martedì 28 febbraio 2017

50 motivi + 1 per andare in Madagascar

A conclusione del giro di sensazioni che spero di essere riuscito a trasmettervi sul Madagascar, stimolandovi al viaggio e stavolta è davvero quella definitiva, come ormai faccio ogni volta, vorrei fare un piccolo elenco di cose imperdibili di quel paese o che se la volete mettere giù in altro modo, valgono la pena di sobbarcarsi le ore di volo che sono necessarie a raggiungere quella terra lontana.

  • Godere di panorami unici e sempre diversi e stupirsi davanti alla serie di animali mai visti a Peyrieras
  • Assaggiare un succo di frutta fresco diverso ad ogni colazione
  • Bagnarsi come oche in una foresta pluviale vera e dar da mangiare ai lemuri a Varona
  • Incontrare gente che torna dai funerali facendo festa
  • Entrare in una casa di villaggio e vederne la vita reale
  • Assistere alla lavorazione tradizionale degli oggetti in alluminio
  • Comprare manghi e litchi dai coltivatori lungo la strada
  • Partecipare ad una messa cattolica ed alle comunioni ad Antasirabe
  • Vedere come si lavora il corno di zebù e girare la città in risciò 
  • Visitare i villaggi Zafimaniry e parlare col capovillaggio
  • Meravigliarsi davanti alle sfumature di rosso dell'altipiano
  • Assistere ad una battaglia tra i galli, in mezzo agli scommettitori
  • Salire i vicoli della città vecchia di Fianarantsoa e assistere alle lezioni in un'aula di scuola elementare
  • Girare assiduamente per i mille mercati gustandosi odori e colori
  • Godersi l'atmosfera di decadenza coloniale sul lungomare di Manakara
  • Passare una giornata sul canale des Pangalanes tra la vita dei villaggi, con picnic a base di aragoste e gamberoni
  • Finire ogni pasto con un bicchiere di rum arrangé alla vaniglia, chiacchierando con qualche francese che parla della sua tranquilla vita di colonia
  • Ballare sull'aia di un villaggio di pescatori
  • Cercare di distinguere le varie specie di lemuri nel parco di Ranomafama sotto la pioggia
  • Mangiarsi un bel piatto di fois gras servito da una ragazzina cinese e poi perdersi tra le migliaia di zebù del mercato di Ambalavao
  • Imparare la lavorazione della seta e della carta Antemoro
  • Stupirsi davanti alle famiglie di lemuri Katta ad Anya
  • Camminare fino a sfinirsi tra le rocce del canon del parco Isalo
  • Farsi fare un bel massaggio dopo essere arrivati stremati da un trekking
  • Bere un rum guardando il tramonto alla Fenetre de l'Isalo
  • Assaporare un filetto di zebù al pepe verde respirando l'eria della foresta
  • Bighellonare tra i banchetti che comprano gemme grezze dai cercatori
  • Camminare tra i baobab di un villaggio sperduto dell'atopiano circondati da bambini seminudi che gridano vasà, vasà
  • Approfittare delle spiagge deserte attorno a Tulear
  • Vedere tutti i tipi di tombe e sepolture che delineano la cultura tradizionale del paese
  • Stupirsi alla bellezza ed alla diversità delle baie di Diego
  • Passare un giorno in barca sul mare di smeraldo
  • Guardare la luna piena davanti alla sagoma dell'isola a Pan di zucchero
  • Aggirarsi tra i palazzi coloniali in rovina di Diego coperti di murales
  • Scoprire camaleonti e gechi invisibili sulle cortecce ed i rami degli alberi
  • Camminare tra i senttierie i laghetti del parco della montagna d'ambra cercando millepiedi
  • Perdersi tra i pinnacoli degli Tsingy rouges
  • Rimanere incantati da un uccello del paradiso nel parco dell'Ankarana
  • Fare un percorso tortuoso nella foresta di pietra degli Tsingy grigi
  • Visitare una fattoria delle spezie tentando di comperare bacche di vaniglia
  • Aspirare il profumo dei fiori di ylang ylang
  • Camminare nella polvere delle strade di una piccola cittadina e tra i suoi mercati
  • Aspettare sul molo una barca che ti porti tra le isole dell'arcipelago di Nosy Bé
  • Stare un giorno su una lingua di sabbia di Nosy Tanikely e fare snorkeling (chi è in grado) tra pesci colorate e tartarughe
  • Godersi la tranquilla vita di mare dell'isola
  • Girare per Nosy Komba e i suoi lemuri
  • Percorrere la strada attraverso gli altipiani per ritornare a Tana
  • Guardare da una terrazza la vita di una città di transito
  • Percorrere le affollate strade di Tana, i suoi mercati e i suoi giardini
  • Guardare la città dall'alto del palazzo reale
e infine

