venerdì 22 febbraio 2019

Bangla Desh 7 - Il lago Kaptai


Alba sul lago


Pescatori
Sono le sei del mattino ed è ancora notte sul lago Kaptai, anche se un lievissimo chiarore sembra arrivare da oriente. Un velo umido impedisce però di scorgere le sagome delle mille isole lontane che punteggiano lo specchio ora opaco, impastando i colori del quadro fino a mescolarli in un chiaroscuro nel quale non riesci più ad individuare linee fisse ed oggetti definiti. Scendiamo fino alla riva del lago, al piccolo molo. Una barca sottile con un barcaiolo piccolo e scuro, appollaiato sulla prora in attesa di partire. Imbarchiamo tre militari in mimetica blu, che poi tanto mimetica non è, dato il colore piuttosto brillante. In effetti uno solo ha un vecchio kalashnikov dal calcio logoro e malandato, gli altri due hanno soltanto due vecchi moschetti, che si vanno a sedere in fondo all’imbarcazione sonnecchiando. Quando lasciamo la riva procediamo nella semioscurità, verso il centro del lago, in una atmosfera irreale e fantastica. In sottofondo, solamente il leggero borbottio del motore mentre la barca scivola lenta sullo specchio argenteo, circondata dai rilievi scuri delle colline sui quali non riesci ancora ad indovinare il groviglio della foresta e di quello che nasconde. Intanto un’aura rosata comincia ad estendersi dietro le colline più alte sullo sfondo, fino a che una linea definita, seppure contorta prende forma delineando l’orizzonte. 

Dal tabaccaio
Il disco rosato emerge proprio dietro la cima più alta, un arco arancio che a poco a poco si stacca e diventa una sfera, che via via che procediamo diventa più luminosa svelando il panorama circostante. Lontane, nella nebbiolina azzurra, barche sottili di pescatori sembrano galleggiare in un limbo senza materialità, immobili, quasi irreali. Mentre procediamo risalendo il lago, aggirando capi popolati di alberi fitti ed anse nascoste, compaiono d’improvviso imbarcazioni con uomini che posano trappole per gamberi. Al centro del lago ecco una grande barca che emerge dalla nebbia come un drago in agguato che aspetta le sue prede. Sul fianco gli uomini hanno appena tratto a borde le reti. Sul fondo compare una massa guizzante di pesciolini minuscoli che si agitano impazziti alla ricerca di una salvezza impossibile prima di finire inesorabilmente in una cassa sottobordo, già mezza piena. Gli uomini ridono mostrando con orgoglio il risultato della loro fatica. Hanno i tratti orientali della vicina Birmania. Arrivano tutti dalle colline circostanti. La diga che ha creato l’immenso lago, modificando completamente l’ecosistema della regione, ha cambiato anche la vita di questa gente, spostando più in alto interi villaggi, cancellati dalla crescita delle acque e trasformando gli agricoltori in pescatori. 

Il fabbro
Credo che in queste aree remote nessuno abbia chiesto loro nulla, catapultandoli in questo cambiamento epocale, così di punto n bianco, senza concedere scelte. Dopo quasi un’ora arriviamo ad un promontorio che si prolunga verso il centro del bacino, mentre ormai il sole è salito sciogliendo la nebbia come per magia. Questo è uno dei punti topici dell’area, il mercato di Shuvolong, dove convergono tutte le genti dei villaggi circostanti, anche a decine di chilometri di distanza. Arrivano qui dopo aver camminato ore per i contorti sentieri che scavalcano le montagne vicine o con le barche che congiungono le tante insenature contorte che penetrano la montagna per lunghissimi tratti per portare in capaci ceste ed in pacchi trascinati in equilibrio sulla testa i prodotti coltivati nei piccoli appezzamenti strappati alla foresta. Il mercato occupa tutto il promontorio, pieno di baracche affastellate una sull’altra a formare vicoli contorti che disegnano i crinali fino ad arrivare all’acqua dove stazionano le barche con cui sono arrivati. Un vero e proprio paesino pieno di gente che vende, compra, commercia e vive scambiando cose e comprando quelle che qualcuno porta fin dalla lontana città. Botteghe di artigiani, fabbri, cestai, empori di attrezzi agricoli rudimentali e arnesi da cucina, pentoloni e contenitori di ogni forma e dimensione. 

