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lunedì 19 febbraio 2024

Nebbia bassa

da Milano today

 

Direi che oggi la nebbia dagli irti colli è scesa decisamente alla terra tra i due fiumi e a questo punto io non vedo neppure la casa di fronte alla mia, visto che al fiume ci sono assai vicino. Qui, nonostante la diceria comune sono anni che non vengono più quei bei nebbioni di una volta, quelli per cui se seguivi una macchina, rischiavi di ritrovarti nel cortile della sua cascinotta. Quando ero giovane capitava con una certa frequenza e mia moglie, fresca sposina rimase piuttosto impressionata quando arrivati a casa dal viaggio di nozze per quattro giorni consecutivi non vide la ringhiera del balcone. Ma dove mi hai portato? Poi si abituò e forse per questo neppure si rese conto che anno dopo anno mentre i nostri capelli si ingrigivano, la nebbia diventava sempre meno invasiva, anzi ce n'era di più a Moncalieri. E' il climate change, ragazzo, fattene una ragione. Ti ricordi quando facevi arrivare le patate da seme nel magazzino di Castelnuovo a gennaio e irrimediabilmente tutti gli anni gelavano aprendo i portelloni dei vagoni ferroviari? Accidenti i bei freddi di una volta, nella Merla c'era sempre da -10°C a -20°C. Nevicava fitto e poi giorni di ghiaccio per terra. Mi ricordo la mia mamma che per andare in via San Lorenzo, si metteva un paio di calze vecchie sopra le scarpe per non scivolare. 

E se si invertisse la tendenza? Mica impossibile, già è capitato tante volte in passato, come verso la fine del '400, quando è cominciata la cosiddetta piccola era glaciale durata più di 300 anni. Ci vuole un attimo a tornare indietro, qualcuno addirittura l'aveva prevista per il 2030 questa svolta, altro che auto elettriche e le altre baggianate velleitarie su cui i grandi interessi lobbistici spingono sull'ala del favore popolare, a cui i politici come sempre, cani da tartufo di voti, si accodano. Va bene, io non la vedrò di certo, la neve che ritorna prepotentemente sulle Alpi. Ieri ero a Sestriere e devo dire che i contrafforti oltre i duemila metri esposti al sole, facevano proprio pena, spelacchiati e neri. a metà febbraio! Sotto, pieno di disperati in coda per scivolare su una striscia di neve finta, dura come il cemento e poi subito marcia come a maggio. Oppure vedremo i passi nello stato in cui erano duemila anni fa, quando da quelle parti Annibale fece passare i suoi elefanti, completamente privi di ghiacciai e neve di sorta; pietraie desolate da traversare facilmente prima di scendere nella assolata pianura seccagna a bastonare i Romani. 

Difficile capire se l'uomo riuscirà ad intervenire in questa situazione climatica con prospettiva concrete e non solo con proclami tromboneschi ed azioni velleitarie a cui non credono neppure i proponenti, mentre i tre quarti del mondo neppure stanno a sentire e nello stesso tempo continuano a moltiplicarsi come conigli, aumentando il danno, mentre gli altri non si moltiplicano più creando il danno contrario ed illanguidendo l'economia. Che bel problema da risolvere; sembra un bel gioco di ruolo nel quale tanti sbraitano facili e impossibili soluzioni. Certo anche se magari non servirebbe a nulla qualunque intervento, perché il pianeta va avanti comunque da solo come ha sempre fatto in passato in una sinusoide tra grande freddo (la terra era completamente ghiacciata fino all'equatore) e caldo torrino (nel carbonifero era più caldo di oggi di circa una dozzina di gradi), verrebbe da dire che è meglio provarci, ma non di certo con le linee suggerite al momento, assolutamente inutili, se non in alcuni casi produttrici di effetti addirittura contrari. 

A mio modestissimo parere, anche se capisco che non è fattibile nella pratica, punterei tutte le risorse nella ricerca sulla fusione nucleare, unica possibilità di produrre la sempre maggiore quantità di energia necessaria e richiesta dall'umanità, magari ci si riesce ad arrivare in 30 anni invece che in 150 e contemporaneamente investirei nella semina a pioggia per via aerea, di migliaia di trilioni di piante a rapido sviluppo in tutte le aree incolte disponibili, dall'Africa, all'Australia, all'Asia centrale. Ci sono essenze adattabili anche a terreni marginali e difficili per temperature e aridità. Ci vuole però un grande investimento e poi, per rispondere alle richieste di derrate alimentari, necessarie sempre in maggiore quantità, una agricoltura sempre più tecnologica, sempre più intelligentemente intensiva, con varietà nuove da modificazioni genetiche ottenute con una ricerca sempre più affinata e veloce. Non certo con le farneticazioni di colture biominchiatiche che riducendo la produzione avrebbero ancora maggiore necessità di occupare sempre più spazi, consumando suoli e risorse. Esattamente il contrario di quanto si propone ogni giorno insomma. Bah, una lotta inutile e donchichottesca, contro mulini a vento eretti da lobbies potenti. Pazienza, tanto non sarà un mio problema e tranquilli, intanto, se non l'uomo, il pianeta se caverà comunque e vedo che mentre si chiacchiera, la nebbia si sta alzando un poco. 


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mercoledì 17 maggio 2023

Vedo nero

Immagine dal web


 Continua a piovere, cara la mia Ermione e le tamerici ne avrebbero anche abbastanza, ma non è  che questo sia sufficiente per fare smettere il monsone che, quando comincia a piovere va avanti fino a quando le nuvole gonfie di umidità non hanno scaricato tutto lo scaricabile ad onta dei desideri dell'uomo. Non c'è difesa, solo salvare il salvabile, anche se probabilmente sarà sempre peggio per il parassita della terra, che si è moltiplicato un po' troppo ultimamente e ancora lo farà peggiorando ulteriormente le cose senza colpe particolari e vanificando i tentativi, assolutamente velleitari di quanti vedono nei timidi risparmi individuali una soluzione, senza rendersi conto (volutamente credo) che c'è una larghissima parte della polazione del pianeta che è ben lontana dal raggiungere un plateau di consumi anche minimi, ai quali ha totalmente e moralmente diritto, quanto e più dei pochi che questi consumi sfruttano al massimo da sempre e adesso fanno la lezioncina agli altri. E non voglio parlare volutamente delle soluzioni false e controproducenti, tipo le auto elettriche, bufala ben più dannosa, spinta d atutti solo per motivazioni di marketing di un comparto ndustruiale asfittico e in cerca di soluzioni per sopravvivere. Stendo poi un velo pietoso su tutto il green washing che inonda i media, perché qui si raggiunge davvero il ridicolo. E' il numero dei viventi il problema, ancora in crescita per  un bel po', che sarà condizionante per il futuro, tutto il resto è chiacchiera da bar e non ci sono soluzioni praticabili od accettabili da coloro che dovrebbero metterle in atto. 