  • Dispiacersi di non aver programmato una settimana in più per vedere le tante, tante cose che sono state lasciare indietro
Spero di avervi convinto. Questo era il mio ultimo invito al viaggio. Per la serie completa dei dettagli pratici preparerò una pagina apposita.


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Mad 11: Gli Zafimaniry


lunedì 27 febbraio 2017

Viaggiare in Sri Lanka




Dato che come sapete questo è un blog di servizio, oggi voglio segnalarvi una opportunità che mi sembra interessante. Una meta per gli amanti dell'Oriente che si sta rilanciando. essendo diventata di nuovo disponibile dopo un lungo periodo buio a causa di una tremenda guerra civile che l'aveva messa fuori degli itinerari classici. Parlo della bellissima isola di Sri Lanka, la lacrima dell'India, paese dalle mille suggestioni, ricchissimo di testimonianze di arte e cultura oltre che di una natura strepitosa che ebbi occasione di visitare nei lontani anni '80, quando già si avvertivano le avvisaglie di quanto si sarebbe scatenato successivamente. Oggi tutto è tranquillo, anzi il paese è completamente visitabile, anche in aree meno conosciute un tempo inibite al turismo. Nascono nuove idee e nuove opportunità. 

Qui vi voglio dunque segnalare l'agenzia aperta da un amico che si rivolge anche a quanti come me e a molti di voi, seguono il mio modo di viaggiare, è interessato a itinerari personalizzati, fatti da soli o in piccolissimi gruppi di amici, che seguono uno spirito fai da te, ma soprattutto di tipo low cost, essendo disponibili ad accettare sistemazioni spartane inserite nella realtà locale, spesso ricca di altre suggestioni. L'amico è Dinusha Hemal Fernando che potete trovare su facebook e il sito dell'agenzia a cui potete cominciare a dare un'occhiata è I go to Sri Lanka. Direi che vale la pena chiedergli un preventivo e qualche suggerimento sugli itinerari. Comunicazioni in italiano. Vi ho messo in cima uno dei suoi video, tanto per avere un idea. Eventualmente poi fatemi sapere.



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domenica 26 febbraio 2017

Madagascar 37: Cosa mangiamo?

La grigliata

Filetto di zebù
Come sempre, arrivati alla fine, il post culinario ci sta tutto. Sia perché è uno dei miei interessi, sia perché uno degli aspetti importanti di un paese e della sua cultura, è anche questo. Dunque diamo un'occhiata a quello che si mangia in Madagascar o meglio a quello che avrete occasione di mangiare andando in questo paese. Bisogna premettere che, in quanto turisti, difficilmente avrete la possibilità di mangiare piatti realmente malagasy, in quanto in tutte le zone e strutture per stranieri la cucina è sempre adattata alle  esigenze internazionali. La seconda cosa è che potete stare abbastanza tranquilli che qui non morirete di fame, perché praticamente tutti i piatti hanno sapori e materiali di base a cui siamo abbastanza abituati. Potremmo dire che in generale la cucina ha un sottofondo francese, a partire da baguette e omelette, condito in salsa creola che sfrutta i prodotti tipici del paese, frutta tropicale, verdura, riso, zebù e pesce nelle zone di mare e le spezie di cui l'isola è ricca, su cui predomina soprattutto la vaniglia di cui il paese è o almeno era un forte produttore. 

