi lascio condividendo uno dei lavori del grande Gino Gemme.



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sabato 22 dicembre 2012

The day after.

dal web - Calendario Azteco (che coi Maya non c'entrano nulla).

Sembra che i maya ce l'abbiano fatta scampare. Non era la fine del mondo, ma solo l'inizio di una nuova era, dove tutto sarà diverso, tutto cambierà, tutto sarà migliore. Non pagheremo più l'IMU, si creeranno milioni di posti di lavoro, si potrà svalutare a nostro piacimento la nuova lira, i perfidi giudici saranno finalmente tacitati,  l'odiosa valchiria teutonica macropigia sarà ridotta al silenzio dal nuovo giovane principe bellicapelli,  nuovo anche lui avendo abbandonato ogni pezzo del suo vecchio corpo nella sala chirurgica e come lui tutti avranno diritto ad una nuova giovane fidanzata. Era ora, questo rinnovamento ci voleva proprio. Viva l'Italia!


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venerdì 21 dicembre 2012

Recensione: E. Hemingway - Verdi colline d'Africa.

Tenendo conto del fatto che fino al momento attuale non vedo scendere globi di fuoco dal cielo, penso sia opportuno che io proceda nei progetti che avevo in corso. A tale scopo ho ripreso in mano questo classico della letteratura americana, che non avevo mai letto. Devo dire che sono rimasto un po' deluso, non tanto dalla qualità dello scrittore, su cui ovviamente non si discute, ma il tono generale del lavoro non mi è piaciuto per niente, anzi mi ha un po' infastidito. Mi è sembrato infatti che proprio lui, il personaggio principale, che altri non è che l'autore e che quindi risulta completamente autobiografico, faccia emergere tutte le sue caratteristiche negative, non come una critica ai propri difetti, ma quasi uno spocchioso vanto, forse comune al tempo in cui di certo, certe considerazioni, oggi naturali, erano ancora bene al di là da venire. Forse era tratto comune al tempo e a quelli precedenti, che i paesi e i popoli "selvaggi" venissero etichettati come terre di conquista, popolate di uomini a cui mostrare la civiltà. Nessun sentimento di partecipazione, di com-passione, di vicinanza mentale. Predomina invece questa presunzione dell'essere superiore (forse questo sentiment era comune anche al di fuori della Germania nazista, il libro è del 36) che va a prendere, a razziare, a imporre questo suo diritto dato dalla sua prevalenza di cultura e di mezzi. 

Questo, anche verso i suoi "pari" europei o connazionali, naturalmente tutti stupidi, incapaci, insopportabili. Nelle discussioni attorno al fuoco dell'accampamento non c'è un letterato che gli si possa paragonare e così via. Nessun momento invece, di estatica meraviglia di fronte alla bellezza dei paesaggi, allo straordinario rigoglio di una natura selvatica e ricchissima, quale raramente si trova da altre parti, nessun stupore per questo continente unico, culla dell'umanità dove, forse ultimo luogo al mondo, la natura è ancora così predominante sull'uomo. Su tutto vince l'istinto della razzia, del uomo dominante che cerca l'animale, non per goderne la bellezza, ma per averlo, possederlo, ucciderlo, purché sia il più grande, il trofeo da conquistare in perenne gara col vicino di fucile che, non sia mai, ne abbia uno con le corna più grandi. Il tutto in un alternarsi di rabbia e disperazione quando la preda sfugge o non si trova o di giubilo raggiante quando la si riesce ad abbattere, unico piacere del viaggio. Sullo sfondo l'Africa, spettatrice inerte, inutile quinta di una rappresentazione di un io quasi autistico e gli altri animali, visti quasi con noia quando non sono prede interessanti. Le serate al campo dove predominano l'alcool e le fanfaronate, oltre al parlar male di tutti, atteggiamento forse molto comune nell'America del tempo e non solo. 

