Un classico assoluto questo, che è probabilmente e
giustamente il libro più famoso della Buck. Una storia allo stesso tempo topos
di tutte le culture, con la figura emblematica del contadino e della sua
famiglia che fanno dell’attaccamento alla terra ed del suo possesso l’unica
ragione valida della loro esistenza, con l’intelligenza che, pur se priva di
cultura, capisce che quel bene è il solo che li possa proteggere, anche quando
tutti gli altri valori crollano. Oro e ricchezza te li possono rubare i
predoni, cibo e provviste li può portar via la carestia o i vicini malevoli, ma
la terra non te la può prendere nessuno. Assieme a questa verità primordiale
condita di sacrificio, grettezza e umanità al tempo stesso, ecco che si
intreccia il tema fondamentale della Buck, la vita nella Cina rurale
dell’inizio del secolo scorso, dove arrivano solo affievoliti e neanche
compresi i movimenti epocali che stanno agitando il mondo. Un affresco
splendido e gigantesco, con i suoi personaggi chiave, tra cui campeggia l’altro
aspetto caro all’autrice, la donna cinese, presa in sposa e tolta dalla
schiavitù, con la sua dedizione assoluta al marito in quanto tale e in quanto è
stato l’artefice del suo cambio di condizione.
Una figura davvero emblematica, la
povera O Lan, venduta bambina come schiava, richiesta in sposa proprio in quanto brutta,
così da non avere grilli per la testa, anche se il contadino ha preteso che
almeno non fosse una sfigurata dal vaiolo o col labbro leporino, che riesce a
guidare col suo aiuto fondamentale e con l’istinto le scelte della famiglia,
anche se ha i piedi troppo grandi, orribili e per nulla sensuali, perché sua
madre l’ha venduta troppo piccola per poter cominciare a fasciarglieli. Una
donna della Cina rurale, dove è vista solo come una macchina per fare figli e
al massimo dare una mano nei campi, beninteso dopo avere assolto tutti i
doveri nella casa, anche se di tanto in
tanto il giovane Wang Lang, ha qualche attimo di attenzione, come quando decide
di farsi il bagno perché, il giorno delle nozze non vuole che la nuova moglie
lo veda sporco, anche se in fondo si era già lavato un paio di mesi prima ed è
davvero peccato sprecare tutta quell’acqua così utile per bagnare i campi
assetati. Anche se visto con l’occhio occidentale, tante informazioni per
cercare di comprendere la cultura e la
mentalità di quel paese lontano. Per chi ancora non l’avesse letto, direi che è
un libro da non perdere.
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4 commenti:
L'ho letto, mi pare mille anni fa...il tempo ha tolto lo smalto ai ricordi del testo.Grazie al tuo post,sono andata a riprenderlo,lo rileggerò alla luce di una mia diversa predisposizione,omaggio degi anni.
Mi era piaciuto anche
"Stirpe di drago".
Grazie Errico per queste belle sollecitazioni.
Una scrittrice fantastica. Nelle antologie della scuola media ho letto (tanti anni fa') diversi suoi brani e questo tuo post è uno stimolo a riscoprire i suoi libri. Un caro saluto, Fabio
come potrei non averlo letto e poi riletto?! Grandioso, allora come adesso...
@a tutti - in effetti la Buck è una scrittrice di razza che vale comunque la pena di leggere, tuttavia per chi come noi ha interesse per l'Oriente , è anche qualche cosa di più, una miniera di informazioni descrittive che aiutano molto a tentare di capire quel mondo. Non sono molti gli occidentali che hanno davvero "capito" la Cina e lei mi sembra senz'altro una di quelli.
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