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Andiamo ad esaminare adesso la parte russa, che come ho spesso detto, risente di una posizione di debolezza che Putin non ha mai avuto in precedenza. Il nervosismo dell'opinione pubblica, provata dalla pandemia a cui non ha risposto nelle vaccinazioni (tradizionalmente in quasti paesi i consigli governativi non sono accettati dalla pancia della gente) e da una economia in affanno che non ha risposto alle aspettative; l'opposizione interna, che pur tenuta a freno coi metodi durissimi, propri delle dittature, diventa sempre più ingombrante e la sensazione che il paese stia perdendo colpi nello scacchiere mondiale, indebolisce fortemente il palazzo, bisognoso quindi di mostrare i muscoli per mostrare di essere sempre in sella. A questo bisogna aggiungere, la sensazione del Cremlino di subire un accerchiamento da parte dell'alleanza atlantica, con l'espansione potentissima che ha avuto ad est la NATO. La presenza dei missili USA nelle repubbliche Baltiche, in Polonia, in Georgia, nei Balcani e adesso si teme appunto anche in Ukraina, in pratica a sette minuti da Mosca, farebbero tremare le gambe a chiunque. Da qui la necessità di far la voce grossa nelle trattative e la richiesta di impegni formali sulla non espansione ulteriore della NATO e contemporaneamente tentare di chiudere il conto sulla occupazione della Crimea e ottenere una balcanizzazione del Donbass, utilizzando come armi di discussione il gas agli europei che ne sono dipendenti e anche una eventuale azione militare su Kiev. A suo ulteriore vantaggio di posizione ha l'appoggio incondizionato della Cina, che da questa situazione può ottenere senza nulla fare, solo ulteriori vantaggi geopolitici, che vanno dall'attenuazione dell'attenzione del mondo sulle sue problematiche interne, questione uigura, Hong Kong e un ulteriore guadagno di spazio nel mar Cinese Meridionale e sulla presa di Taiwan.
In mezzo c'è l'Europa che non riesce a causa dei differenti interessi, a mostrare una faccia comune. Da una parte il bisogno di gas, noi, la Germania, i paesi neoarrivati nell'Unione, e molti altri, e quelli che invece non ne hanno bisogno come i nordici o la Gran Bretagna che indipendente sotto questo aspetto, serva sciocca degli USA, grida più forte che può per far dimenticare i suoi gossi problemi interni. Per i deboli, noi per primi, c'è anche il grosso danno che abbiamo dalla perdita di export dovuto alle eventuali sanzioni imposte dalle alleanze e che invece di danneggiare la Russia, che può tranquillamente fare a meno del parmigiano, fa tanto, tanto tanto male a noi. E infine ci sono gli USA che in questo momento sembrano volere lo scontro a tutti costi. Perché, questo atteggiamento muscolare, reiterato di giorno in giorno? Il problema più importante viene dalla terribile debolezza interna che in questo momento ha Biden, sceso sotto il40% nella popolarità, terrorizzato dalla vicine elezioni di midterm che con una sconfitta anche leggera, perderebbe il controllo del paese, già fortemente provata dalla percussione continua e feroce di un Trump alla ricerca della rivincita con ogni mezzo anche illecito, trasormandolo in quella anatra zoppa che lo condannerebbero ad un fine mandato disastroso. A questo si aggiunga che il ritiro attivo dei boots on ground, da quasi tutti i teatri mondiali, ha innervosito il Pentagono e tutte le industrie di armi americane che ad arsenali pieni, non sanno più come smaltire i materiali obsoleti per ricominciare a lavorare a pieno ritmo.
Altri fattori di debolezza interna vengono dalla coda del Covid, con annessa anarchia popolare alle raccomandazioni mediche; dall'economia che non ha il recupero sperato, condizionata da un tasso inflattivo che la FED non riesce più a minimizzare e che la costringerà a 4 o 5 temutissimi aumenti di tassi nell'anno, che cambierebbero decisamente l'orizzonte portando il barometro dei mercati mondiali sulla burrasca. Dunque Biden sa che mostrare ulteriore debolezza sarebbe la fine definitiva sua e dell'Asinello, portandolo al disastro nel 2024. Ecco la spiegazione dei movimenti USA dell'ultimo mese, la cui pervicace necessità di tenere alta l'attenzione e la minaccia di inevitabilità di arrivare ad uno scontro reale diventano di giorno in giorno più aggressive. Come primo atto si sono messi sotto i riflettori gli spostamenti di truppe russi al confine ukraino e in Bielorussia, in altri tempi magari giudicati normali, anche se da tenere d'occhio sottotraccia. Qui invece il battage mediatico vuole evidentemente tenere caldo il forno e giustificare l'invio di truppe, anche se in piccoli contingenti dimostrativi più che altro, ma per mostrare al mondo che si fa sul serio. Contemporaneamente si dispiega una massiccia fornitura di armi, che di certo contenta pentagono e costruttori, anche se gli alleati più importanti sono su questo punto molto più cauti, generando certo irritazione negli ambienti del Pentagono. Ovviamente si prosegue con un atteggiamento negativo sulle richieste formali russe, rigettando le richieste per buttare ulteriore benzina sul fuoco, quando se si fosse alla ricerca di distensione, sarebbero bastate dichiarazioni di facciata, tranquillizzanti su un eventuale allargamento della NATO all'Ukraina.
Inoltre il segno peggiore è quello della vetrina quasi giornaliera con la quale i Servizi americani sbandierano ipotetici fake che i Russi starebbero preparando per giustificare una invasione. Sono tutte dichiarazioni estremamente sospette perché supportate da prove vaghe o addirittura inesistenti, che la stampa e i media continuano a scandagliare con molta incredulità, memori dei fake di Colin Power che provocò la scusa per la guerra in Iraq, madre di tutti i disastri provocati dagli USA in Medio Oriente. Ma questa linea persiste con pervicacia, tali da far pensare che gli USA cerchino ad ogni costo di provocare lo scoppio delle polveri, mostrando al mondo di essere sempre i piùpotenti, i più palluti, per ricalibrare i problemi interni, facendone dimenticare la gravità al pubblico e provocando la morte definitiva del North Stream 2, concorrenza per loro insopportabile ma terribilbemte dannosa per noi e i paesi del nord Europa, Germania in testa, che sta cercando di resistere. Questi due obiettivi principali, a mio parere continueranno ad essere perseguiti con determinazione mirando a far esplodere il conflitto, nella speranza che rimanga limitato (infatti continuano a rimarcare che non invieranno truppe in Ukraina). Purtroppo Biden, certamente mal consigliato dai suoi vertici militari e forse dalle lobbies energetiche, che hanno interesse a mantenere alti i prezzi delle materie prime, ha deciso di insistere in questo quadrante invece di concentrarsi sul suo nemico vero che è, in questo momento, la Cina. La speranza che per noi e l'Europa non si precipiti verso il disastro, sta nella capacità di Putin di uscire dall'impasse senza perdere la faccia, insomma ritirarsi dicendo di avere vinto, sperando che gli USA, con l'aiuto dagli estremisti ukraini non si inventino comunque un casus belli fasullo per spaccare tutto. La situazione è moto pericolosa, la Cina inoltre ha interesse a che il conflitto si esprima per poter fare qualche colpo di mano nelle sue aree di influenza. Noi siamo come i vasi di coccio tra quellli di ferro. Incrociate le dita.
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