domenica 17 febbraio 2019

Bangla Desh 3 - Panam Nagor


Per le vie di Panam City


La strada prosegue imperterrita tra lavori, corsie ancora da costruire ed umanità che si sposta. Di tanto in tanto, ponti in perenne ammodernamento superano bracci di fiume di questo immenso delta senza confini, che solcano una delle pianure alluvionali tra le più densamente popolate del mondo. La quantità di mezzi che impegnano gli spazi liberi lasciano capire che anche quando l'opera autostradale sarà portata a compimento, rimarrà comunque largamente insufficiente ai bisogni che già si prevedono in continua crescita. La città l'abbiamo lasciata alle nostre spalle, ma lungo i bordi continua una sfilata più o meno densa di casupole, baracche, negozi dirupati che potremmo definire spazi commerciali, spazi di aggregazione di bus di ogni tipo, carrette, tuk tuk. Siamo in auto da un paio d'ore ma non abbiamo ancora fatto più di trenta chilometri e intanto si arriva a Sonargaon, una cittadina apparentemente anonima, eppure di notevole importanza storica. Era capitale, in epoca medioevale dell'impero Baro-Bhuyan ed è citata nei libri di Ibn Battuta e del grande esploratore cinese Zheng He, in quanto di qui partiva una via commerciale di grande importanza di oltre 2500 km, costruita dagli imperatori Pastun che arrivava  attraverso l'India, fino a Kabul, una sorta di meridionale via della seta  o delle spezie che dir si voglia. 

Ne parla anche il secondo italiano giunto nel sud est asiatico dopo Marco Polo, il mercante Niccolò De Ponti, nella prima metà del 1400, nel suo Il viaggio in India, che fu di grande utilità nella compilazione della famosa carta del mondo di Fra' Mauro del 1460. Cosa è rimasto di tutto questo dopo oltre 600 anni? L'affascinante città morta di Panam Nagor, un insieme di decine di palazzi e costruzioni in rovina, ma ancora perfettamente riconoscibili, dove intravedi con facilità, tutte le epoche storiche che ha attraversato l'area, dagli archi moreschi dei conquistatori Moghul che spazzarono via il precedente impero, all'arrivo dell'orda europea, prima dei Portoghesi e poi dell'impero britannico. Il luogo è estremamente affascinante proprio per quell'aura di disfacimento che deriva dall'abbandono progressivo dell'incuria degli uomini, al degrado degli eventi atmosferici, con i muri che fioriscono e si sbriciolano sotto l'azione impietosa del monsone, delle alluvioni, dell'umidità e della muffa e dell'azione colpevole di chi depreda il possibile, del vandalismo gratuito, delle occupazioni di un abusivismo bisognoso, che trova riparo, che costruisce e sviluppa su un monumento una sovracopertura di muri, verande, camere e chi più ne ha più ne metta, il tutto tollerato in quanto i problemi sono infinitamente più grandi per interessarsi di queste minuzie. Poi, quando la cosa è stata presa in mano, considerata l'importanza storico artistica del luogo, si sono lasciate sopravvivere molte cose; troppo complicato e forse impossibile spazzare via tutto.

Si è recintato, posto controlli, addirittura murati ingressi, come fosse comunque troppo complicato imporre divieti facilmente aggirabili che in ogni caso non si sarebbero potuti fare rispettare. Rimane il fascino del luogo; la sfilata delle costruzioni con le facciate rivolte all'arteria centrale ancora ben riconoscibile, con i fregi, gli elementi architettonici eleganti e complessi che ogni epoca ha lasciato a testimonianza del suo esistere, gli ambienti interni, in cui in molti casi è possibile penetrare, anche se a proprio rischio, per ammirare patii, scale e sale e soffitti sui quali spesso indovini ancora tracce di stupendi affreschi o dipinti, gli anelli a cui venivano appesi drappi, le canalizzazioni dove scorreva l'aria di ventilazione, le camere da letto e gli ambienti di piacere, in una sorta di Pompei spopolata dall'incuria invece che sepolta dalle ceneri di un vulcano malevolo. Ti puoi fermare un po' di più ad esplorare i meandri della casa di Ananda Mohan Piddar, la meglio conservata, girovagando per i molti ambienti, ammirando i soffitti in legno miracolosamente intatti, affacciandoti ai balconcini senza parapetti per sbirciare in strada e nei cortiletti più segreti. Per l'asse principale ed i vicoli tra le case, intravedi coppiette che cercano di nascondersi nel buio dei porticati segreti, scambiandosi timidi gesti d'affetto, saranno pure musulmani, ma i ragazzi di tutto il mondo hanno le stesse pulsioni, mi pare, gruppetti di ragazze pigolanti in cerca di vittime per i loro selfie, maschi alfa che guidano boriosi drappelli di studenti.