Il pasticcere
Pescatore
Naturalmente molti forniscono viveri di consumo, bar e locande e file di preparatori di cibo di strada, fritti e dolciumi, piatti già pronti e veri e propri ristorantini. Prendiamo un thé col latte condensato e un paio di paratha caldi appena fatti, su quello posto sul punto estremo che domina la parte alta del mercato stesso. Da qui puoi vedere la vita frenetica che scorre sotto di te. Qualche soldato in una specie di torretta di guardia controlla quello che accade, una presenza del potere centrale. Non si vedono altri occidentali in giro. Qui non arriva molta gente estranea e lo si vede dalla curiosità con cui veniamo squadrati dalle ragazze che ci indicano a dito. Appese alle assi delle baracche, i manifestini delle elezioni appena passate, la maggioranza del partito della barca, quello di governo che, comunque vince sempre le elezioni e detiene la maggioranza assoluta. I visi che circolano hanno tutti tratti mongolici, niente a che vedere con i pochi commercianti bengalesi che arrivano da fuori e che noti subito, piccoli, magri e scuri. Qui l’etnia predominante sono i Chakma, dal viso largo, col naso schiacciato e gli occhi a mandorla, che ha popolato da millenni queste colline. Hanno costumi semplici e continuano a vivere nei loro villaggi di case di bambù, non adattandosi alla modernità che arriva anche qui risalendole strade nella foresta, unica eccezione, naturalmente il telefonino. 

Al mercato
Al bordo dell’acqua, vicino al ponticello che conduce alla piccola moschea, chiusa per la verità, in quanto nei villaggi sono tutti buddisti, c’è il mercato del bestiame come puoi vedere subito dall’affollamento di vacche e capre. Gli animali venduti vengono poi caricati su barche più grandi e se ne vanno verso il largo. La gente continua ad arrivare, sia in gruppetti di donne, che in singoli che portano merci da vendere. Si scelgono un quadratino libero e dispongono la loro merce, oppure si dirigono direttamente in una baracca più grande, quella del grossista a vendere direttamente tutto il prodotto. C’è davvero molta ressa dopo le dieci, quando sono quasi arrivati tutti. Ci si aggira qua e là rimanendo affascinati a guardare ogni singolo quadretto. Laggiù un fabbro che in una fucina minima, arroventa le barre destinate a diventare lame, mente un ragazzino si affanna a pompare con un mantice di cuoio sdrucito, per mantenere vivo il fuoco. Più in qua un vecchio dalla lunga barba prepara i dolci di inverno, impastando con le mani pasta di riso all’interno dei quali infila melassa e qualche altra squisitezza, di sicuro la sua ricetta segreta. E’ uno dei più bei mercati che abbia visto in oriente, potresti stare per ore seduto a guardare quello che ti accade attorno senza annoiarti, mentre la folla continua a muoversi come un rivolo d’acqua attorno a te. Poi Eusuf fa segno che è ora di tornare. Torniamo alla barca seguiti dai nostri tre militi, della cui presenza continuiamo a non capire il senso. Adesso il sole è alto e la superficie del lago è uno specchio luminoso. 



Mercato


SURVIVAL KIT


Al bar
Lago Kaptai e National Park- Il più grande lago artificiale del paese. Con partenza dalla base di Rangamati, è possibile fare molte escursioni e trekking bei dintorni. Qui vivono molte etnie originali di Adivasi che è possibile visitare accompagnati da relativa guida, militari e permesso. Una escursione classica è quella di una intera giornata attraverso il lago per arrivare fino al mercato tribale di Shuvolong, dove convergono le tribù dei dintorni a vendere e comprare i loro prodotti. E' sicuramente di grande interesse per la gente che si incontra ed è una visita imperdibile. Le barche partono dal piccolo molo vicino a Rangamati. Tutti gli alberghi organizzano il giro. Partenza al'alba, sia per godersi lo spettacolo del sole che sorge sul lago, sia per arrivare al mercato in tempo per vedere la gente che arriva con le masserizie. Al ritorno dal mercato, ci si può fermare a visitare uno o più villaggi che ci sono sulle rive del lago, il monastero buddista su una collina che sorge su una isoletta del lago e dalla quale si gode di un magnifico panorama e si può mangiare al Marmaid Café, locale caratteristico e molto elegante con terrazza sul lago.
escatore


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:








Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!