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Tentando di accendere la pipa |
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Telaio di villaggio |
Risaliamo lentamente il lago, che adesso, nel primo pomeriggio ha tutto un altro aspetto, se paragonato a questa mattina all'alba, quando appariva come un immenso palcoscenico invaso da una nebbia di apparente ghiaccio secco, da cui emergevano dietro ogni quinta, quadri di vita che sembravano impersonati ad arte per far stupire il viaggiatore emozionato. Un luogo fatato quasi irreale. Adesso, mentre il sole alto ha riscaldato l'atmosfera, la bellezza selvatica della foresta che si inerpica lungo i ripidi fianchi delle colline, si mostra in tutto la sua splendida impenetrabilità. Qualche barca attraversa lo specchio di acqua ed attracca in insenature nascoste da cui partono sentieri scoscesi, tagliati nella terra gialla che subito spariscono nel folto tra gli alberi. Qualche pescatore ritira le reti. Adesso non puoi non vedere immediatamente la grande statua di Buddha in piedi che corona la cima di una piccola isola in mezzo al lago. La sua sagoma che si staglia all'orizzonte, ti guida da lontano e la raggiungi attraverso una scala contorta che mantiene la tradizionale salta verso l'alto che caratterizza la filosofia di questa religione. Per ogni tempio c'è sempre una lunga scala che ti obbliga a compiere un percorso per raggiungerlo, quasi fosse una via spirituale, come tutte, difficile e faticosa per arrivare fino all'illuminazione. Le tribù delle colline sono per la maggior parte buddiste e quindi sono molti i templi, quasi tutti moderni, sparsi qua e là sul territorio.
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Dalla collina |
Quando arrivi in cima, la grande statua color dell'oro, troneggia alle tue spalle, senza particolari meriti artistici, come tutte le altre che vedremo quaggiù, ma si accompagna ad un magnifico panorama che ti permette di allungare il punto di vista su tutta l'area circostante, quasi disponessi di un piccolo drone per controllare dall'alto, questo altro e più convincente punto di vista. L'orografia particolare di questo territorio, fatto di alte colline ricoperte dalla jungla, tra le quali la fortissima piovosità ha eroso valli contorte e profondissime, ha consentito alle acque del bacino di insinuarsi in profondità, su di un'area vastissima, costituendo una serie infinita di contorti e frastagliatissimi bracci laterali, con la creazione di strutture frattali di particolare bellezza, ancora più evidenti quanto più si sale in alto. Tutto appare come una terra magica di un pianeta alieno, fatta di grandi massi verdeggianti piantati o caduti dal cielo su una piatta superficie di argento. Davvero un colpo d'occhio mirabile, che varia in continuazione se percorri il sentierino che si infila tra gli alberi radi, sul crinale della montagna. Mentre scendi ti appariranno evidenti quei piccoli spazi piani ricavati terrazzando le rive che si inabissano nel lago, che le acque, nel loro continuo variare a causa delle fortissime piogge monsoniche, questa rimane comunque una delle regioni più piovose della terra, alternativamente a seconda delle stagioni, ricoprono o, ritirandosi, lasciano scoperte.
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Risaie |
Qui nascono immediatamente piccolissime risaie, fazzoletti di pochi metri quadrati, che a seconda della loro distanza in verticale dalla superficie del lago, fanno notare subito differenti stadi di crescita, dal verde chiaro delle piantine appena messe a dimora, ancora incerte nel fango dell'acqua appena ritiratasi, al verde pieno di quelle in fase di levata, al giallo oro di quante invece, più in alto, sono ormai nella loro fase di definitiva maturazione, dove l'acqua è ormai assente, in attesa di essere mietute. Un'agricoltura che riesce a sfruttare le minime variazioni stagionali, per ottenere il massimo da una terra ed una climatologia difficile. L'uomo adatta le sue scelte con esperienza millenaria, con un unico e onnipresente scopo, quello di ottenere il massimo possibile dal territorio che ha a disposizione, tutto il resto è chiacchiera. Un giovane monaco in tunica rosso mattone incrocia il mio cammino, lungo il sentiero, mi lancia un sorriso con gli occhi bassi e prosegue, scomparendo in fretta tra gli alberi. Avrà raggiunto il suo solitario luogo di meditazione, dove potrà rimanere seduto per ore o giorni distratto solo dalla bellezza del panorama che lo circonda o starà solo cercando un luogo appartato dove espletare le sue necessità corporali? Non ci è dato di saperlo, ma in fondo, che importanza ha tutto questo, nell'economia dell'universo.