Calamari in salsa
Partiamo dalla colazione che in ogni albergo vi sarà servita all'europea classica. Baguette (raramente brioche), burro e marmellata, thé o caffè e succo di frutta fresco di stagione, banane, mango, ananas o frutti locali, sempre ottimi e che non mi hanno causato problemi intestinali. Le uova bisogna chiederle a parte e non sono mai comprese. La base dei pasti è costituita dal riso, spesso bollito col cocco che è la base di carboidrati anche per l'alimentazione locale. Diverse sono le minestre in brodo o le vellutate alla francese che vengono proposte come primi, senza far cenno ovviamente alle paste all'italiana e alla pizza ormai parte integrante del menù mondializzato della maggior parte dei ristoranti in cui vi capiterà di mangiare. Per il secondo avrete sicuramente occasione di provare il pollo alla malgascia, bocconcini in umido con una base cremosa in cui spesso si usa il latte di cocco, con una base di cipolla, peperoncino e altre spezie. Più raro il maiale che in alcune parti del paese è tabù. Lo zebù è la carne più comune che vi capiterà di mangiare, come bistecca classica, presentata come filetto, piuttosto coriaceo, sia grigliato che con salse varie incluso quella al pepe verde. Viene inoltre presentata come spiedini (mosakiky), spezzatino stufato (ravitoto) o in brodo a pezzetti (romazava). 

Pesce
Troverete anche il maigret d'anatra. Come contorni, verdure bollite, patate o batate. Data la vicinanza geografica presenti anche molti piatti al curry che ha un sapore diverso da quello indiano o dell'estremo oriente dove predomina il coriandolo, mentre qui è più legato alle spezie locali. In ogni caso la speziatura è piuttosto delicata e non si eccede mai con il peperoncino (pilipili) e neppure col pepe che si trova in tutte le sue varianti. Le insalate, come tutto quanto il crudo le lascierei perdere per ragioni di sicurezza e comunque sono spesso presenti con lattughe, pomodori, zucchine, zucca e molte verdure locali. In molti ristoranti anche umili, vi verrà proposto il fois gras, prodotto localmente e di buona qualità, di cui i francesi hanno lasciato una tradizione conclamata. Al mare ovviamente la fa da padrone per noi occidentali, la classica grigliata di pesce, crostacei e aragoste a prezzi molto abbordabili. Ve ne potrete togliere la voglia, approfittate pure. Strafogatevi di frutta comprandola direttamente ai mercati e sbucciandola in proprio con attenzione, magari dopo una passata esterna in acqua e amuchina e che rappresenta un'altra delle ricchezze del paese. Difficilmente dimenticherete i sapori delle diverse varietà di banane (specialmente quelle rosse), manghi, ananas, papaye, litchi e dei tanti frutti locali di cui spesso non conoscerete neppure i nomi. 

Scelta di frutta
Cosa si beve? Oltre alle classiche bevande gasate e acqua imbottigliata (tutto in mano alla Nestlé), in Madagascar viene prodotto anche vino nelle regioni centrali (Fianarantsoa) da francesi e svizzeri, ma non l'ho assaggiato e che comunque è abbastanza caro. Onnipresente è la buona birra THB di cui vedrete i giganteschi camion che distribuiscono il prodotto in ogni parte del paese e che dovunque, bella fresca, vi toglierà la sete. Lasciate perdere l'alcool distillato nelle campagne (tuaka gasy) da riso, canna, frutta o altro e considerate che nel paese c'è una importante produzione di Rum di buona qualità. Io ho trovato molto buono quello alla vaniglia invecchiato Dzama, che troverete a prezzi ridicoli in tutti i supermercati (circa 9.000 Ar. la bottiglia grande) anche in bottigliette da 0,33 (sui 3.500 Ar.), ottimo per i regali souvenir per gli amici rimasti a casa e che poi invece vi berrete tutto. Non compratelo nei negozi di souvenir dove viene fatto pagare anche 5 volte tanto. A fine pranzo viene spesso offerto il rum arrangé maison, conservato in grandi contenitori di vetro in cui il liquore viene lasciato a macerare per un certo periodo con diversi tipi di aromatizzanti (pepe, cannella, vaniglia) o pezzi di frutta (ananas, mango o altra). Caffè locale e thé, specialmente alla vaniglia dal sapore caratteristico, di cui potete fare scorta. Direi che ho detto tutto.