Forse da allora è cominciata questa considerazione della piccola importanza che ha per gli americani, il resto del pianeta. "Non si può vivere sul piano di una esaltazione come quella che avevo provato nel canneto e, all'uccidere la preda, si sente dentro una strana quiete. Quel che si prova uccidendo non si può dividere con nessuno", dice il protagonista al termine di una giornata di caccia, circondato dai trofei delle teste scuoiate di bufali e rinoceronti. Un male di vivere da annegare nella bottiglia, che la straordinaria bellezza di questo paese, che a tratti pur traspare dalle parole sprezzanti del cacciatore, interessato solo alle emozioni forti che possono arrivare dalla violenza e dalla morte (frequenti i riferimenti alla guerra di Spagna), che probabilmente aleggiava in quegli anni e che ha condotto infine al suo inevitabile finale, il conflitto mondiale. Solo nelle ultime pagine, quando l'autore ebbro dei risultati ottenuti nella caccia fortunata, ha qualche parola di ammirazione verso la bellezza selvaggia del paese che sta per lasciare. Interessante comunque per capire un epoca.


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giovedì 20 dicembre 2012

La fine del mondo!


Guardavo le previsioni del tempo per decidere se domani devo uscire con l'ombrello o le galoches da neve, invece mi trovo questa situazione anomala. Il guaio che anche ad Hong Kong hanno lo stesso forecast, mah? Cosa dite, sarà il caso di mettersi lo scolapasta in testa e aspettarsi il peggio. Il fatto è che il peggio non dovrebbe essere uguale da tutte le parti. Pare che alcuni abbiano capito la verità e si siano rifugiati in un paesino dei Pirenei che sarà misteriosamente risparmiato, altri invece si trovano a pronunciar giaculatorie davanti a robusti piatti di orecchiette e cime di rapa in un trullo delle Murge, località nota per i suoi intrecci di linee di forze sotterranee superiori. Ognuno insomma trova la sua personale via di fuga; a farsi trovare con le mani in mano non ci sta nessuno, Sono già rimasti fregati una volta da Noé, adesso non è il caso di ripetere l'errore. Dunque vai con il calendario maya che domani, se così si può dire, festeggia la fine del Baktun, chiudendo il quarto ciclo del cosiddetto Lungo computo che dura circa 5125 anni e che essendo iniziato l'11 agosto 3114 a.C., e composto di 1.172.000 giorni, avrà termine appunto domani. Oggi insomma sarebbe il 12 Baktun, 19 Katun, 19 Tun, 17 Uinal, 19 Kin e domani, inevitabilmente e improrogabilmente sarà il 13.0.0.0.0., giorno di Ahab, mese di Pop, che sarà l'inizio di un nuovo ciclo particolarmente fortunato, non si sentirà più parlare di crisi, noti personaggi che nel nefasto Baktun precedente avevano condotto alla rovina popoli e nazioni, risorgeranno e daranno la felicità a tutti con una nuova soluzione dei vecchi problemi, insomma tutto sarà risolto per il meglio. Mi sembra di averlo appunto sentito in questi giorni alla TV.

Trascuriamo il fatto che il calendario che si vede in giro nelle varie raffigurazioni che parlano dell'evento, non è il calendario Maya, ma quello Azteco, che non c'entra per nulla, anzi è completamente diverso, ma è molto ben conservato e fa dunque molta più scena. Ma sì che va bene lo stesso. Dai che non è male. Intanto già i più avveduti hanno puntato sull'evento per rinsanguare l'esangue economia, con la proposta di cene da fine del mondo, feste a soggetto e così via, perché sul gonzo è sempre bene profittare un poco. A parte il fatto che è mica vero che dappertutto le cose vanno male, il segreto è avere buoni governanti che non promettano favole e che magari con un po' di costrizione obblighino, obtorto collo, i cittadini riottosi a fare le cose necessarie, che se no uno dice che le tasse non le paga per difendersi. Ad esempio mi dice l'amico Daniele, appunto da Hong Kong, che i biechi governati di quella città, si sono fatti i conti e hanno visto che le cose non andavano tanto male e considerata la crisi, avevano addirittura un avanzo di cassa. Allora se lo sono speso in feste coi maiali (che tra l'altro lì portano fortuna e ricchezza) o con ragazze allegre? Si son comprati tartufi e quintali di lecca lecca, hanno fatto coi loro famigliari vacanze in isole da sogno? No, manco per idea, nonostante l'aura di presunta corruttela che si dice propria di quel mondo (comunque in una posizione nella specifica classifica della corruzione, migliore della nostra) hanno deciso di distribuire a tutti gli abitanti della città un assegno di 600 euro circa. così come regalo da fine del mondo. Va beh, dai, sursum corda, noi prepariamoci per domani, e comunque sembra che dappertutto abbiano già esaurito la crema protezione 50.