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Costruzione di una parete |
Poche centinaia di metri dopo facciamo un altro scalo. Dall'insenatura dove scendiamo a terra evitando il fango della riva, parte un sentierino che conduce ad un minuscolo villaggio Chakma. I nostri soldati, armi in spalla, ci seguono pigramente. Poche capanne squadrate, disabitate all'apparenza; sul promontorio le piccole risaie che avevo notato dall'alto, più in alto piccole corti dove grufolano maiali grigi di piccola taglia. Un vecchio seduto davanti alla soglia di casa, fuma la caratteristica pipa ricavata da un grosso nodo di bambù pieno d'acqua, in cui è infilato un fornelletto di argilla, di cui avevamo già visto parecchi esempi al mercato. Il fumo passa attraverso il liquido in una sorta di narghilè artigianale, che vedi dappertutto ed è una caratteristica propria di questa tribù. Davanti ad un'altra capanna, una donna sta mondando i rizomi di tamarick, una spezia dalla forma simile allo zenzero, che cresce abbondante da queste parti, preparandone una gerla da portare al mercato. I pochi abitanti sono assolutamente accoglienti e mostrano l'interno delle loro abitazioni, piuttosto spoglie in verità, senza problemi, così come quelli di un altro villaggio Chakma, molto più grande che incontriamo più a valle. Anche qui bisogna risalire una lunga scala che raggiunge le capanne scarse nel bosco. Qui incroci gruppi colorati di donne intente a chiacchierare, circondate da bimbi in buona salute e ragazzetti che giocano con gli strumenti improvvisati dei paesi poveri, vecchie ruote o rotelline attaccate a bastoni, l'armamentario comune a tutti i bambini del terzo mondo e molto simile comunque a quello dell'infanzia dei nostri padri.
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Sfoglie di legno |
Qualche donna sta preparando un telaio di villaggio, di quelli semplici che consentono di preparare lunghe pezze o scialli, con l'ausilio di semplici bastoni a trattenere l'ordito, sedute a terra, maneggiando con destrezza la spoletta, lanciata avanti ed indietro. La preparazione dell'ordito è lunga e da qui, attraverso l'alternarsi del colore dei fili, nasce poi la ricchezza e la complessità del disegno che è soltanto nella mente di chi lavora e che apparirà solamente alla fine della lunga operazione. Scendiamo al molo circondati da una schiera di ragazzini, che hanno abbandonato le loro occupazioni, per la ben più interessante novità del giorno. Inoltre sanno che Eusuf ha preparato per loro qualche pacchetto di biscotti per meglio ingraziarseli. Tre uomini sulla riva preparano grandi stuoie di bambù, intrecciando le stecche con maestria, che diventeranno pareti di una nuova capanna. Riprendiamola barca per fermarci più avanti su un altro belvedere a sgranocchiare qualcosa riempiendoci gli occhi di altre cartoline, altri fondali dipinti all'orizzonte. Intanto percorrendo queste strade sul lago si sta facendo sera. Più vicino a Rangamati, le capanne si addensano lungo le rive che appaiono sempre via via più popolate. Ci sono anche alcune attività che potremmo chiamare industriali, come una fabbrichetta con macchinari anche di una certa rilevanza che lavora i tronchi del Sal, uno dei legni duri, che assieme al Tek viene anche coltivato in tutto il paese.
