domenica 13 febbraio 2011

La cacciata del tiranno.

Il tiranno se ne è andato! La piazza è in festa e tutti esultano. La folla percorre le strade esultando con cartelli che inneggiano alla conquistata libertà. Naturalmente sto parlando dell'Egitto, stando almeno a quanto si vede nei video che girano sul web. E con la Tunisia fanno due e già la piazza è mobilitata ad Algeri, la febbre sembra diffondersi a macchia d'olio. Una rivoluzione, una protesta, in ogni caso un fenomeno da studiare, valutare, nelle sue tante sfaccettature. Intanto non si può non sottolineare che queste "rivoluzioni" siano accomunate da un fatto inusuale, non hanno capi, non ci sono voci sovrastanti la folla che guidano la giostra. Sembrerebbe una vera vittoria del popolo, inteso nella sua accezione più bella, una vittoria aiutata anche dal web e dai nuovi spazi di libertà che la rete propone e che i poteri temono. Nei video facce pulite di giovani che ci credono, che sembrano davvero puntare ad un futuro di democrazia, di pace, di valori positivi. Come si fa a non sentirsi trascinati da questo vento libertario ed insieme sereno, coraggioso, sincero. Chi riesce a mettersi in una posizione meno coinvolta, cercando di valutare in modo il più possibile asettico i fatti paragonandoli con quanto avvenuto nel passato, però non può non essere assalito da dubbi. Come non vedere alle spalle di questi ragazzi entusiasti, facce più oscure che si confondono e non si riescono a riconoscere nel buio nella notte che circonda i cortei. Ricordiamoci che Tunisia ed Egitto erano valutati come le due economie più solide ed i regimi più riusciti del Medio Oriente.

Potevamo definirli come due esempi da proporre agli altri, quelli più mal messi e meno democratici dell'area, come due fari da tenere come guida, due mete da auspicare a tutti i vicini meno virtuosi e ribaldi. Se poi andiamo nel recente passato e vediamo cosa è successo il giorno dopo di altre gioiose rivoluzioni, i dubbi aumentano. Con quale approvazione tutti avevano salutato la fine di altri tiranni anche più feroci, come lo Scià cacciato nel 53, o il re di Libia, o la libertà finalmente conquistata dal popolo dopo la sanguinosa guerra di Algeria. I fatti successivi devono far ragionare e temere con giusta ragione che molte sono le probabilità che, calmate un poco le acque, escano da quella zona buia che adesso non permette di vedere le facce, altri burattinai, parimenti pericolosi e molto intenzionati a regalare a quei ragazzi anni ancor più duri, sofferenze ancora più terribili. Naturalmente e anche con un po' di egoismo, speriamo che questo non avvenga, perchè l'ultima cosa di cui il mondo avrebbe bisogno è un ulteriore momento di instabilità in questa area martoriata e popolosissima. Intanto per adesso i tiranni sono sostituiti dai militari che di norma non hanno mai dimostrato grande propensione a lasciare il controllo del potere con facilità. Vediamo cosa succede, comunque con una certa apprensione.





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3 commenti:

Ambra ha detto...

Purtroppo hai ragione. Bisogna aspettare e poi forse la delusione si farà strada. Speriamo di no.

Adriano Maini ha detto...

Ho trovato queste notizie, di cui metto di seguito uno stralcio. Certo, nella storia le delusioni, per non dire peggio, l'hanno sempre fatta da padrone.


Albania: proteste e scontri. Nelle ultime due settimane, nessun aggiornamento o notizia.

Algeria: l’opposizione annuncia proteste. Vengono richiamati migliaia di poliziotti per difendere la capitale. Il governo blocca Internet e Facebook.

Bahrein: il Re offre 2700$ ad ogni famiglia.

Giordania: il paese barcolla. Il nuovo esecutivo è incaricato di riformare il paese.

Kuwait: ogni cittadino riceve 3500$ e cibo gratis.

Iran: il movimento di opposizione di Mousavi organizza manifestazioni a favore della rivolta egiziana.

Siria: il governo preme per realizzare le riforme

Sudan: le proteste sono state soffocate da forze filogovernative.

Tunisia: abolita la pena di morte ed approvate misure contro la tortura. Primi passi del nuovo governo.

Yemen: la polizia spara sui manifestanti. Il presidente Saleh promette di non ricandidarsi.

Toto-rivolta: le stime dell’Economist.

Enrico Bo ha detto...

@Ambra - Vediamo , intanto le prime conseguenze cominciano a sentirsi anche da noi.

@Adri - A queste aggiungi altre rogne simili per Marocco, Libia e Libano. L'Economist per fortuna come tutti gli esperti non ci prende molto, aveva pochi mesi fa indicato Egitto e Tunisia come le economie e i governi più solidi della regione!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!