La birra THB

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Mad 11: Gli Zafimaniry
Zuppa di granchio

sabato 25 febbraio 2017

Madagascar 36: Tirando le somme.







Passeggiare per le strade in salita di Tana guardando dentro ai negozietti alla ricerca di qualche cosa per smaltire gli ultimi ariary che ti sono rimasti in tasca. E' il segnale che la vacanza è finita, il viaggio è finito, è ora di tirare presuntuosamente le somme. Per la verità è solo il momento di raccogliere le ultime impressioni, di incasellarle bene al loro posto nei cassetti del ricordo, ci sarà tempo a casa, con calma, di sedimentare, evitando di battere il ferro quando è ancora troppo caldo, cosa che dà altri risultati, anche questi però interessanti. Adesso che è ormai passato qualche mese, si può tentare di fare una disamina un poco più distaccata da quando hai ancora nel naso gli odori forti del mercato e negli occhi i colori decisi dei vestiti delle donne dietro i banchi. C'è la parte accattivante dell'immagine complessiva che ti offre il territorio. La terra rossa e unica, delle sfumature dell'altipiano, la foresta primaria e non, in tutti i suoi aspetti, quelli più umidi e quelli secchi con tutte le variazioni intermedie, i piccoli paesi che da lontano sono mattoncini di un Lego gigante, i villaggi di capanne che sfilano ai lati della strada, il mare che circonda quella che tutto sommato rimane un'isola, con le sue spiagge spopolate con corone di palme da cartolina e non aggiungo nulla su tutto quanto sta sotto alla superficie del mare e della barriera, di cui purtroppo, come già detto, non ho la gioia di usufruire. 

Tutto questo di per sé, darebbe da solo la motivazione dle viaggio. Poi c'è la flora rigogliosa ed esotica e soprattutto la fauna nei suoi aspetti unici come accade in tutti gli ecosistemi chiusi, dai lemuri a tutti gli altri piccoli animali, camaleonti, gechi e così via, che rimarresti a guardare per ore. Infine la gente con cui vieni a contatto, che, anche se snaturata dalla tua specificità di turista, rimane comunque una esperienza di grande piacevolezza, in ogni ambiente dove avviene. Siamo, con i dovuti distinguo, in Africa e le sfumature creole, come sempre arricchiscono invece di turbare il profumo del paese. Un paese che tuttavia rimane uno tra i più poveri del mondo, come molti suoi confratelli del vicino continente. Qui siamo a distanze siderali dalle realtà asiatiche rampanti, che negli ultimi decenni, per diversi motivi, hanno, chi più chi meno, fatto il salto di qualità, procedendo anche se a velocità diverse in un loop virtuoso di aumento progressivo del benessere dei suoi abitanti. Qui, per svariati motivi, non si riesce ad avere lo starter per un cammino che conduca verso un miglioramento acclarato e certo, non importa in quanti anni. Tutto questo provoca un malessere di fondo, una sorta di disturbo quasi inavvertibile ma costante, che percorre la società malagasy come un virus latente che rimane sonnacchioso nel corpo del paese e che potrebbe di colpo esplodere in una malattia devastante. 

Se parli con qualcuno della ristretta fascia di popolazione che ha un buon livello di scolarità e cultura, il sentimento che  traspare è sempre lo stesso. Un senso diffuso di frustrazione per la situazione generale, politica ed economica, dalla quale nessuno sa indicare una via di uscita. Si constata l'assenza quasi assoluta, accanto a pochi ricchissimi, di una fascia di classe media che riesca a far decollare il tessuto intermedio del paese. Tutto il resto della popolazione giace in una condizione di mancanza di mezzi quasi totale che impedisce anche a chi potrebbe avere un desiderio imprenditoriale, conoscenze culturali o semplicemente voglia di darsi da fare di creare qualche cosa, di emergere in qualche modo facendo partire la spirale della crescita generale. E' realtà che la quasi totalità della popolazione vive nelle campagne o nelle periferie di baracche delle città, dove la scolarizzazione è bassissima e la mortalità dovuta alle pessime condizioni ambientali elevata, ma anche i pochi che arrivano ad una istruzione media o elevata, non riescono poi a sfruttarla come si converrebbe. In questo modo, la gente è portata a trovare i colpevoli all'esterno. I più semplici ovviamente ricadono nel classico adagiarsi sul mantra dei politici ladri e corrotti che per barbaro destino continueranno a mantenere i loro privilegi. 

