lunedì 25 maggio 2020

Plastika monouso

Stop plastica usa e getta, il Consiglio Ue approva i divieti in ...
dal web

Dai che prendo fiato. Anche perché questi quasi tre mesi di anossia, mi hanno un po' deteriorato le già poche sinapsi e mi accorgo di non ragionare più logicamente e mi è aumentata la tendenza alla stizza e all'ira compulsiva. Vero è che il virus oltre che a fare strage tra i vegliardi come me, ha anche fatto giustizia di un sacco delle cazzate modaiole che giravano da anni. Per esempio tanto per essere polemico, vi ricordate ancora di quando la plastika (con la k) era il problema assoluto, l'inquinatrice principe, da eliminare, da tassare, da mettere all'indice e scomunicare in favore di fratelli vetro e alluminio e sorella carta (materiali assolutamente più inquinanti nella loro vita complessiva di imballaggio, ma santificati grazie a lobbies potentissime)? Bene col virus abbiamo assistito ad un ritorno prepotentissimo del monouso (prima da bandire assolutamente) e anzi, all'indignazione assoluta perché i nostri magazzini improvvidi non erano riempiti di miliardi di mascherine, guanti, camici, tamponi (ricordate la polemica sui cotton fioc, che sono uguali ai tamponi dei test, i più inquinanti tra i dispositivi monouso?). 

Oggi invece eccoli qua tutti scandalizzati perché non ci vengono riversati a cascata sopra la testa montagne di mascherine, pare ne servano almeno da 10 a 100 milioni al giorno, da 1 a 10 miliardi o più per i prossimi tre mesi, che poi non essendo neanche di plastica non possono neppure essere riciclate, ma devono essere smaltite come rifiuti speciali, mentre invece vengono abbandonati per strada, ce ne sono già i fossi pieni e lì altro che 100 anni perché si degenerino, ma chi se ne frega,tanto mica è plastiKa. Naturalmente nessuno se ne fotte se andranno a soffocare altrettanti milioni di pesci, delfini e tartarughe varie o se trasformate in micropezzi ce li rimangeremo col tempo. Tutti bravi a fare gli ecologisti con  la borraccia di alluminio in mano, col virus degli altri, insomma. Nessuno vuole accettare che non è la plastica o la mascherina il problema, ma soltanto l'incivile comportamento di chi la usa e la getta a mentulae canis e che nessun divieto comunque renderà più degno di vivere accanto agli altri in una comunità. 

Basterebbe il riconoscimento di quale sia la base del problema e poi facilmente, interessi lobbistici controllati, si arriverebbe a capire che la plastica (questa volta senza Kappa) è stata la più grande invenzione del XX secolo, il materiale in assoluto più economico, che ha reso accessibili a tutti una multiformità pressoché infinita di prodotti, il più plastico in assoluto, da cui il nome, con il quale è possibile davvero produrre qualsiasi cosa ed al tempo stesso (e questa è la cosa più importante) il più ecologico in assoluto, perché il più facilmente ed economicamente riciclabile per riprodurre se stesso, cosa facilmente dimostrabile coi numeri alla mano, quando lo si paragona con i suoi omologhi concorrenti, carta, vetro, alluminio. Se le persone si fermassero solo un momento a pensare la quantità di petrolio equivalente (Tep) necessaria per costruire una bottiglia di vetro, trasportarla, lavarla e rilavarla, con altro enorme inquinamento delle acque, ritrasportarla e quindi riciclarla a fine uso e scoprirebbe che è molto più alto di quello dell'analogo contenitore in plastica. E basterebbe che la gente fosse civile e non se ne troverebbe negli oceani neppure un microgrammo. Chissà che il coronavirus potrà insegnare qualche cosa di utile al riguardo. 


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