Così i problemi aumenteranno con gradualità, provocando disastri e macerie, contrasti e rivoluzioni, cose sempre accadute, per carità, ma certo non risolutive di nulla, visto che di certo mai le guerre, per quanto devastanti, hanno contribuito a ridurre la popolazione, unica via di uscita per arrestare o quantomeno limitare il peggioramento del clima e delle sue modifiche. Ricordatevi che gli unici eventi storici che hanno arrestato questa crescita e per periodi limitati, sono state le epidemie a livello mondiale e questo potrebbe di nuovo tranquillamente accadere. Tuttavia quand'anche succedesse che per un qualsiasi motivo, il numero degli abitanti della Terra decrescesse in maniera consistente, ci si troverà di fronte ad un altro problema parimenti gravissimo, un impatto economico assolutamente devastante, con sconvolgimenti altrettanto epocali. Nel caso si arrestassero le nascite, avremmo una popolazione mediamente invecchiatissima nella quale i pochi attivi non sarebbero in grado di mantenere il peso enorme degli inattivi. Questo condurrà di certo a trovare giustificazioni morali per abbandonarli a se stessi, privandoli delle eventuali cure e sostentamenti necessari, quando non arrivando ad eliminarli direttamente. Già si vede bene la deriva dei sistemi sanitari proprio in quei paesi un tempo più attenti al sociale che prenderà una china sempre più veloce, figuriamoci negli altri. Nel caso contrario invece, in cui la parte anziana della popolazione per qualunque motivo diminuisse in maniera importante, riducendo la vita media a 50/60 anni, ci sarebbe comunque un impatto economico esiziale, dato dal fatto che il sistema è impostato e funziona solo sul meccanismo di crescita e una forte diminuzione della produzione globale, condurrebbe all'impossibilità assoluta di sostenere il debito su cui si fonda l'economia del mondo intero. 

Oggi si stima che il debito mondiale si avvicini al 300% del PIL, con previsioni di arrivare rapidamente al 400%. Ora è assolutamente impossibile che questo debito sia in qualche modo restituito e tutto sta miracolosamente in piedi, sulla lama di un rasoio, sulla sensazione che una costante crescita consenta di mantenerlo in equilibrio. Se la popolazione mondiale, per qualunque motivo si dimezzasse, più o meno la stessa cosa accadrebbe al PIL, cosicchè la percentuale di debito raddoppierebbe, facendo esplodere il sistema, con un default mondiale che avverrebbe certamente anche molto prima del raggiungimento di questi numeri, di certo non appena il sentiment generalizzato avvertisse, capisse o semplicemente temesse che il trend in questo senso sarà inarrestabile. Questo provocherebbe quello che accade sempre in tutti quei paesi che si sono trovati in questo stato, in pratica l'azzeramento totale di ogni ricchezza legata alla moneta, risparmi, pensioni, salari, solo che accadrebbe a livello globale con una esplosione di tutte le tensioni possibili, incontrollabili e devastanti. Nei rapporti economici, solo il baratto funzionerebbe ancora. Credo che allora ci vorranno parecchi decenni per ripartire. Sarà un momento storico epocale per il pianeta, che per il resto, dei cambiamenti climatici, se ne catafotte completamente, tanti ne ha già visti nelle ere passate e tanti ancora ne vedrà in quelli futuri. E a proposito di vedo nero, da domani non ci sentiremo per un po'. Ho come si dice un pallino in un ala, anche se non dispero di ritornare. Comunque sia è stato bello conoscervi!


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martedì 21 febbraio 2023

Il re è nudo. Auto elettrica e dintorni

dal web


Qualcuno dovrebbe cominciare a tirar fuori il coraggio e dirlo a voce alta. Il re è nudo e l'auto elettrica è una truffa. A tutti gli effetti. Se nessuno lo vuol dire allora lo dico io, tanto non devo vendere niente e non ho bisogno di voti. E non mi riferisco solamente al lato economico, per cui basta dare un'occhiata ai numeri e chiunque capisce subito che se non ti regala soldi lo stato, non è economicamente sostenibile e il successivo costo al chilometro, altrettanto. Pensate solamente che se già adesso, fare un chilometro a carburanti tradizionali costa molto meno che farlo a elettricità (e questo è ovvio visto che l'elettricità va prodotta e non si trova della miniera dei Watt), pensate se tutto fosse elettrico e lo stato perdesse il gettito delle accise, dovrebbe come minimo aggiungerle sul Watt, oppure prenderli da qualche altra parte perché il bilancio è il bilancio e se vuoi pagare le pensioni, la scuola e la sanità che avrebbero bisogno di ancora di più, i soldi li devi incassare comunque. L'imbecille dirà come al solito, prendeteli dove ci sono e non sprecateli, chiacchere da bar al vento. Ma ripeto, questo sarebbe il meno e se questo effettivamente salvasse il pianeta chi se ne frega. Ma purtroppo la realtà è ben diversa. E' il momento di dirlo forte, chi vuole l'elettrico odia il pianeta e lo vuole meno green e per ottenere questo risultato inganna tutti, la gente, i ragazzi che vanno dietro ai cartelli e che sono così facili da ingannare. 

Marchionne, il  più grande genio delle politiche industriali, ovviamente lo aveva ben capito e non credeva assolutamente nell'auto elettrica, che ha osteggiato fino alla fine, rendendosi ben conto prima di tutto della sua insostenibilità economica, e poi anche, cosa più importante, di quella ecologica. Il punto sta nel fatto che quando si vuole sostenere una tesi sbagliata, si esamina sempre solo una piccola parte, parziale e quindi fuorviante, per poter arrivare a far accettare il falso. Basta fare dei magnifici spot sulle meraviglie di auto silenziose e che profumano l'aria invece di ammorbarla nelle città e il gioco è fatto, l'elettrico è la soluzione green della movimentazione. E no, cara la mia gente, non è così. Se vuoi fare un paragone di sostenibilità lo devi fare nella completezza dell'oggetto considerato, dal momento della sua creazione a quello del suo smaltimento definitivo. Oggi più che mai. Dunque considerate il problema della costruzione delle batterie e dei materiali necessari a produrle e quali siano le emissioni prodotte. Pensate che se qualcuno ha denominato alcuni elementi chimici: terre rare, ci sarà un motivo oppure è un nome di fantasia. Forse bisogna pensare che per averne un pugnetto bisogna tritare una intera montagna, dunque aggiungete al conto la quantità di CO2 prodotta e quella di poveri sottili a coté. Ma quelle le fanno in Cina e qui così abbiamo l'aria pulita in città. Bravo coglione, è così che salvi il pianeta? Senza neanche considerare in che mani vai a metterti, visto che stiamo appena toccando con mano, cosa significhino le dipendenze. 

