Nella sua esplorazione via terra, difficile e pericolosa per i tempi, ma di certo non come oggi, visto che quelle zone ancora non erano cosparse di mine antiuomo, il nostro Marco Polo arriva fino ai confini orientali dell'India, una vasta zona che comprende l'attuale Bangla Desh e il Bengala indiano, fino allo stato dell'Orissa.
Cap. 122...e dopo lasciata la provincia di Mien (Birmania), v'è una provincia verso mezzodie ch'à nome Gangala (Bengala), che negli anni Domini 1290 che io era ne la corte, il Grande Khane non l'avea ancora conquistata, ma tuttavia v'era oste per farlo. In questa provincia ànno loro linguaggio e sono pessimi idoli e sono a li confini dell'India. Elli fanno grande mercatantia di care spezie che ànno, spigo e galinga e zinzibe e vivono di carne pesce e riso.
Ancora oggi, percorrendo queste aree rurali del subcontinente è tutto un susseguirsi di piccoli villaggi tra le risaie, popolate di contadini che alternano la loro difficile vita tra il fango che genera il loro alimento principe e i piccoli mercati spontanei che sorgono tra le capanne, dove su teli improvvisati a terra vengono offerte immutabili, le spezie di allora. Piccole piramidi di radici di zenzero, mucchietti di coriandolo, mazzi di erbe odorose e poi via, seduti nelle approssimative taverne a mangiare i cibi di strada, pesce di fiume in un sugo piccante in cui intingere palline di riso mescolate con le mani (mi raccomando con la destra, che la sinistra serve ad altri più immondi usi, e usando solo la punta delle dita che fa più chic, ma come dice qui Acquaviva, potete anche succhiarvele per non perdere il condimento che è il più buono e come si dice, se no si gode solo a metà). Beh il nostro Marco ci sarà stato anche abituato, giacché allora a Venezia la forchetta non l'avevano ancora inventata, ma vi assicuro che sulle prime, questo impastare il riso per mescolarlo al resto, su piatti fatti di grandi foglie di banian, mi ha messo un poco in difficoltà. Solo la fame poi, fa superare le barriere interculturali. Ma questa non è la terra degli indiani, ma degli Adivasi, "quelli che c'erano prima". Sono le tribù primitive che popolavano l'area prima dell'arrivo degli Arii, disprezzate dalla cultura ufficiale indù, e rimaste ancorate alle antiche tradizioni, che stupirono anche il nostro Marco.
I maschi e le femmine si dipingono tutti a ucelli e a bestie, ad aguglie e ad altri divisamenti; e dipingonsi il volto, le mani, il corpo e ogni cosa. Questo fanno per gentilezza e chi più n'à di queste dipinture, più si ritiene gentile e più bello.
Questo è uno dei tanti aspetti interessanti di queste genti che oggi vivono isolati nel folto delle foreste del Bengala e dell'Orissa, primitivi che contro voglia stanno per essere spazzati via dall'ingordigia del nostro mondo e dal nostro prepotente sistema di vita. Gli straordinari tatuaggi che ricoprono i corpi delle diverse tribù dai Kutia, ai Gondria, ai Khond sono ancora oggi esibiti per la loro bellezza e la ragazza che mi mostrava orgogliosa il suo viso ricoperto dai segni che simulavano i baffi della tigre, uguali a quelli che la sua progenitrice mostrò a Marco, forse non li farà più a sua figlia e anche al mercato, accanto alle piramidi di peperoncino rosso come il fuoco che promette, cominciano a vedersi, cucchiai e forchette di alluminio, assieme ai coloratissimi braccialetti di plastica cinese. Il Gran Khan ha compiuto definitivamente la sua conquista.
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