mercoledì 8 settembre 2021

Alla Rosa Rossa

Avventori alla Rosa Rossa

Questa mattina i tavolini della Rosa erano desolatamente deserti. Le colazioni degli ultimi residenti dell'albergo diffuso completate, solo io al desco con il marocchino caldo davanti a me ed il giornale ancora deliziosamente piegato in attesa di essere sfogliato, un piacere che tendo a rimandare il più possibile anche perché viene sempre inevitabilmente sporcato dai contenuti del giornale stesso che inevitabilmente poi compaiono alla vista. Davanti al vetro dove fumava la mia colazione, la schiuma densa ricoperta di un velo di cacao si addensava ancora di più, in attesa di un poco di zucchero, dietetico per carità, c'era un secondo piattino, messo lì come per caso, come se appartenesse ad un altro, con due paste di meliga, piccolo piacere che non mi voglio più negare, tanto cosa vuoi che abbiano di indice glicemico! Mentre le guardavo con calma, facendo trascorrere un po' di tempo, valutandone con dolcezza le increspature della superficie dorata, quasi assaporando il momento in cui le avrei prese delicatamente una dopo l'altra per spezzarle in due parti e valutarne il grado di transustanziazione, anche in assenza delle parole appropriate da pronunciarsi nel caso specifico, prima di addentarle con gusto, ma sempre delicatamente mi raccomando, ecco arrivare con un frullo d'ale, un frrrrr quasi inavvertibile, come di anime in volo, tre passerottini, due nati da poco e dal volo ancora incerto, assieme ad un loro fratello maggiore, più in carne e per questo più prepotente, a posarsi sul piano del tavolo e a guardare con un occhio, chinando un poco il capino piumato, gli uccellini si sa, hanno una visione soltanto laterale, data la posizione degli occhi, verso il piattino dal contenuto invitante.

Ora, nulla di strano, in quanto queste visite sono frequenti, qui alla Rosa Rossa, locanda dal passato glorioso che ha ospitato principi e scrittori, a partire dal De Amicis che ne parla diffusamente nel suo alle porte d'Italia, magnificandone il menù. La loro presenza è comune anche quando il dehors è popolato, visto che gli uccellini hanno capito che i frequentatori del bar non li disturbano più di tanto, anzi si beano di queste presenze beneaugurali, magari fregandosene dei lasciti mollicci che gli stessi riserbano agli schienali delle sedie, salvo un levarsi di maledizioni quando inavvertitamente ci si appoggia. Si sono dunque avvicinati senza timore, sempre più arditi e quindi, noncuranti dello schermo del mio telefonino che avevo preparato a pochi centimetri per documentare la scena, hanno cominciato a becchettare senza sosta i biscottini medesimi, strappandone bei pezzettoni e ingoiandoseli di gran gusto, ingordamente, ognuno timoroso che il compagno glene rubasse la parte migliore. Li ho lasciati ovviamente fare, godendo di quella visita mattutina e sentendomi come quegli anziani cinesi che passano la mattinata al parco con la loro personale gabbietta, dalla quale, sollevato il panno che la copriva, gorgheggia qualche canterino colorato. Quando godi particolarmente di queste situazioni, significa che uno stadio della vita è segnata, come ricordava sempre la moglie del mio collega di Pechino, sei un anziano che va al parco con il tuo uccellino e questa è rimasta probabilmente la tua ultima soddisfazione, prima dell'arrivo della nera mietitrice o quasi. 


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