E poi andate ad aggiungere nel conto quanto costerà, sempre in termini di sostenibilità green, lo smaltimento delle stesse, dopo all'incirca ad una ventina di anni. Inoltre poi l'enorme aumento della richiesta di elettricità richiederà, un aumento di produzione e il passaggio doppio, da fonti tradizionali, con produzione di CO2 assolutamente maggiore. Dice, eh ma noi l'elettricità la faremo con fonti alternative. Bravo e i pannelli solari si trovano da soli nella miniera dei pannelli solari, o li devi produrre, e poi smaltirli. Ricordatevi che i conti si devono sempre fare completi, dalla nascita allo smaltimento finale di tutti i componenti necessari. Non ci sono pasti gratis e tutto ha un costo in termini di inquinamento. Allora perché tutto questo battage attorno all'auto elettrica? Ma lo aveva già appunto ben capito Marchionne. La capacità produttiva del comparto auto nel mondo, è molto superiore alla richiesta, almeno doppia, quindi o questa industria dimagrisce attraverso accorpamenti e conseguente riduzione di impianti produttivi o si salta. Ecco perché l'industria automobilistica mondiale spinge la politica a virare sull'elettrico, perché in questo modo, si dovrà eliminare il parco macchine globale e questo porterà lavoro (inutile e dannoso per il pianeta, ma utilissimo per la salute di queste aziende, a spese dei contribuenti in quanto per farlo digerire alla gente bisognerà continuare con forti incentivi) per qualche altro decennio. 

Chiunque si mettesse di buona voglia a fare i conti globali della operazione della mobilità elettrica anche solo in termini di salute del pianeta, manderebbe tutto in soffitta all'istante. Senza naturalmente considerare che al momento, l'utilizzo di un'auto elettrica, e chiunque lo abbia provato praticamente non può che concordare, in termini di comodità, di tempi di carica, autonomia e costo a chilometro percorso, è talmente negativo che il confronto col tradizionale è impietoso. Tanto è vero che, nonostante il battage pubblicitari e gli enormi incentivi economici pompati a drogare il mercato, di auto elettriche in pratica, non se ne vendono. La gente non è scema, se la tocchi nel portafoglio. Datemi retta, pensate a carburanti alternativi (idrogeno, biogas, ecc), a efficientamento dei motori e dato che non ci sono alternative, alla limitazione dell'uso, potenziando i trasporti pubblici, se no si faranno solo danni. Ai politici non ci pensate, non appena l'opinione pubblica capirà che l'elettrico è una truffa e lo conclamerà nei sondaggi, i politici cambieranno immediatamente idea e butteranno tutta l'operazione nel cesso della storia. Ah, naturalmente l'automotive, anche considerato come ho detto nella sua interezza, è solo una piccolissima parte del problema della sostenibilità del genere umano sul pianeta, come sempre il discorso sarebbe molto più vasto e complicato, ma alla gente i problemi complessi danno fastidio, è sempre più comodo stare a sentire risposte semplici, meglio, semplificate così si fa meno fatica a capirle e c'è meno da pensare. 


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mercoledì 6 luglio 2022

Ecologia e ghiacciai

dal web


 Oggi volevo ricominciare un poco delle mie relazioni di viaggio che trascuro da troppo tempo, ma qui gli eventi ti obbligano continuamente a cambiare rotta, visto che non si commenta altro e chi sono io per chiamarmi fuori dalla mia personale e certificata chiacchiera da bar? Dunque dato che le pagine del giornale sono piene, superati gli argomenti Covid (per altro in linea di ripartenza appena tutto il resto si sia smorzato) e il Donbass in stallo, come dopo ogni tragedia legata agli eventi naturali, ecco tutti i professori in pista, adesso si sono scomodati i glaciologi, ma temo che siano gli stessi di prima che hanno cambiato cartellino, come i metereologi che consigliano con questi caldi di vestirsi leggeri o gli economisti che ammoniscono, di questi tempi di stare attenti ai propri risparmi. Dunque a parte il cordoglio delle vittime, come diceva oggi bene una esperta alpinista himalayana, non stiamo a parlare di demenziali divieti o di avvertimenti imperiosi, queste sono solo belinate che servono agli americani per tutelarsi con le denunce assicurative. Chi vuol fare una attività rischiosa lo faccia a suo rischio e pericolo e non stia a chiedere i danni se un camoscio smuove una zolla e un sasso lo prende in testa. A seguito di tutto questo bailamme mediatico, ecco la sequela degli ammonimenti sul pianeta che ci dà l'ultimo avviso, anzi forse no è troppo tardi e Greta non prende più gli aerei (ma la barca alle fibre di carbonio sì) e tu, brutto schifoso, te ne freghi, neghi l'evidena e continui a mangiare prosciutto e melone, uno che consuma il mangime e l'altro tutta l'acqua della pianura padana, schifezza insensibile e negazionista. Qui, o si vuol far finta di non capire o non si ha proprio capito una fava e allora è inutile cercare di spiegarla, continuate pure ad andare in piazza con i cartelli che vedrete che serve a tanto. 

Se invece si vuole fare un discorso serio, bisogna partire dagli assiomi fondamentali. 1. L'uomo è una specie che per il solo fatto di esistere inquina. Respira, mangia, caga, si veste, si ripara, si sposta e per fare tutto questo inquina. 2. Questa attività incide sul clima, anche se nessuno è stato in grado di provare con precisione se lo fa per il 5% o per 95%. 3. Il pianeta ha un cosiddetto potere tampone in grado di assorbire questo inquinamento fino ad un certo limite che potrebbe essere di 200 milioni di persone che inquinano come gli americani o 2 miliardi che inquinino come gli africani. I numeri potrebbero essere differenti ma questo è il concetto. In ogni caso non può assorbire l'inquinamento ai tassi attuali di 8 miliardi di persone. 4. Il genere umano per vivere e moltiplicarsi come i conigli ha scoperto di poterlo fare solo attraverso il metodo più contro natura esistente, l'agricoltura e l'allevamento. Quindi a mio parere non ci sono soluzioni praticabili neppure in linea teorica per mettere argine a tutto questo, anzi è molto probabile che la corsa, non solo non si arresti ma proceda in maniera sempre più tumultuosa in quanto è presumibile che il quasi miliardo di persone che ancora soffrono la fame e il paio di miliardi che sono nella cosiddetta fascia povera, ambiscano (cosa eticamente non contestabile) a raggiungere i consumi dell'altra parte dell'umanità. Inoltre una direzione di "decrescita felice", oltre al fatto che dovrebbe essere accettata da tutti gli stati, da tutti i regimi e da tutte le persone, cosa manifestamente impossibile, agirebbe comunque solamente in direzione di rallentare, di posporre il problema un po' più in là, effetto che si annulla rapidamente per il fatto che la popolazione raddoppierà entro la fine del secolo, raddoppiando come minimo la richiesta di energia e di consumo. 