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mercoledì 19 dicembre 2012

Xī.

E' per me un mistero come i cinesi, che mostrano nella loro vita quotidiana, nella politica ed in generale nella loro cultura, un pragmatismo che si potrebbe definire gretto e calcolatore, abbiano in tante altre espressioni della vita una così forte tendenza alla poesia, usandola come veste esteriore per la maggior parte degli aspetti di tutti i giorni. La scrittura ne è costante esempio ed è anche uno dei motivi che rende lo studio di questa lingua così pieno di fascino, rispetto a tutte le altre. L'ideogramma di cui voglio parlare oggi, è un esempio davvero calzante di come in ogni segno si sia cercato di racchiudere un punto di vista puramente studiato per la poesia, quasi che coloro che hanno nei millenni stilato i caratteri di base, raccogliendoli a formare via via quelli più complessi, ragionassero solo in questi termini. Ecco dunque 夕- , tre semplici tratti da tracciare con rapidi e diagonali colpi di pennello per cristallizzare un concetto astratto. Come sempre per dipingere un'astrazione è necessario partire da un oggetto concreto. Il nostro pittogramma raffigura solo una parte della luna (月-yuè , luna ), come se si volesse vedere solo la porzione superiore della falce che spunta dietro il crinale del monte. E' l'inizio della notte, quando la luna sorge per rischiarare pallida il cielo. E' l'imbrunire, il momento in cui le ombre si confondono e uomini e cose sono avvolti da un torpido pallore. E' la Sera e questo ne è il significato. I cinesi sono innamorati della luna e del suo mistero. Così anche questo segno quasi dimezzato rientra in moltissimi altri caratteri più complessi, ma sempre attraverso questa sua visione poetica. 

Ad esempio 梦 - mèng, dove la Sera è messa sotto due alberelli, il Bosco, significa Sogno, situazione dove immagini una fanciulla che stanca si assopisce all'arrivo della sera sotto le fronde del boschetto del suo giardino e sogna il suo futuro. Oppure 名 - míng, dove Sera è posto sopra Bocca e significa Nome proprio, Cognome per cui si è conosciuti (per estensione Famoso, celebre). Difficile da decrittare come concetto, invece sembra che si riferisca al fatto che quando qualcuno alla sera si presenta alla porta al buio, l'unico modo di farsi riconoscere è dire il proprio nome. Contorto vero? Se a questo aggiungo l'ideogramma di Carattere, Parola scritta (un bambino sotto il tetto), otteniamo 名字 - míng zì, che significa Nome proprio, quello che viene dato al bimbo nato in quella casa e che dovrebbe rispecchiare il carattere di quel futuro uomo, almeno si auspica. Raddoppiando il carattere di Sera, uno sopra l'altro, abbiamo 多 - duō, sera dopo sera il tempo scorre, quindi Molto, Parecchi e anche Quello che si può fare in un lasso di tempo, perché il lavoro che compie ogni giorno dà sempre molti frutti.  Ma come abbiamo detto anche nella poesia spunta sempre il pragmatismo del regno di Mezzo ed ecco dunque 多少 - duō shǎo, che vicino a Molto pone l'ideogramma di Poco e significa Quanto? Qual'è il prezzo? ed è la domanda tipica che si fa al mercato (il terzo tono di shǎo ,alto-basso-alto, aiuta l'intonazione interrogativa), sfruttando uno stile grammaticale di frase interrogativa molto usato, quello di accoppiare nella domanda un concetto al suo contrario o alla sua negazione. Ad esempio per chiedere Avete del pane? si dice: Pane c'è, non c'è? Curiosi ma precisi questi cinesi, non vi pare!

