sabato 18 aprile 2020

Recensione: S Mandanna - La collina delle tigri


Romanzone di una volta, una saga familiare che alterna le tragedie agli amori travagliati, alle disgrazie irreparabili e riparate miracolosamente, fino ad un finale parzialmente consolatorio lasciato un poco nell'incerto e nella fantasia interpretativa del lettore volenteroso. Sarebbe un classico polpettone rosa, opera prima di una autrice nata da quelle parti ma poi vissuta negli Stati Uniti, di quelli che certamente fanno impazzire il pubblico indiano e che sarebbe un'ottima trama per un film strappalacrime bolliwoodiano. Ovviamente può interessare solo uno come me, innamorato dell'India ed in particolare degli ambienti nei quali si svolge la vicenda, il sud Karnataka con le sue montagne selvatiche del Coorg a pochi chilometri dalla costa di Mangalore. La vicenda si svolge all'inizio del secolo scorso e racconta bene un ambiente di una etnia di montagna durante la fase finale dell'Impero Britannico, con le sue problematiche che però rimangono sullo sfondo. Una nascita, quella di Devi, condannata dalla sua straordinaria bellezza e segnata da un cattivo presagio che si porterà dietro una serie di tragedie incommensurabili, prevedibili e senza possibilità di essere evitate, destini dettati dal fato, che comprendono la gamma completa, morti, stupri, amori impossibili, tradimenti e resurrezioni. Insomma ce n'è da deliziare gli amanti di questi papponi truculenti. Consigliato solo agli amanti dell'India.


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