Non ci sono soluzioni dunque? Io penso di no, comunque di certo non quelle semplicistiche, risparmio, buon senso, riduzione di consumi, o peggio quelle che addirittura operano in senso contrario come il grande appeal delle auto elettriche o di una agricoltura/allevamento estensivo o "tradizionale" che come minimo raddoppierebbe o quadruplicherebbe il consumo di terreni. Solo soluzioni drastiche non dipendenti (almeno spero) dalla nostra volontà, epidemie catastrofiche, guerre nucleari, l'invio di miliardi di persone su altri pianeti o altro, che riducano l'umanità a un decimo o poco più potrebbero riportare la nostra produzione di scorie a livelli sopportabili per il pianeta. Diversamente nulla può essere ragionevolmente fatto per risolvere questo problema. Al massimo, ma solo per posticipare di un po', sperando di resistere fino all'utilizzo di tecnologie davvero innovative come la fusione nucleare su larga scala, si potrebbe tentare di impiantare almeno un centinaio di trilioni di alberi a rapido accrescimento, incrementare al massimo con la ricerca, la produzione di derrate alimentari, attraverso OGM, agricoltura e allevamento molto più intensivi di oggi e ad alto contenuto tecnologico, con riduzione delle lavorazioni tradizionali del suolo e pesticidi sempre meno invasivi e mirati, diminuendo anche un po' (non certo eliminando) i consumi di carne, cosa che tuttavia verrebbe rapidamente compensata da quei popoli che aspirano a nutrirsi in modo regolare e continuativo invece di morire di fame. Tuttavia insisto che questo, aanche se quasi inutile, dovrebbe essere fatto dalla totalità delle nazioni, nessuna esclusa e se questo vi sembra possibile, auguri. Quindi rassegnatevi e tranquilli, la nostra specie è tignosa al massimo e non scomparirà per così poco. Saprà adattarsi alle nuove situazioni, che per noi sarebbero insopportabili e tra una decina di generazioni, dopo sconvolgimenti e crisi inenarrabili, conflitti mostruosi, sofferenze indicibili, si ritroveranno a campare a 50°C su dune sahariane o in grotte profonde, lamentandosi che l'inverno sia un po' troppo freddo.


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venerdì 19 novembre 2021

Ecologia facile 6: La triste storia degli imballi

dal web


 Ieri sono stato ad una riunione di ex-compagni di scuola di università e assieme abbiamo visitato l'attuale facoltà di Agraria nel Campus di Grugliasco. Davvero una realtà interessante di cui abbiamo potuto valutare diversi aspetti, la parte agronomica, l'entomologica, l'apicoltura, la meccanica agraria ed abbiamo discusso dei diversi aspetti degli studi riguardanti l'agricoltura di oggi e del prossimo futuro col Prof. Grignani, direttore del dipartimento, che ci ha chiarito molto bene assieme ai suoi collaboratori, la direzione verso cui sta andando questo mondo. La facoltà, mi è sembrato, sta lavorando molto bene per portare il senso di una agricoltura moderna verso la strada giusta, che, a mio parere, non può essere che quella di risolvere il problema di sfamare il mondo senza perdere di vista la sua "sostenibilità". Ovviamente l'uso di questa parola che appositamente ho messo tra virgolette, va intesa non nel senso becero di etichetta d'obbligo senza la quale ormai non si può più neppure introdurre questi argomenti (assieme a "green" e a diverse altre) ma nella sua reale accezione, ciòe al fatto che quando si pensa all'avanzamento tecnologico necessario che deve essere forzatamente ricercato per far fronte al numero degli individui che popolano e popoleranno il pianeta in numero sempre maggiore, bisogna esaminare tutti gli aspetti che devono essere messi in atto per ridurre al massimo possibile ed in maniera globalmente utile, le diverse facce del problema, quello della produzione delle quantità necessarie, riducendo al massimo emissioni, consumo di suolo, inquinamento e così via. 

Per esempio ci si aspetta molto dalla produzione di insetti da trasformare in sostanza nutritiva per gli allevamenti (anche per l'alimentazione umana, per quanto credo che nella nostra cultura rimarrà sempre un aspetto marginale). L'affermazione di questa linea, se esaminata nel suo aspetto circolare, è davvero interessante anche per l'utilizzo di frazioni importanti di scarti dell'agricoltura stessa, che spesso rappresentano essi stessi un problema da risolvere. Stessa cosa per l'uso di molti scarti agricoli nella produzione di energia. Infatti, come avevamo detto all'inizio di queste chiacchierate, una cosa è rappresentata dalle problematiche del global warming, un'altra, spesso in contrasto, sono quelle degli scarti prodotti dalle nostre necessità, che sono inevitabilmente connaturate con l'esistenza della nostra specie. Vivere produce scarti. Deiezioni fisiologiche, parti di cibo che per cause diverse (deterioramento, parassiti, semplice spreco) non sono più consumabili, imballaggi, fondamentali perché aumentano in maniera sostanziale la resistenza al deterioramento diminuendone di conseguenza lo spreco. Da sempre l'uomo, che non è una specie stupida, ha cercato di ridurre lo spreco di nutienti, dato che il procurarseli era assai faticoso e impegnativo in termini di consumi energetici. 

Via via sono stati messi a punto molti sistemi per aumentare i tempi di conservazione che, favorendo anche il trasporto, permettevano alle derrate la fruizione in luoghi e tempi lontani dalla produzione, migliorando di molto la disponibilità di cibo, alla faccia della religione del kilometro 0. Salagione, affumicatura, essiccazione, trasformazione in prodotti più conservabili come i formaggi dal latte. Il consumo del'alimento fresco, di certo più appetibile e apportatore di migliori nutrienti, corrisponde purtroppo ad una sua scarsità di utilizzo e ad una fortissima percentuale di spreco. Sopravvenendo i metodi più moderni e innovativi, inscatolamento, liofilizzazione, surgelamento, sotto vuoto, senza citare neppure i più moderni e sofisticati, si è potuto diminuire considerevolmente lo spreco che attualmente, nei paesi più avanzati, è inferiore al 30% e ogni nuova tecnologia contribuirà a diminuirlo sempre di più senza illudersi di poterlo azzerare, per tutta una serie di motivi che necessiterebbero di altre analisi, che al momento non è il caso di fare. Tutto il settore dell'imballaggio è parte fondamentale in questo processo, carta, alluminio, vetro, ma soprattutto plastica, sono la chiave di questi processi, creando a loro volta un problema di scarti da smaltire. Dunque un cane che si morde la coda? Certamente no, in quanto dobbiamo capire che lo scarto, qualunque esso sia, in un sistema circolare, in luogo di essere un problema di cui liberarsi, deve essere considerato una preziosa risorsa da utilizzare. Gli scarti devono essere la nostra futura miniera d'oro. 