Quelli che vogliono spingersi un poco più a fondo vedono i gangli vitali del paese in mano a gruppi impenetrabili. Il commercio controllato dalle etnie indopachistane, le materie prime sfruttate fino all'osso da cinesi, dagli americani e da altri gruppi, visti non certo come occasioni di sviluppo, ma come predatori di ricchezza di cui nulla rimane al paese, se non qualche briciola per mantenere il potere; un moderno neocolonialismo di cui i francesi avevano a suo tempo tracciato la strada. La globalizzazione, che per l'Asia è stata la via dell'affrancamento dal sottosviluppo e dalla miseria endemica, viene qui avverita solo nei suoi aspetti negativi, sfruttamento dall'esterno, imposizione di schemi e prodotti alieni, non utili, spesso dannosi per il popolo. C'è insomma una sorta di risentimento verso l'esterno al paese, da cui arrivano in generale solo cose negative. Questo accresce la parte più negativa del sentire nazionalista convogliandolo verso un antimondialismo generico. Lo stesso sentimento di fondo è rivolto alle tante Onlus che operano a vario titolo nel paese. A queste viene rinviata in generale la critica di non fare nulla di realmente utile per lo sviluppo a lungo termine, ma solo operazioni di aiuti immediati e a breve respiro, destinati inevitabilmente al loro cessare, a lasciare tutto come prima, mentre la maggior parte delle somme investite sono utilizzate soprattutto per la gestione interna delle stesse organizzazioni. 

Insomma un senso di scontentezza diffuso a diversi livelli che non esplode solo grazie all'indole tranquilla e non troppo bellicosa di questo popolo gentile. Difficile giudicare quanto o se tutto questo risponde esattamente alla realtà, di certo bisogna sottolineare che gli investimenti esterni hanno sempre una logica predatoria evidente e come questa tendenza logicamente naturale, abbia pochi freni da parte delle istituzioni che questa tendenza dovrebbe moderare, tentando di carpirne la parte positiva, sfruttandone le ricadute migliori. La povertà è presente in maniera innegabile, il miglioramento da questo stato, non avvertibile, tranne nelle zone più squisitamente a vocazione turistica, aspetto che tuttavia non può diventare portante e primario per risollevare l'intero paese. Insomma una situazione non facile da definire, men che meno da etichettare con ipotetiche soluzioni. Purtroppo non esistono i politici santi che dedicano la vita al benessere del popolo e non basta, dovrebbero anche avere la capacità di trovare le soluzioni giuste per ottenerlo e di capitare nelle situazioni ideali per poterle sviluppare. Il mondo procede per tentativi ed errori, in alcuni casi scoppiail disastro, in altri prende una strada virtuosa che fa stare meglio la gente, ma senza che ci siano meriti specifici. Comunque, tirando per l'ultima volta le somme, il Madagascar rimane un paese bellissimo inchiodato ai suoi problemi endemici, che non risolverà a breve tanto facilmente. Insomma un invito alla visita, perché ne vale assolutamente la pena, anche se avrete trovato qualche altro paese africano, come il Sud Africa o la Tanzania, più interessanti. Una esperienza molto gradevole e senza problemi, facile da organizzare e anche abbastanza economica, comparata al resto dell'Africa. Buon viaggio allora.


