lunedì 11 febbraio 2019

Ritornando sui miei passi



Come nasce il progetto di un viaggio? Quasi sempre da lontano, da un'idea maturata nel tempo, da una notizia o una lettura, da un sogno che prima o dopo si vorrebbe concretizzare. Questo a cui mi accingo con una certa bramosia, è nato da racconti raccolti da viaggiatori di lungo corso, poi approfonditi attraverso la tanta documentazione che si trova ormai facilmente in rete, dati che si sono andati ad intrecciare con le mie passioni e le mie debolezze. Certo c'è la discussione se sia desiderabile o meno, ritornare in un luogo dove si è già stati ed io in generale sono contrario a questo, per il solo motivo che ci sono tanti luoghi che non avrò la possibilità di vedere data la naturale durata della nostra miserevole esistenza, che mi dispiace ritornare, come si può dire, sui miei passi. Ma in questo caso si parla di un continente più che di una nazione e l'India merita davvero molti viaggi, se la si vuole conoscere un po' di più che superficialmente. Non per niente questa sarà l'undicesima volta che vado laggiù, dopo quella mia prima del 1975. Dunque veniamo a questo viaggio: in India, e voi sapete bene quanto io sia legato a questo paese immaginifico, si svolge ogni anno, in quattro città diverse a rotazione, quello che dovrebbe essere il raduno religioso più affollato del mondo, il Khumba Mela. 

Ogni sei anni ad Allahabad la cerimonia viene poi festeggiata in pompa magna col nome di Ardh e ogni dodici vi si svolge quello che viene chiamato Maha Kumbha Mela, il più grande ed importante in assoluto. Ora, dato il mio, perverso per alcuni, interesse per questi grandi bagni di folla, dovuti dalle credenze religiose, unito alla mia passione etnografica, il poter presenziare a questo evento, bagno in tutti i sensi, in quanto si conclude proprio con una collettiva abluzione nelle acque del grande fiume sacro e sto parlando di alcune decine di milioni di persone, era da tempo un tarlo, tra i tanti, che eccitava i miei pensieri, titillando le mie bramosie esperienziali. Aggiungi questo al fatto che molto probabilmente quest'anno sarà la mia ultima occasione per poter partecipare alla kermesse, che tra sei anni chissà dove sarò, non parliamo tra dodici e capirete perché da un annetto elaboravo progetti a questo riguardo.  Di questi eventi religiosi di massa, ne ho persi pochi, da Medjugorie, a Lourdes, a Fatima, ai raduni Buddhisti tibetani, ai vari Giubilei romani, alle esposizioni della Sindone, ai grandi festival del sud indiano e il mio cruccio rimane quello di non poter partecipare a quello della Mecca, che deve essere davvero coinvolgente. La fede collettiva genera una sensazione di potenza che poche cose hanno e in queste occasioni tocchi con mano come con questa leva sia possibile manovrare come si vuole i vari credenti e far loro fare qualunque cosa. 

Tuttavia questo ha, secondo me, una valenza davvero epocale e tale quindi da giustificare da solo il viaggio, unendo anche il mix etnografico alla mia voglia di India. Così è da circa un anno che elaboravo il progetto, arricchendolo via via di accessori per renderlo da un lato più interessante e dall'altro meglio fattibile. Ecco che così ho potuto elaborare un itinerario che attraverserà larga parte di quell'India centrosettentrionale, del Madya Pradesh e degli stati limitrofi che mi sono praticamente sconosciuti. Questa è l'area dove più si è sviluppata la grande ondata Moghul che ha lasciato splendide vestigia in città come Bhopal, Indore, Gwalior, Luchnow e aree archeologiche come Sanchi e Mandu, che vorrei godermi appieno, senza tralasciare l'altro grande centro religioso di Varanasi, ansia di morte e salvezza allo stesso tempo. Pensate al crogiolo di culture che si sono alternate combattendosi, sopraffacendosi e convivendo più o meno pacificamente in questa terra, finendo così per arricchirla in modo straordinario di bellezze storico artistiche. Parecchi romanzi di scrittori indiani che raccontano storie di questo mondo, mi hanno aiutato ancor di più a mantenere vivo il desiderio di vedere, di conoscere e valutare con i miei occhi tutte queste cose e queste realtà. A questo ho potuto aggiungere poi tutta una parte naturalistica, componente non secondaria a valutare l'esotismo del viaggio. 

Sono infatti riuscito ad includere un paio di parchi nazionali, che vengono accreditati di molte possibilità di vedere le poche tigri rimaste nel subcontinente e per soprappiù ci saranno anche alcuni giorni alle isole Andamane, altro mio tarlo segreto da decenni. Qui purtroppo potrò godere soltanto della bellezza delle spiagge e del mare, essendo ormai inibita qualunque esplorazione nelle foreste rimaste su queste isole, obbligo che ha ancor più aumentato le restrizioni dopo che un paio di mesi fa, uno sciocco, non saprei come diversamente chiamarlo, sedicente missionario australiano è stato ucciso a colpi di freccia nel tentativo di sbarcare nella vietatissima isola di Sentinel, di cui vi parlerò certamente a causa della sua curiosa unicità. Gli Adivasi, residui etnici isolati, che qui ancora vivono, al pari credo a quelli dell'Orissa, sono attualmente circondati da una barriera protettiva di divieti che li isolano ormai completamente e non saprei neppure dirvi se per loro questo è bene o male. Si tratta di un argomento molto difficile da giudicare, che non voglio per il momento discutere. L'itinerario si è definito nei dettagli soltanto negli ultimi due mesi, dopo molte consultazioni con l'amico Ashish che mi supporterà in loco. A tutto questo sono riuscito ad aggiungere una chicca che mi stava appassionando da un po', spinto dagli stimoli dei tanti viaggiatori che ne scrivono sui social. Mi sono infatti ritagliato una settimana nell'adiacente Bangla Desh, paese che mi incuriosisce moltissimo (e che sarà, circostanza non secondaria, il mio 109°). 

Percorrerò soprattutto le zone delle colline al confine della Birmania, che sono popolate da etnie isolate e di grande interesse; l'area di Coxbazar dovrebbe essere una di quelle più folkloristiche e vivaci del paese, cercando di capire quanto influisca quaggiù la dimenticata tragedia dei Rohingya; darò un occhiata per quanto possibile alle spiagge infinite dove l'esercito dei dannati procede alla demolizione delle navi che vengono abbandonate qui, alla fine della loro vita attiva e mi immergerò infine nella bolgia di Dakha e dei suoi dintorni, sperando che i problemucci seguiti alle elezioni di fine anno (una ventina di morti nei disordini), siano risolti definitivamente. Purtroppo i tempi del turista, come sempre uccidono le brame del viaggiatore e molte cose si sono dovute tralasciare. Una settimana, dieci giorni in più avrebbero anche consentito una visione più completa del paese, con una permanenza nelle Sunderbands, il dedalo di paludi che si è formato alla confluenza dei due delta del Bramaputra e del Gange, di salgariana memoria e anche della parte nord del paese e magari un maggiore approfondimento attorno alle città indiane di cui vi ho già parlato. D'altra parte non ho potuto fare di più in termini di tempo. Bisogna sapersi accontentare e posto che tutto vada secondo le previsioni, appena di ritorno comincerò a relazionare come mio solito sull'esperienza vissuta. E adesso lasciatemi partire che è tardi.


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