Qualcuno fa babau dietro una porta socchiusa per uno scatto imperdibile, sfiorando stipiti corrosi che sfioriscono sotto le dita. Negli ambienti più segreti in fondo a scale buie che conducono non si sa dove, odori di orina che illustrano il degrado meglio di ogni parola. Nessuna traccia di occidentali, questo sarà il il mantra ripetuto di tutto il viaggio. Proprio per questo le nostre figure anomale, saranno richiestissime per essere immortalate di continuo, trofei preziosi da mostrare agli amici dopo averle naturalmente postate su facebook. Di certo sono stato fotografato molte più volte di quanto non lo abbia fatto io all'intorno. E nessun problema con le ragazze velate, specialmente giovani che anzi si propongono per prime, spesso in maniera civettuola, mostrando di gradire l'attenzione. Ce ne sono due cicciottelle che non ci mollano più, ansiose di sapere di noi e di cosa ne pensiamo del loro paese e soprattutto, come mai lo abbiamo scelto per le nostre vacanze. Anche i rari custodi cercano un contatto umano, sciorinando le poche parole di inglese a loro disposizione, vogliosi di mostrare passaggi segreti e ambienti che sfuggono alla prima occhiata. Così puoi arrivare alle verande sui tetti dove il panorama intorno, il fiume e gli alberi del bosco circostante, nascondono alla meglio altre baracche lontane, prodromi dell'aggressivo formicaio umano che una rete metallica sfondata riesce a malapena a tenere a bada.

Poco lontano un'altra vestigia del passato che solo il rispetto religioso ha saputo mantenere un po' meglio, la moschea di Goaldi, mirabile esempio dell'architettura dell'impero Baro-Bhuyan, elegante nelle sue forme misurate ed armoniose e soprattutto ricca di fregi ben conservati. Le parti più importanti, nell'ingresso principale e attorno al mihrab, sono di pietra scura, cosa che viene fatta rilevare come di grande preziosità. Dobbiamo sempre ricordare che qui siamo in una pianura alluvionale dove il materiale da costruzione principe è il mattone, già importante se cotto e che la pietra, di qualunque tipo, è essa stessa una preziosa rarità, riservata alle espressioni architettoniche, anzi a piccole parti di esse, solo in casi rari e proprio per questo rimarchevoli. C'è un senso di antico attorno a questa costruzione che quasi nessuno visita, al suo interno scuro e freddo dove, sotto la grande cupola rimane come in una cripta segreta di una nostra chiesa medioevale. La luce penetra come un raggio da una alta apertura, lasciando quel senso di sacro dei dipinti rinascimentali. Nello stesso momento da un'altra moschea vicina, da un basso minareto dagli altoparlanti dipinti di verde, comincia l'invocazione del muezzin per la preghiera del pomeriggio. Ha la stessa valenza di un canto gregoriano che esca da un fondale di archi gotici di pietra grigia di una cattedrale del nord. L'uomo ha saputo creare il senso mistico con puntuale intenzione partendo da linee diverse, ma alla fine ha sempre utilizzato gli stessi elementi di base.

La moschea Goaldi



SURVIVAL KIT

Zona storica di Panam Nagar (Panam City) - Sul fiume Meghna, a circa 30 km da Dacca, sulla N1 in direzione di Comilla, rimane comunque proprio sulla strada verso Chittagong. Area museo recintata di quello che resta della capitale del regno bengalese medioevale. Visita che vi prenderà almeno un'oretta, molto interessante per la qualità delle architetture ancora visibili. Frequentata soprattutto da locali e scolaresche, rimane uno dei monumenti storici più importanti del paese. A circa 1 km in direzione ovest non dimenticare di visitare la piccola moschea coeva di Goaldi, esempio dell'architettura religiosa dell'epoca. Al momento il biglietto per stranieri era 100 Taka.




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