Intanto considerate che già al momento attuale qualunque materiale necessario a questi scopi è perfettamente riciclabile e riutilizzabile, anche in due o tre modi diversi, con le tecnologie già esistenti, basta che le filiere si organizzino e vengano alimentate con continuità. Le possibilità di scelta già oggi sono tecnicamente molte e bisognerebbe sempre dare la precedenza a quelle più "sostenibili" appunto, valutando bene ogni punto del processo, dalla nascita dell'imballo al suo completo riciclo, calcolando quali sistemi siano più efficienti. E' inutile pensare di risparmare nell'utilizzo di un certo tipo di imballo, se poi questo mi produce una maggiore perdita e spreco di prodotto, ad esempio. Ricordo sul web la presentazione di frutti a rapido deterioramento in vaschette avvolte di pellicola, con i commenti di un deficiente che lanciava maledizioni all'indirizzo della plastika e dei suoi utilizzatori colpevoli di uccidere tartarughe e delfini (questo fa sempre colpo sulle anime semplici). Naturalmente non aveva considerato di quanto in questo modo, di prolungasse la conservazione di quei frutti con relativa diminuzione di spreco del prodotto stesso, mentre qualcuno più furbo di lui lo aveva invece calcolato ritenendo quindi più conveniente metterlo lì in atmsfera controllata di azoto, invece di lasciarlo nudo e crudosul bancone in attesa che marcisse e fosse gettato. 

Poi si possono sbagliare i conti, per carità, ma il sistema di procedura è corretto. E per le isole di rumenta di plastica grosse ormai come il Pacifico, come la mettiamo? Sento una voce dal fondo. Ma benedetta zucca vuota, se tu il sacchetto di plastica lo butti per terra invece di riciclarlo, sei tu il maiale a cui piacerotolarsi nel brago, non la plastika, che è la più importante scoperta del secolo scorso, che ha permesso una infinità di processi applicativi, con una popolarizzazione di consumi infinita, riducendo i costi a tal punto che moltissime cose esclusive potessero diventare accessibili a tutti ed allo stesso tempo è la sostanza più facilmente riciclabile oggi conosciuta, con l'ecobalance (il consumo in TEP- tonnellate-petrolio equivalenti, dalla sua creazione al suo completo riciclo) più favorevole tra tutti gli altri materiali che siano vetro, plastica o alluminio. Bisogna sempre avere l'umiltà di fare i conti prima di triciare giudizi (magari inconsapevolmente guidati dalle lobbies delle sostanze concorrenti). Ricordatevi dunque che il problema della pollution, al contrario del global warming, che come abbiamo visto nei giorni precedenti potrebbe essere una grana non risolvibile con i sistemi oggi conosciuti, è al contrario, tecnicamente affrontabile con le tecnologie attuali e gestibile con la dovuta organizzazione. I rifiuti dovranno sempre di più essere considerati una ricchezza, una miniera insostituibile, da utilizzare completamente e non da seppellire stupidamente. Questo si può fare, basta volerlo.


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venerdì 12 novembre 2021

Ecologia facile 5 : Ci sono soluzioni pratiche?

dal web


 In ultima analisi vorrei che fosse chiara la mia idea di fondo che riassumerò in queste poche righe. Il problema del cambiamento climatico esiste ed è serio, ma non credo che sia risolvibile facilmente, in specie con i sistemi con i quali si tenta di convincere il grande pubblico consumatore che è possibile facilmente basta volerlo, mobilitando i giovani che ingenuamente vanno dietro all'onda e che beati loro vedono tutto semplice, basta volerlo. In generale rimarco che queste spinte sono date soprattutto da interessi economici per spingere sistemi e prodotti, fintamente green e si cerca di imporre ad un mercato molto ricettivo, come è diventato da un po' il nostro (vedi anche il mercato dei prodotti "senza"). Perché, a mio parere, è quasi impossibile ottenere risultati concreti? Primo motivo - Le cause primarie (Agricoltura, Comunicazione, Spostamenti, ecc.) sono necessarie e/o comunque irrinunciabili o per necessità di vita o perché nessuno accetterà mai un ritorno all'età della pietra. Secondo motivo - L'eventuale risparmio si otterrebbe solo a patto di costi enormi, che nella pratica nessuno è disposto a pagare, a meno che non lo faccia qualcun altro e in ogni caso posporrebbe solo il problema di qualche anno e sarebbe comunque inutile. 

Terzo motivo - Le nazioni più responsabili del problema non accetteranno mai di rinunciare al loro sviluppo, alcune perché ancora troppo indietro (Cina e India), altre perché non disponibili a rinunciare nemmeno in piccola parte ai loro consumi (USA, Australia, Russia, Europa). Quarto motivo - Le proposte o promesse di ridurre entro anni lontani (2050-2070)  sono davvero chiacchiere inutili e non credibili in alcun modo, prometto insomma che qualcuno che verrà dopo di me troverà il modo tra una trentina di anni, di fare quello che io non posso e non voglio accettare di fare immediatamente. Quindi a mio parere tutto continuerà e come adesso, con qualche risparmiuccio di fondo, tanto per dimostrare che si fa qualche cosa, con qualche stanziamento di pochi miliarducci, per poter dimostrare al proprio elettorato sensibile, quanto siamo buoni e quanto pensiamo alle zone di sottosviluppo, con la spinta invece, verso qualche settore che fa presa sull'ignoranza e la credulità della gente, convinta che sia la strada giusta (elettrificazione dei trasporti, agricoltura "organica" e altre truffe di questo genere), che tuttavia saranno utili al business e all'economia in generale. 

Ci può essere una preoccupazione ovviamente e cioè il fatto che le decisioni sbagliate c e la politica potrebbe prendere in seguito a questo mood, che so io, il divieto dei pesticidi in generale o il blocco di determinate attività giudicate inquinanti rispetto ad altre, come l'uso della plastica, altro dogma ecologista esattamente contrario alla realtà davvero green, possano condurre ad un peggioramento ancora più rapido, ma questa è un'altra storia. Ma davvero non c'è possibilità praticabile o qualche cosa si potrebbe fare, senza comunque pensare che ci siano soluzioni semplici ad un problema così complesso? Qualcuna secondo me c'è, anche se forse non sarebbe risolutiva in tempi brevi. Ve ne cito alcune che mi sembrano più vicine alla realtà, ma senza pretese di avere la verità in tasca. La prima, forse la più semplice ed immediatamente praticabile è una riforestazione di tutte quelle aree che siano tecnicamente vocate e non impiegabili in agricoltura, di qualche migliaio di trilioni di alberi, ma in tempi rapidissimi, direi immediati, anche con semina aere ad esempio, con specie a rapido accrescimento e da modificare geneticamente per avere resistenze a zone meno vocate, per aridità o temperature. 

