martedì 29 settembre 2009

Cronache di Surakhis 20: discopatia.

Paularius era piegato in due dal dolore. Da quando, due giorni prima si era svegliato e scendendo dal letto gravitazionale, aveva appoggiato il piede sinistro sul prezioso tappeto di morbido pelo di Ferlak, una lama incandescente sembrava essere penetrata tra la quarta e la quinta vertebra della sua vecchia schiena. Con rabbia aveva scostato le candide membra delle tre ancelle multisex che gli avevano reso gradevole la serata e, dopo aver cercato di mettersi in piedi, si era trascinato fino allo studio, lanciando maledizioni a tutto l'universo e tenendosi qua e là per non cadere riverso, fino ad abbandonarsi nella grande poltrona in cerca di una posizione in cui il tremendo dolore provasse linimento. Subito erano stati convocati i cerusici di diverse scuole ed ognuno aveva dato un suo specifico e sempre costosissimo medicamento, dall'ultimo grido della ricerca medica, agli antichi infusi di erbe ed agli impiastri strofinati con zelo da mani sapienti di schiavi acquistati specificamente per questo uso. Nulla era servito. Era di pessimo umore, così ordinò che fosse vaporizzata all'istante la pattuglia di Morigeratores che attendeva da tre giorni di parlargli per piatire migliori condizioni per gli addetti alla miniera. Certo da quando era iniziata la crisi, si erano dovuti un po' restringere i cordoni, ma tutto era in funzione del loro bene futuro, anche se questa gentaglia non lo voleva intendere. Se la società proprietaria della miniera, cioè lui, non avesse potuto generare i soliti consistenti utili, loro sarebbero presto diventati carne per la banca degli organi, quindi le restrizioni prese erano solamente nel loro interesse e questi avevano anche il coraggio di lamentarsi, con lui e con tutto il male che aveva. Maledizione. Non ne poteva più di tutta quella democrazia, di tutti quei diritti, sparpagliati così come il parmigiano sulla pasta alla klapper (quanto gli piaceva il sugo di quei piccoli ometti spremuti e ripassati nel vino di Hort, solo che erano diventati così rari da trovare, si nascondevano sempre meglio i furbacchioni, ma sempre non abbastanza per evitare, al giusto prezzo, la tavola di un grande gourmet come Paularius). Era ora comunque, che il governo prendesse un indirizzo un po' più severo di quello di ottenere consenso tramite un lungo ma lento lavoro di induzione mentale attraverso i media, che, d'accordo, erano tutti controllati dal governo e contenevano una serie (consentita da apposita legge e controllata da apposito garante) di induzioni subliminali all'adesione totale verso l'Imperatore, ma era pur sempre un lavoro che richiedeva tempi lunghi e le proteste, seppure sempre più fioche disturbavano il buon andamento della società. Erano queste preoccupazioni che gli avevano fatto venire il mal di schiena, certamente! Si sarebbe dovuto decidere prima o poi a rivolgersi alla banca degli organi (dove, d'altra parte, aveva la maggioranza delle azioni) e prendersi una colonna vertebrale nuova. Con la crisi, tra debitori diretti e genitori che cedevano i figli non potendo più pagare i mutui, adesso c'era un sacco di donatori giovani e la banca non aveva nemmeno più dovuto ricorrere ai Twoseas bond, che l'astuto ministro aveva emesso per incastrare gli istituti di credito. Mica siamo nati ieri, pensò Paularius a bocca storta. Peccato che per ricavare una colonna vertebrale completa, bisognasse sacrificare il donatore, non aveva senso mantenerlo in vita, come quando gli si prelevava solo un arto od un organo semplice. Eh, i costi aumentano, ma la gente se ne frega, vuole tutto gratis! Anche la terza luna di Surakhis tramontò infine, in un livido cielo verde marcio e come diceva l'antico proverbio, con la terza luna verde, il bel tempo si perde.

2 commenti:

Unknown ha detto...

vedo comunque con piacere che il mal di schiena non ti impedisce l'uso della fantasia e del computer...
Auguri per una pronta rimessa in sesto

Anonimo ha detto...

auguri certo, ma la cura delle tue prime righe l'hai mai provata?
Gianna

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