Manicomio di Collegno |
Gennaio porta la neve ed il gelo, è vero, ma anche l'inizio della serie delle Conferenze dell'AMAP per il 2023. Una seguito di appuntamenti che grazie all'entusiasmo del(la) Presidente (notate la mia correttezza semantica attualizzata) Giacomina Caligaris, della quale ricorreva ieri anche il genetliaco e alla quale quindi rinnovo i nostri più affettuosi auguri, sono ormai in fase post Covid e quindi attivati a pieno ritmo. Questa volta abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare una interessante conferenza sulle razze autoctone piemontesi (bovine, caprine e ovine) da parte di una vera autorità in materia, il Prof. Fortina, che ha illustrato con dovizia di immagini, mai come in questo caso, illustranti la materia indagata, il gran numero di razze di questi animali che hanno costituito il passato storico dell'allevamento piemontese e quanto si fa oggi per evitarne l'estinzione. Il problema ovviamente non va visto solamente in tema di curiosità scientifica o di greenwashing fuffaiolo, modi in cui questi argomenti vengono di sovente trattati, ma come importante momento conservativo, in ottica di mantenere e salvare germoplasmi che alla luce di eventuali esigenze dovute sia ai cambiamenti climatici o altro, potrebbero diventare essenziali in un futuro magari neppure troppo lontano e che naturalmente sarebbe un peccato perdere per sempre.
La giornata è poi proseguita con la visita di un luogo de facto poco conosciuto, anche se ben presente nella storia recente, l'area del manicomio di Collegno, una realtà che per oltre un secolo ha rappresentato uno dei luoghi iconici per la presa in carico da parte della società del disagio psichico inteso nella sua accezione più lata e che per la sensibilità dell'epoca ha dato luogo a prevaricazioni che oggi etichetteremo come orrende ed insopportabili per una società civile. L'area vastissima, che ora è uno dei più grandi parchi cittadini italiani, comprende una serie di edifici ottocenteschi, dedicati alla reclusione (che altrimenti non si può definire) dei cosiddetti malati mentali (tali venivano considerati, anche ubriaconi, senza tetto, ragazze madri disagiate e così via,) provenienti anche da fuori regione, essendo questa forse la più grande struttura italiana dedicata, che ha raggiunto una popolazione di oltre 4500 persone e almeno altrettanti tra coloro che ruotavano per lavoro attorno alla struttura. Una vera città adiacente al paese di Collegno, sorta sulla precedente Certosa, anch'essa di grandi proporzioni che col suo colossale chiostro mostra quello che doveva essere un tempo. La visita è poi proseguita lungo le stradine del centro storico di Collegno che per lunghi decenni abbandonato, è ora decisamente rifiorito attorno alla chiesa della Confraternita. E dunque, al prossimo appuntamento.
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