Una seconda è spingere a tutta su una agricoltura molto più tecnologica, integrata, intensiva, con largo uso di OGM idonei ad un vero salto di qualità produttivo (con conseguente riduzione di utilizzo di terreno) e qualitativo (contenuti e fabbisogni, idrici e di nutrienti), ma mi raccomando da chiamare in altro modo perché l'acronimo è ormai talmente sputtanato che il solo citarlo fa venire la pelle d'oca a tutta la fauna variegata che ci circonda, spingendo su una terza rivoluzione verde che consenta di alimentare in modo adeguato ed finalmente etico tutti gli abitanti del pianeta. Una terza è spingere lo studio e la ricerca incessante, in modo di arrivare il più velocemente possibile ad una energia da fusione nucleare pulita e questa sì davvero green e qui l'Italia è tra le nazioni meglio messe, e potrebbe essere anche una bella fonte di sviluppo nostrano.  Se si arrivasse aduna soluzione concreta in tre o quattro decenni, sarebbe tutta polpa, altro che gli impegni a ridurre per il 2070! Se poi nel frattempo si studiassero metodi per catturare e fissare la CO2 con qualche congegno, macchinario o sistema di filtrazione, benissimo, si andrebbe ad agevolare il punto uno. Ecco, io i soldi li investire solo in queste direzioni, che mi sembrano utili al problema di limitare comunque la parte dovuta all'intervento umano. Poi rimane il problema della pollution, dell'inquinamento, ma questa è un'altra cosa, di cui magari parliamo la prossima volta.


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domenica 24 ottobre 2021

Facile parlare di ecologia

immagine dal web

 E' un mondo strano il nostro, ma forse è sempre stato così anche in passato e probabilmente lo sarà anche in futuro, a meno che, come spera il mio amico ufologo, non intervengano una buona volta gli ET a sistemare le cose. Tuttavia, tra gli sproloqui dei no-tutto, dei complottisti e di tutti quelli che in tasca hanno la magica e semplicissima ricetta per salvare il pianeta, non se ne può davvero più, per lo meno io non ne posso più. Pertanto ho deciso, tanto non ho voti da chiedere, cariche a cui aspirare e cose da vendere a parte i miei libri, di dire la mia, anche se controcorrente, sul problema dell'econaturalcarbonorganicnaturalogia, su cui tutti hanno verità certe ed inoppugnabili che solo i fessi, i furfanti e i pagati dalle multinazionali, non vedono. Sempre stato un ecologista della prima ora e assoluto amante della natura, ma da quando sento la marea di cazzate che monta come la panna, ribollo come la lava del Vesuvio in attesa di eruttare. La cosa che mi fa più dispiacere è il vedere come la montagna di fuffa, di menzogne, di mezze verità usate per provare inganni da chi ha pesanti interessi in gioco e su queste cose ci campa, abbia confuso e diciamolo pure ingannato un sacco di ragazzini, che fanno tenerezza per le loro certezze esibite, ma che alla fine saranno quelli che domani prenderanno le decisioni. 

Quindi non abbiatevene a male, ma voglio dire la mia su questo argomento dell'"ecologia", anche se temo che, data la sua complessità, non c'è mai niente di semplice purtroppo, come vorrebbe l'ascoltatore dei dibattiti, mi terrà occupato per molti post. Intanto cominciamo dal presupposto che bisognerebbe tenere separati argomenti che sembrano parte dello stesso problema e in parte lo sono, ma che a volte, nelle proposte soluzioni sono addirittura in contrasto tra di loro e mi riferisco al Riscaldamento globale (Global warming) e all'inquinamento in generale (Pollution). Il primo potrebbe avere una influenza potente su tutto il pianeta cambiandone i parametri di abitabilità, mentre il secondo è solamente un problema di parziale fastidio, che assente l'uomo, il pianeta assorbirebbe in pochi millenni. Cominciamo da alcuni assiomi, che bisogna dare per buoni, come si faceva nelle prime dimostrazioni dei teoremi geometrici. Innanzitutto bisogna farsi ragione che l'uomo, per il solo fatto di esistere, inquina l'ambiente che lo circonda, perché deve respirare, nutrirsi, proteggersi con vesti e abitazioni, riprodursi, spostarsi e avere, quasi unico tra gli altri viventi, attività ludiche, producendo scorie, che poco o tanto "inquinano" il pianeta deteriorandolo. 

Questo, dal canto suo ha per natura una cosiddetta capacità tampone che gli permette, fino ad un certo punto di assorbire senza modificarsi, queste scorie. Tuttavia superata una certa quantità, non ce la fa più e comincia ad accumularle. Probabilmente si calcola che questo potere tampone (ai ritmi attuali di produzione) non superi i 500 milioni di individui o forse meno. Quindi tu puoi ridurre, limitare, risparmiare quanto vuoi, ma il problema rimane irrisolto comunque, dato il numero troppo grande degli abitanti di questo pianeta, che in ogni caso è in continuo aumento e soprattutto in continua richiesta di crescita del fabbisogno di energia. Dobbiamo comprendere che, a parametri attuali, solamente un drastico calo della popolazione (epidemie potenti come nel passato, guerre totali, drastiche riduzioni della natalità imposte, ovviamente con tutto quello che ne consegue e quindi probabilisticamente quasi impossibili) risolverebbe il problema e probabilmente sarebbe pure insufficiente. Chi pensa che basti risparmiare (energia, cibo, movimenti, ecc.) non si rende conto che il fattibile, con grandissima fatica e a prezzo di sconvolgimenti economici potenti, sarebbe velocemente vanificato dal continuo crescere della popolazione, che tra poco sarà di 10 miliardi e dalla pretesa, forse per qualcuno dei "risparmisti" insensata che hanno tutte quelle genti, costituite da poveri o poverissimi, al momento marginali nel conto dei consumi, di arrivare ad una posizione di "benessere" quantomeno pari alla loro. 

Forse pensano che sarebbe ingiusto che i popoli dell'Africa aspirino ad avere un frigorifero per bere un bicchiere di acqua fresca o un condizionatore nella loro baracca, per meglio sopportare i 40°C? Pretesa eticamente ineccepibile, che porterà ad un rapido aumento, come minimo ad raddoppio della richiesta di energia in un paio di decenni, altro che riduzione. Nella parte Global warming, c'è poi anche un altro problema collaterale che potrebbe vanificare anche soluzioni validissime e risolutive, quando mai si escogitassero. E' certo che l'attività antropica influisca su questo fenomeno, tuttavia nessuno ha ancora potuto valutare con una certa precisione se questa provochi l'aumento del riscaldamento del pianeta per il 10% oppure per il 90%, dato che pretenderebbe la ricerca di una soluzione molto differente nei vari casi. Da queste prime osservazioni capite che la facilità con cui si blaterano soluzioni evidenti e chiare che solo i furfanti non capiscono, è un poco campata per aria e finché a spargerle nell'aere come nuovo verbo è una ragazzina manovrata da chi ha interesse a farlo, questo sì che è blablabla, è accettabile anche con una certa simpatia, ma quando si mettono a pontificare quelli che si dichiarano sapienti, lo è un po' meno. Domani adiamo avanti esaminando più da vicino le varie soluzioni che vengono date come inoppugnabili e semplici verità che solo la malevolenza velenosa dei cattivi, rifiuta.