Per ulteriore informazione leggo sulla Stampa che proprio il carattere 梦 - mèng è stato scelto come "parola dell'anno 2012" in Cina. Forse c'è bisogno anche di questo e non solo nel paese della pragmaticità.

Refoli spiranti da: E. Fazzioli - Caratteri cinesi - Ed. Mondadori

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martedì 18 dicembre 2012

Considerazioni sul Tai Ji Quan 18: You Zuo Yù Nǚ Chuān Suō.

Ci stiamo rapidamente avvicinando al termine della forma 24 Yang e il 18° movimento, eseguito a sinistra e a destra, viene poeticamente definito come: La signora di giada (regale, bella) usa la spola (la navetta del telaio) o anche La navetta (del telaio) va avanti e indietro. 右,左,You Zuo (Destra e Sinistra)  玉女穿梭Yù Nǚ Chuān Suō. Nella forma lunga antica, il movimento viene eseguito quatto volte nelle quattro direzioni e per questo veniva denominato anche I quattro angoli. Dalla precedente posizione 17 (del gallo che sta su una gamba sola) in direzione Est, mentre il torso ruota dapprima leggermente verso sx, la gamba sx scende a terra a 45° in direzione NE. Il braccio dx ruota verso il basso fino a portarsi davanti all'addome, palma verso l'alto, mentre il braccio sx con un semicerchio verso l'alto si porta davanti al viso palmo verso il basso( sopra il palmo sx) come tenendo una grande palla davanti a sé. Questa fase è inspiratoria e lo sguardo segue la direzione dell braccio sx. Il peso che si era spostato gradualmente sulla gamba sx, mentre avanza la gamba destra va a spostarsi su di essa fino a terminare nel passo arcuato a dx (Gong Bu) in direzione SE; il torso compie una torsione verso dx di 90° e  il braccio dx si alza a semicerchio verso l'alto portando si a riparare un colpo che arriva dall'alto fino a superare l'altezza del capo (palmo di fronte, aperto  verso l'esterno), mentre il braccio sx compie un cerchio dapprima verso il basso come per accarezzare il pallone e quindi spinge col palmo in avanti e verso l'alto. Questo avviene durante l'espirazione mentre lo sguardo accompagna la mano dx. 


Da questo punto, mentre il peso dapprima si ritira sulla gamba sx e le dita del piede dx si spostano in direzione E, il torso ruota verso sx di 90° in direzione SE ritirando il peso del corpo sulla gamba sx, si riforma il pallone davanti a sé (mano dx sopra, mano sx sotto)  ripetendo lo stesso movimento di avanzamento verso sx che termina in passo arcuato a sx. E' necessario porre attenzione a rimanere con il busto in posizione eretta e non piegata in avanti specialmente nella posizione finale e evitare di sollevare le spalle, che devono rimanere prive di tensione mentre si spingono le braccia verso l'alto. Il gomito della mano che spinge deve rimanere verso il basso, mentre l'avambraccio della mano che para deve arrivare ben alto per proteggere bene il capo.Come sempre nella formazione del passo arcuato, parte fondamentale deve avere la spinta dell'anca che guida la coordinazione della pressione del braccio che esegue la pressione in avanti. Questo movimento può alleviare il senso di rigidità e dei crampi delle vertebre cervicali, mentre le torsioni della colonna verso sx  e dx  rispettivamente, mobilizzano e rafforzano l'intera colonna vertebrale, migliorando la postura. Eseguire da solo questo esercizio nei quattro lati, ripetendolo cioè in tutte e quattro le direzione, è di per sé un ottimo allenamento decontrattore della muscolatura del dorso e della colonna. Il significato marziale del movimento è poi piuttosto evidente. Si esegue contemporaneamente un parata da un colpo alla testa proveniente dal lato dx  e allo stesso tempo si colpisce al petto l'avversario col palmo della mano, ripetendo la stessa cosa verso un altro avversario che proviene dal lato sx. Agli amanti della lingua, direi di porre attenzione ai primi due caratteri. Il primo, Giada, che è formato dal radicale di Re con un piccolo puntino a destra che raffigura appunto la pietra così preziosa da essere propria del sovrano e per estensione a significare proprio Il massimo della bellezza. Il secondo ideogramma ben noto (Donna) è quello che stilizza la figura femminile graziosamente chinata in ginocchio nell'atteggiamento di porgere qualche cosa verso dx.




