martedì 13 settembre 2022

Recensione - A. Towles - Un gentiluomo a Mosca




Un libro decisamente superbo, da leggere e godere parola per parola, capitolo dopo capitolo, che ti appassionerà per la storia piacevolmente raccontata, per l'ambientazione che sarà carissima ed evocativa per chi ha conosciuto Mosca e gli ambienti dell'URSS, per l'arguzia e la sottile ironia che lo pervade. In un certo modo mi ricorda i film Oci Ciornie di Michalkov o l'ancor più bello Il concerto di Mihaileanu, con quella descrizione della vita sovietica, con le sue contraddizioni e le sue realtà farsesche. Mi sembra infatti che sarebbe un ottimo soggetto per essere tradotto in un film. In breve racconta la vita di un nobile russo che in virtù di alcuni suoi scritti inneggianti alla rivoluzione viene risparmiato nel '18, al suo ritorno in Russia, ma essendo nobile viene comunque condannato a vivere agli arresti domiciliari a vita all'Hotel Metropol, il più lussuoso della città, quello di Salvini per intenderci e che anche io ho conosciuto nelle mie peregrinazioni nella Santa Madre. La vicenda si svolge fino agli anni '50 e al sorgere della stella di Krusciov, attraverso il racconto degli episodi quotidiani che si svolgono nell'albergo visti attraverso gli occhi del Conte. Ogni fatto, episodio ed evento storico, è raccontata con la partecipazione di macchiettistici personaggi che lavorano o frequentano l'hotel, una vera antologia delle contraddizioni e delle debolezze di quel regime nel quale non tarderai a riconoscere molte rispondenze con la situazione attuale, anche se il libro è del 2016. Solo il finale, sfumato e letterario, non mi sembra rispondente ad una realtà che in quegli anni si presentava più difficile. In ogni caso lo consiglio assolutamente, in ispecie ai conoscitori di quel mondo passato, ma non troppo.

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