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lunedì 25 maggio 2020

Plastika monouso

Stop plastica usa e getta, il Consiglio Ue approva i divieti in ...
dal web

Dai che prendo fiato. Anche perché questi quasi tre mesi di anossia, mi hanno un po' deteriorato le già poche sinapsi e mi accorgo di non ragionare più logicamente e mi è aumentata la tendenza alla stizza e all'ira compulsiva. Vero è che il virus oltre che a fare strage tra i vegliardi come me, ha anche fatto giustizia di un sacco delle cazzate modaiole che giravano da anni. Per esempio tanto per essere polemico, vi ricordate ancora di quando la plastika (con la k) era il problema assoluto, l'inquinatrice principe, da eliminare, da tassare, da mettere all'indice e scomunicare in favore di fratelli vetro e alluminio e sorella carta (materiali assolutamente più inquinanti nella loro vita complessiva di imballaggio, ma santificati grazie a lobbies potentissime)? Bene col virus abbiamo assistito ad un ritorno prepotentissimo del monouso (prima da bandire assolutamente) e anzi, all'indignazione assoluta perché i nostri magazzini improvvidi non erano riempiti di miliardi di mascherine, guanti, camici, tamponi (ricordate la polemica sui cotton fioc, che sono uguali ai tamponi dei test, i più inquinanti tra i dispositivi monouso?). 

Oggi invece eccoli qua tutti scandalizzati perché non ci vengono riversati a cascata sopra la testa montagne di mascherine, pare ne servano almeno da 10 a 100 milioni al giorno, da 1 a 10 miliardi o più per i prossimi tre mesi, che poi non essendo neanche di plastica non possono neppure essere riciclate, ma devono essere smaltite come rifiuti speciali, mentre invece vengono abbandonati per strada, ce ne sono già i fossi pieni e lì altro che 100 anni perché si degenerino, ma chi se ne frega,tanto mica è plastiKa. Naturalmente nessuno se ne fotte se andranno a soffocare altrettanti milioni di pesci, delfini e tartarughe varie o se trasformate in micropezzi ce li rimangeremo col tempo. Tutti bravi a fare gli ecologisti con  la borraccia di alluminio in mano, col virus degli altri, insomma. Nessuno vuole accettare che non è la plastica o la mascherina il problema, ma soltanto l'incivile comportamento di chi la usa e la getta a mentulae canis e che nessun divieto comunque renderà più degno di vivere accanto agli altri in una comunità. 

Basterebbe il riconoscimento di quale sia la base del problema e poi facilmente, interessi lobbistici controllati, si arriverebbe a capire che la plastica (questa volta senza Kappa) è stata la più grande invenzione del XX secolo, il materiale in assoluto più economico, che ha reso accessibili a tutti una multiformità pressoché infinita di prodotti, il più plastico in assoluto, da cui il nome, con il quale è possibile davvero produrre qualsiasi cosa ed al tempo stesso (e questa è la cosa più importante) il più ecologico in assoluto, perché il più facilmente ed economicamente riciclabile per riprodurre se stesso, cosa facilmente dimostrabile coi numeri alla mano, quando lo si paragona con i suoi omologhi concorrenti, carta, vetro, alluminio. Se le persone si fermassero solo un momento a pensare la quantità di petrolio equivalente (Tep) necessaria per costruire una bottiglia di vetro, trasportarla, lavarla e rilavarla, con altro enorme inquinamento delle acque, ritrasportarla e quindi riciclarla a fine uso e scoprirebbe che è molto più alto di quello dell'analogo contenitore in plastica. E basterebbe che la gente fosse civile e non se ne troverebbe negli oceani neppure un microgrammo. Chissà che il coronavirus potrà insegnare qualche cosa di utile al riguardo. 


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venerdì 27 settembre 2019

Elogio della complessità

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dal web

Comunque sia mi pare che, dando un'occhiata a come la pensa la gente (basta buttare un occhio ai vari social o sentire quello pubblicato sui media, oggi si sia completamente perso di vista una caratteristica fondamentale nell'impostare problemi e discussioni: la complessità. Ogni argomento che si affronti, la plastica, il riscaldamento globale, le varie teorie biominchiatiche, non viene discusso in maniera organica e ordinata, perché è troppo complesso e faticoso farlo, ma basta l'adesione ad uno slogan o all'inneggiamento ad un capopopolo, che sia un politico in cerca di potere personale o una pur simpatica ragazzina manovrata. Nessuno è interessato, discutendo di un imballaggio ad esempio, a paragonare un corretto calcolo di ecobalance in confronto con altri prodotti o comportamenti succedanei, è una palla mostruosa, complicatissima, da fare scoppiare la testa e poi sono noiosissimi numeri, quindi basta dire: è plastica? allora tutta merda, è un male ontologico, si sa e basta. E' provato che la gente non va oltre la lettura del primo paragrafo di un post, la prima frase, al massimo l'inizio della seconda, poi passa oltre, non ha tempo, non ha voglia, è troppo complicato. 

Così nascono le cazzate e i provvedimenti inutili a volte dannosi. Tanto per fare un esempio attuale, ma questo vale per ogni genere di argomento, quando si dice: "evidentemente lo spreco e l'inquinamento ambientale sono insostenibili, ma chi si deve convincere è il popolo verso consumi morigerati ma in previsione di costumi differenti" non si considera che il grande problema che diventa assioma nell'argomento è che la specie umana è di per se stessa irrimediabilmente inquinante per il solo fatto di esistere, il che significa nutrirsi, vestirsi, fornirsi di un riparo, curarsi, spostarsi ecc. e che quindi superato il piccolo numero di abitanti sopportato dal potere tampone del pianeta, il resto non è governabile, col semplice risparmio procapite su questo inquinamento. Se riduco il mio inquinamento del 50% sposto solo l'asticella un po' più in là nel tempo, non appena il numero delle persone raddoppierà, l'inquinamento totale resterà uguale. 

Quindi oltre ai problemi etici, (come possiamo far la morale a chi sta uscendo dal sottosviluppo e pretende di avere il motorino se noi abbiamo un'auto a testa, come possiamo giudicare chi brucia un pezzo di foresta per produrre cibo, noi che le foreste le abbiamo eliminate da secoli, ricoprendole completamente di, oltretutto, improduttivo cemento) credo, ahimè che il problema non si possa risolvere con un qualunque tipo di velleitario, se pur minimamente utile al momento, risparmio, ma solo con un qualche tipo di Ebola che riduca l'attuale popolazione del 90%. Il pianeta può sopportare alò massimo 5/600 milioni di persone, mettiamola così. Per fare un piccolo esempio di come sia complicato sparare giudizi sull'onda del sentimento, da una importante ricerca che calcola gli impatti in emissione di CO2 per ogni atto dell'uomo, avere una macchina (quella che si vuole sostituire con l'auto elettrica che a conti fatti inquinerà ancora di più, produce 2,4 tonnellate di CO2, mentre avere un figlio ne produrrà circa 60 Ton (come riporta Bressanini in un suo bellissimo pezzo a cuimi sono ispirato). Ciò detto è inutile che vada avanti, anche perché la quasi totalità di voi si è comunque fermata dopo la terza riga e inoltre non ho tempo, devo andare a prenotare i voli intercontinentali per la mia prossima fuga.