Refoli spiranti da: Fundamental of Tai Ji Quan - Wen Shan Huang - S.Sky Book Co - Honk Kong -1973
Moiraghi : Tai Ji Quan - geo S.p.A. 1995
Kung Fu and Tai Ji  Bruce Tegner -Bantam book - USA - 1968
www.taiji.de
Huard - Wong . Tecniche del corpo - Mondadori Ed. 1971

lunedì 17 dicembre 2012

Menù tourbillon.



 Essendo tuttologo chiederei di rientrare anche nella categoria dei foodblogger, riparto del web popolatissimo in verità, ma in cui mi sento in diritto di insinuarmi, quantomeno come aiutocuoco della mia chef personale a cui tocca la parte fattuale dell'operazione. Quindi oggi vi tocca il post cuciniero, testato sabato nella consueta riunione annuale in cui nutriamo un gruppetto di amici. Siccome per esperienza passata, finisce che, invogliati dalle prime portate, alla fine non mi mangiano mai il secondo, questa volta abbiamo optato per la sua abolizione, proponendo un menù comprendente il cosiddetto trionfo degli antipasti. Dunque si farà come nei blog seri e specialistici, proponendo la foto e gli ingredienti dei singoli piatti di questo che ho denominato:

 Menù Tourbillon.

Aperitivo

Champagnino Taittinger (per i puristi)
Similbellini - Prosecco, succo di pesca.
Similrossini - Prosecco, succo di fragola.
Frozen melakiwi - Succo di melaverde, kiwi frullati, pompelmo, lime.

con

Bigné del Nord - Paté di salmone e salmone affumicato
Bigné delle Alpi - Caprino e menta.
Croissant padani - Gorgonzola e mascarpone.
Canapé del Sud - Tonno, capperi, mayonese.
Canapé Unità d'Italia - Mortadella, Robiola di Roccaverano, pistacchi di Bronte, pane ai 5 cereali.
Crackers con rondella - Formaggio cremoso, grana, pinoli, noci, prezzemolo, olive verdi e nere, olio.

Focaccia calda fantasia con Scarola, olive taggiasche, provola affumicata.

Antipasti.freddi

Mousse di prosciutto cotto - Prosciutto, panna.
Salade à la Antiguienne - Polpa di granchio, papaya, cuori di palma, crocchette di patate, succo di lime, olio, sale, pepe bianco.
Insalata di pollo tonnato - Pollo bollito in scorze di agrumi e alloro, tonno, carote e salsa verde di pinoli, alici, prezzemolo, capperi, mollica di pane, olio. Spicchi di uova sode.
Pani di segale e bianco.

Entrées

Torta Bracciodiferro - Spinaci, uova, ricotta.
Quiche aux poireaux - Porri, pancetta, uova, emmenthaler, grana.
Frittata alla Lilli e il vagabondo - Ricotta , latte, piselli, grana, uova e palline di carne trita, timo, mollica di pane.
Tarte tatin aux oignons rouge.- Cipolla di Tropea, pinoli, pepe rosa.

Primo piatto.

Trionfo di Venere - Riso Venere nero, code di gamberoni, asparagi, panna.

Dessert.

Crème d'ananas.
Crepes de marrons à la crème de marrons avec le marrons - Farina di castagne, confettura di marroni, marrons glacés, latte, burro.
Petits fantasies au chocolat du chef. Cioccolato amaro, al latte, bianco, cacao, wafer alla nocciola, mandorle, datteri, pasta di mandorla, marronata, rhum, zucchero a velo.

Alberino di natale alla frutta - Kiwi, Uva, Qumquat, Fragole, Ananas

Caffé Haltos de Guatemala.

Per digerire:  grappa alla liquirizia, arancino e genepy maison.

Sauvignon del Collio, Pelaverga , Valzer rosa moscato Pittaro.

Per la verità non si è avanzato molto.





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Piccoli piaceri.


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