sabato 11 settembre 2021

E adesso fa caldo

Alessandria - il ponte Mayer

L'uomo è davvero un animale incontentabile. Non finivo di lamentarmi fino a ieri di come ormai la montagna stesse volgendo il capo verso l'inverno, gufando neve, gelo e tormenta e adesso son già qui a neanche 24 ore di distanza, nella città tentacolare che mi lamento di come faccia ancora caldo, della pelle appiccicosa e e delle lenzuola che si attorcigliano attorno alle gambe. Bisognerebbe porre un freno alla lamentosità della gente, oggi ancor più di un tempo dato che tutte queste querule geremiadi vengono poi moltiplicate sui social sui quali, io per primo, si sfogano tutti i malesseri degli incontentabili umani. Chi li ha inventati forse non aveva neppure previsto che il motivo di questo successo inimmaginabile, fosse dovuto in primis a questo aspetto di pianto continuo e ovviamente poco motivato, almeno nella maggior parte dei casi. Certo poi viene la possibilità di esternazione della propria parte oscura, l'odio sparso a piene mani e la goduriosa possibilità di spargere scemenze, insulti e menzogne a profusione senza doverne pagare pegno. Questa un po' la sindrome già conosciuta, dell'abitacolo della propria auto, luogo liturgico all'interno del quale persone di norma ammodo ed educatissime, si lasciano andare alla esternazione delle peggior cose all'indirizzo di chi li circonda, anche questi protetti a loro volta dalla confortevole corazza di lamiera del proprio veicolo. 

Non è detto infatti che, fermata l'auto o nel nostro caso abbandonata la tastiera e scesi in strada, poi la gente sfoderi il proverbiale cacciavite per perforare l'intestino tenue del proprio avversario, qualche volta lo fa, è vero, ma in misura minima rispetto ai casi che si dovrebbero prendere in esame. Questo succede dappertutto, anche nella rispettosissima Cina dove nel traffico ho sentito più volte al mio pilota e accompagnatore pronunciare l'orribile e irriguardoso wan ba tan, uovo di tartaruga (l'edulcorazione del nostro stronzo) l'impronunciabile insulto rivolto a chi tagliava improvvidamente la strada, cosa che mai sarebbe stata digeribile se pronunciata di persona personalmente, direbbe Catarella. Insomma sarei quasi portato, non dico a giustificare la cascata inarrestabile di insulti, vituperi e porcherie inviate via web, accettandole come sfogatoio liberatorio del popolo, una sorta di stanza delle violenze data in uso temporaneo dove tutto è concesso una tantum, anche l'uso della mazza da baseball per sfondare ogni cosa a portata di mano, per poi poter tornare, una volta uscito, ad una vita civile e dignitosa fatta di prego, scusi, prima lei. Ma sì, anche se fa caldo, maledizione, gustiamoci ancora un po' questa libertà e ragioniamo sul fatto che avremmo potuto benissimo nascere in Afganistan.


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