lunedì 21 febbraio 2011

Barzellette sui Carabinieri.

Oggi partiamo da un argomento faceto, tanto per alleggerire un po'. Ma da qui vorrei portarvi ad un ragionamento più generale, tanto per farla cadere dall'alto. Dunque, penso che sia anche dalle piccole cose che si può partire, per capire meglio la mentalità di un paese. Questo fa parte dei tipi di generalizzazioni che credo siano accettabili. Ad esempio ho constatato che le barzellette sono molto interessanti per trovare punti di contatto tra popolazioni diverse, comuni modi di pensare o al contrario differenze invalicabili. Dovunque sono andato, ho sempre cercato di farmene raccontare qualcuna tanto per costruirmi un' idea del tipo di umorismo del posto. Le categorie delle barzellette stesse sono poi altrettanto indicative. In Italia un caposaldo assoluto sono le quelle sui Carabinieri. Bene, come potrete ben verificare, questa iconizzazione di un gruppo sociale o etnico per identificare uno stato assoluto, in questo caso la stupidità, è tratto comune in tutte le culture.

Così, praticamente le stesse storielle attribuite da noi alla Benemerita, vengono raccontate in altri paesi per ridere di quella che possiamo definire la stupidità assoluta talmente estrema ed improbabile da venire presentata come status di categoria. Negli altri paesi avviene la stessa cosa a danno di gruppi la cui pochezza mentale non deriva dalla cultura, che inevitabilmente creerebbe disparità e gradazioni all'interno dell'insieme medesimo, ma da una sorta di imprinting genetico che condiziona la sottospecie fin dalla sua formazione primordiale. Per essere accettato tra i Carabinieri, ad esempio, tutto un gruppo di storielle prevede una serie di prove che dimostrino una stupidità non solo acquisita, ma per così dire naturale. Dunque i Francesi hanno come loro bersaglio preferito i Belgi. Forse perché avere vicini molto stupidi è in un certo senso rassicurante. Gli Americani travasavano le loro insicurezze sui Polacchi, un probabile rigurgito di xenofobia dovuto ai timori legati all'eccesso di immigrazione. Successivamente e più di recente la patente di stupidità è passata laggiù ad una categoria trasversale che perde quindi le sue connotazioni etniche: le bionde. Questo passaggio è molto interessante.

E' probabile che in quel paese i risultati raggiunti dal femminismo o comunque da un movimento emancipativo che ha condotto la donna in generale a ricercare ed a conquistarsi una posizione più paritaria e quindi in un certo senso minacciosa per i maschi precedentemente dominanti, abbia contribuito a idealizzare nella bionda, icona dell'estetica fine a sé stessa, edulcorata immagine di un involucro esterno di piacevolezza che racchiude il nulla, questa quintessenza del vuoto mentale, che insieme diverte e rassicura, rivincita costante del maschio che perde costantemente posizioni e della femmina insicura che non si sente fisicamente all'altezza e che invidia comunque un aspetto esteriore attizzatore di attenzioni da parte dell'altro sesso. In Rusia invece le attenzioni sono rivolte ai Chukchi, lontanissimi e mitizzati abitanti della Chukotka, remota regione all'estremo del nord siberiano che arriva al mare di Barentz. Ritorniamo quindi al disprezzo etnico rappresentato da queste faccione rese rosse dal freddo estremo che non capiscono o stravolgono in maniera grottesca le normali situazioni della vita cittadina dei sofisticati moscoviti. Dunque è questa una delle costanti dell'uomo in generale come lo scrollare la testa per negare, comune a tutti i popoli in ogni parte del mondo? Non pare sia così. I cinesi ad esempio, non ragionano in questo modo. Per quanto abbia interrogato gli amici del regno di mezzo su questo argomento, non ne è venuto fuori nulla, se non generiche storielle sullo scemo del villaggio o su un contadino più micco degli altri o un tizio qualunque più facile da prendere in giro.

In questo caso niente ragionamento per categorie, niente volontà di affibbiare una caratteristica negativa, un difetto su cui ridere rivolto ad un gruppo particolare. Certamente le minoranze etniche vengono genericamente considerate inferiori, meno sviluppate, ma ciò non è considerato fonte di divertimento, anzi compito della etnia Han maggioritaria e dominante è proprio quello di incivilirli. Si può ridere della stupidità altrui, ma non se questa è attribuita in toto ad una categoria. Queste diversità secondo me sono importanti e costituiscono una base di ragionamento se vuoi cercare di capire un popolo. Sia che lo consideri avversario, per preparare le corrette contromosse per batterlo, sia se invece vuoi trovare il miglior modo di coesistere per non mettere in atto comportamenti che producano effetti opposti alle intenzioni. Va beh, tanto per alleggerire, mica è detto che anche se si è un po' stupidi non si possa essere colti o poliglotti! Al posto di blocco, il carabiniere istruito:- Alt! Documenti- Digos?- Los documentos, por favor!


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Assange



3 commenti:

Ambra ha detto...

Il post è splendido e molto acuto. Interessante questo raffronto tra diversi Paesi/culture. Sarebbe bello capire perché ovunque si ride della stupidità. Sarà per esorcizzarla? In modo tale che stupidi sono gli altri e non noi?

Enrico Bo ha detto...

@Ambra - Ma certo, più stupidi ci sono e maggiori sono le probabilità di farcela. Abbassare l'asticella è sempre stato la soluzione ideale per i mediocri (e io sono il primo della fila, attenzione!)

Galatea ha detto...

Mi è venuta in mente la famosa battuta del film Forrest Gump "Stupido è chi stupido fa" e poi penso che tutti nella vita siamo stati almeno una volta veramente stupidi.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!