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Al telaio |
Sono tronchi grandi e molto regolari, che acconciamente tagliati vengono sfogliati da una lama, mentre l'albero gira su una sorta di tornio, ricavandone lastre di legno che mostrano i bellissimi disegni dei cerchi di accrescimento e che viene usato per foderare ed impiallacciare mobili, porte e altri materiali di legno. L'ambiente è rumorosissimo e l'aria densa di una spessa polvere di legno che le macchine spandono allegramente. Gli addetti, molte donne, principalmente alla taglierine che riducono i fogli in rettangoli regolari, hanno una mascherina che li protegge in un certo modo e misi dice prendono circa 500 taka al giorno, che non è poco per un lavoro che mi sembra abbastanza pesante, ma è difficile fare valutazioni serie. Poco più in là un'altra fabbrichetta lavora ulteriormente il tamarick, che già avevamo visto mondare al villaggio, bollendolo, poi scorticandolo e raffinandolo ulteriormente prima di confezionarlo in grandi sacchi da inviare lontano, che, riempiranno all'inverosimile i cassoni di traballanti camion che li porteranno a qualche altra industria in città, per qualche successiva lavorazione. Alle spalle, un altro grande paese, ma qui avverti già di più l'aria cittadina, degli scarichi e dello sporco della densità abitativa.
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I nostri soldati |
Qui la gente è mescolata e le facce tonde dai caratteri birmani si mescolano ai visi scuri e minuti del bengalesi, gli occhi a mandorla delle donne che si lavano nel lago nell'arancio del tramonto, sorridono meno, sembra essersi perduta la serena mancanza di fretta della foresta. Anche qui, camminando tra le palafitte, puoi entrare nelle case, dove però il fine, più che il piacere di accogliere un ospite più o meno gradito, è indirizzato a mostrare la propria produzione, non sia mai che, al termine della visita qualche cosa glielo compri. Andiamo a trovare una famiglia di amici di Eussuf che ci accolgono invece con grande entusiasmo. Anche qui si tenta di fumare la pipa con scarsi risultati, tra thée biscottini tanto per gradire, intanto che la padrona di casa mostra i suoi lavori. Calcolando che per fare una bella sciarpa ci mette cinque giorni e mezzo, 400 Taka non sembrano tanti. Intanto è oramai buio e non rimane che calcolare le mance che spettano al barcaiolo e ai tre soldati che hanno passato con te la giornata. Sarà, ma stare seduti tutto il giorno in barca, è fatica, così prima di cenare, sbaglio anche piano e cerco con foga, perché la porta ha difficoltà ad aprirsi, di entrare nella camera di una giovine signora che essendo già a letto si mette a gridare. Fuggo in ritirata scusandomi, è ora di andare a dormire.
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Lago Kaptai al tramonto |
SURVIVAL KIT
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Pollo al bambù |
Marmaid cafè - Locale sulla riva del lago, ben visibile per le ampie insegne e più o meno a metà strada tra il pontile di Rangamati ed il mercato di Shuvolong. La sosta è assolutamente consigliata, per la piacevolezza del luogo, disponendo di una magnifica terrazza con bella vista sul lago sulla quale riposarsi ammirando quando ti circonda e per la cucina, locale e non solo, interessante, sia per la qualità, che per la presentazione, direi addirittura elegante e ricercata. Ottimo il pollo al curry nel bambù, i pesci del lago fritti, il riso con verdure, un buon dal, noodles con pollo ed altro. Toilettes curate e divertenti, con ampi specchi che permettono di autocontrollarvi durante le operazioni. Quasi tutti i turisti si fermano qui durante il giro che occupa tutta la giornata ed i gestori consci della tipologia di questa clientela, sono abbastanza parchi nell'uso del chilly, cosa non sgradita. Di norma il pranzo completo è incluso nell'escursione.
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Lo standing Buddha |
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