venerdì 12 maggio 2017

Malaysia 21 - Palme da olio


Territorio malese

Maiale barbuto (Babiroussa?)
Tanto per mettere la parola fine a quanto detto sul parco più noto ed importante della Malesia peninsulare, trascurerò di raccontarvi il giro notturno sul cassone di un pick up per le strade attorno al parco stesso, per avere l'opportunità di vedere la vita che anima la foresta di notte, anche perché dopo aver scutato per un paio d'ore tra le frasche illuminate dal raggio fioco di una torcia, le uniche cose che abbiamo scorto sono state: un paio di presunti occhi gialli in alto sulla collina, alcune cacche secche di elefante, un minuscolo bradipo su un palo della luce e un maiale selvatico barbuto, che fosse il salgariano babiroussa di buona memoria? Conserviamo almeno questa illusione. La parte mezza piena del bicchiere è invece rappresentato, grazie alla quasi completa assenza di nubi, dalla visione di un cielo stellato quale raramente ho visto prima. Un mantello di velluto nero trapuntata di strass luminosi gettati con apparente casualità di traverso a questo cielo tra le montagne. Ma bando alla lagna del poetastro d'accatto, oggi voglio parlare di un argomento che (solo nel nostro paese, per la verità, visto che evidentemente non abbiamo cose serie su cui discutere) sembra rivestire un certo interesse. La produzione dell'olio di palma. Non voglio qui fare una disamina sul prodotto in sé e sulla sua eventuale implicatione salutistica, chi vuole ed è senza pregiudizio può trovarne a carrettate sul web, come qui da cui si evince la stupidità della sua demonizzazione. 

da Wired - Drupa di palma da olio
(La frase più calzante l'ho letta su Wired quando sottolinea che dobbiamo smetterla di dire che la merendina fatta con olio di palma è cattiva e la crostata fatta dalla mamma col burro è buona a prescindere. Sono buone e cattive allo stesso modo, dipende dalla quantità che se ne mangia in un anno). Mi interessano in questo caso di più, invece, le valutazioni sul fronte della sostenibilità ecologica. Intanto bisogna osservare che le coltivazioni di palma da olio vanno a sostituire e sono alternative alla produzioni di altri grassi vegetali (sempre più nocivi in generale). Se facciamo queste valutazioni, non si può che notare che questa coltura è la più "ecologica" in assoluto, in quanto, per unità prodotta, occupa fino a un settimo di terreno rispetto alle colture concorrenti (soya, colza, girasole, mais, ecc.); non necessita di irrigazione in quanto si estende in zone in cui le precipitazioni sono più che abbondanti, senza quindi consumo di acqua, né di fertilizzanti, né di pesticidi come le altre citate prima. Oltre a questo è anche tecnologicamente migliore ed è il meno caro, anche se questo ci deve interessare di meno, se ci dichiariamo disponibili, per ragioni ideologiche a pagare di più per una cosa che vale di meno, come per tutta la fuffa biologica in generale. Dunque vediamo cosa succede in Malaysia, il secondo paese produttore a livello mondiale, cosa di cui mi sono interessato essendo sul territorio

Fabbrica statale di olio di palma
Percorrendo le strade del paese, in particolare della penisola, ma anche poi nel Borneo malese, si osserva che la totalità del territorio non occupata da foreste, è un unico e sconfinato campo coperto da palma da olio senza soluzione di continuità. Di tanto in tanto vedi piccole fattorie vivaio che producono i piantini di palma per le nuove piantumazioni. In pratica questa è diventata quasi l'unica coltura del paese e negli anni, ha via via sostituito quasi completamente le piantagioni di alberi della gomma che hanno gradualmente perduto di interesse e non, se non in modo molto parziale, le foreste primarie, che anzi negli ultimi anni, dati governativi alla mano, hanno incrementato la loro superficie e godono di una protezione legislativa consistente in quanto il sentimento, chiamiamolo ambientale, sta diventando sempre più importante a livello politico in tutto l'oriente. Un'altra cosa interessante è l'osservazione del fatto che, quasi sempre, il terreno sottostante la coltura viene occupata dall'allevamento bovino, che contribuisce a mantenere pulito il terreno senza uso di fitofarmaci. Per quanto riguarda gli slogan a cui sono chiamati testimonial di provata simpatia del tipo io sto con gli oranghi, davvero non ci sono più confini alla presa per i fondelli del popolo bue. Nel Borneo malese, e ne parleremo quando saremo da quelle parti, vivono attualmente circa 3000 oranghi selvatici, che sono al momento considerati e trattati con maggiore attenzione che se non fossero delicatissimi bimbi. 

Orango
Ne è conosciuta la localizzazione, sono ultraprotetti da leggi severe (10 anni di prigione e multe colossali a chi procura danni a qualcuno di questi) in quanto è ormai chiaro a tutti che la protezione del wilderness significa moneta sonante e turismo che porta soldini in aree sottosviluppate, questo sì incentivato al massimo e ben compreso anche dalle popolazioni locali che da anni hanno smesso di fare danni a questi animali. Dovunque sono sorti centri per la protezione e per la riabilitazione degli oranghi eventualmente trovati feriti o orfani, a loro volta e per fortuna, macchine da soldi. Ciò chiarito mi sembra davvero vergognoso che proprio noi, nazioni ricche, col grasso che cola dalle tavole oltre che dalle orecchie e che abbiamo devastato ogni nostra zona forestale, non solo dedicandole all'agricoltura, ma ricoprendole di cemento, andiamo a fare la morale a paesi che escono dal sottosviluppo e che trovano nell'agricoltura una fonte di reddito e di attività lavorativa che consente loro di mangiare invece che di morire di fame come facevano prima, quando ci facevano tanta pena. Il territorio malese è punteggiato di aziende pubbliche e private, fabbriche insomma a cui affluisce il prodotto raccolto da uno stuolo di lavoratori che qualcuno dice maltrattati. Ma se questo è vero, non sarebbero maltrattati allo stesso modo se coltivassero soya o colza o altro prodotto succedaneo (tra l'altro su una superficie sette volte maggiore)? Come se i diritti dipendessero dal prodotto e non dalle condizioni del paese. Insomma pensatela un po' come volete e sepreferite sostenere le ragioni della (fortissima) lobby delle margarine e oli vegetali, i cui utili sono i veri danneggiati dall'olio di palma, fate pure. Io sto con la Nutella!

SURVIVAL KIT

Giri notturni attorno al parco - Tutte le agenzie organizzano giri in macchina di notte sulle strade che corrono attorno al Teman Negara. Il costo va sui 35 R a testa a seconda del numero di partecipanti. Le possibilità di vedere animali è molto scarsa, tuttavia è una delle poche attività da fare dopo a calata del sole.
Colline coperte di palma da olio



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Serbatoi dell'olio di palma

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!