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venerdì 24 febbraio 2017

Cronache di Surakhis 75: Movimenti intelligenti

Allenamento mattutino alla sede della setta degli scissionisti surakhiani

Quanto tutto era cominciato, faceva anche un po' ridere. Arrivavano da Trappist g emissioni video che raccontavano gustosi siparietti dove si parlava di mondi verdi ed autorigeneranti, di decrescite gioiose in cui gli escrementi della popolazione, invece di essere inquinanti erano trasformati in ottimo e anche gustoso alimento e la gente sghignazzava a quattro ganasce divertendosi a questi proclami, mentre nel cielo verde ciano di Surakhis si infittivano le scie chimiche di cui profeti lungimiranti prevedevano la pericolosità. Ogni mattina nei parchi della città le scuole di scissione continua si allenavano con costanza infergendosi colpi ai genitali con forza sempre maggiore. Così a poco a poco il virus si era insinuato nel DNA degli abitanti del pianeta,trasformandoli a poco a poco in grillosauri litigiosi e boccaloni. Quasi nessuno si era accorto della mutazione progressiva che deformava i volti aprendo le orrende cinque narici, tanto da farle ritenere come il normale visus delle persone per bene. Tutti si aggiravano per i vicoli scavati nelle immondizie uscendo dalle loro tane, per andare ad urlare il mantra: Oh n'està, Oh n'està! che naturalmente non significava nulla ma serviva a compattare la folla.

Ovviamente nelle proteste quotidiane la folla mirava a risolvere i problemi fondamentali per la vita sul pianeta, ultimo dei quali la costruzione del megacentro spaziale che doveva ospitare tutti i giochi circensi planetari. Le menti espanse dei dirigenti dei grillosauri, oscillavano avanti e indietro nella decisione se appoggiare o meno il progetto. Ogni volta si facevano e rifacevano i conti di quanti voti si sarebbero guadagnati con una scelta o con l'altra, rimanendo ogni volta nel dubbio. Come sempre si invocava l'arrivo del vate supremo Cricket I che, nella sua infinita sapienza prendesse una decisione per tutti, ma anche lui, continuava a tastare il terreno per capire da dove spirasse il vento del malcontento per guadagnare qualcosa dai miasmi che ne salivano, ma era difficile davvero capire cosa convenisse in termini di numeri. Intanto mandava i suoi rappresentanti in piazza a blandire la folla ogni volta che si manifestava per le più varie ragioni. Addirittura quando era esplosa la rabbia della potentissima lega delle fellatrici associate che lamentavano la concorrenza di un numero sempre crescente di abusivi che esercitavano ormai ad ogni angolo di strada, invece che nell'apposito tempio, accontentandosi, data la crisi, di buttar giù qualche cosa di caldo, senza nessuna garanzia per gli utenti di fornire un servizio certificato e di qualità, il grillosauro dalle orecchie appuntite (una particolare variazione genetica evolutasi nel tempo) responsabile della capitale, si era catapultato in mezzo alle sacerdotesse in corteo dichiarandosi pronto ad appoggiarle in tutti i modi.

Tutte volevano essere quantomeno rimborsate per le licenze acquistate a caro prezzo dalle Succhiatrici di Capella IV, quando avevano lasciato il pianeta ormai invaso dalla multivulvate clandestine che arrivavano da Andromeda sulle carrette spaziali, evitando facilmente le squadre delle Gilde dei Ruspanti che alla domenica andavano a caccia all'immigrato. Ma le cose continuavano a non marciare nel modo sperato ed ogni giorno portava nuove pene. Paularius se la rideva aspettando che tutto precipitasse  verso il suo baratro naturale. Sdraiato nel suo salone dei piaceri, circondato dalle sue Allietatrici, passava il tempo seguendo la cronaca televisiva sulla centoventesima scissione dei Poveri Dementi, una antica setta che aveva nel DNA profondo una automatica necessità di mitosi, non appena si ventilava la possibilità di diventare setta maggioritaria. La cerimonia si ripeteva quasi ogni giorno preceduta da esercizi spirituali comuni in cui gli adepti si autocolpivano ritmicamente i testicoli, con pietre e mattoni nella convulsa ricerca del piacere assoluto, il momento casuale in cui sbagliavano il colpo, cosa che accadeva molto di rado tra l'ilarità generale, essendo gli adepti in massima parte appartenenti a specie galattiche macrogonadiche e multitesticolate. Paularius se la faceva sotto dalle risate, intanto aspettava. Il momento del ritorno dell'imperatore poteva arrivare da un momento all'altro.


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